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A Roma la tangenziale diventa “green”

A Roma la tangenziale diventa “green”

Roma vuol essere città moderna? Magari con un occhio all’ecosostenibilità? Sembra che qualcosa stia cambiando. Il primo passo interesserà un tratto dismesso della tangenziale tra Batteria Nomentana e Stazione Tiburtina che verrà trasformato, grazie al progetto dell’architetto canadese Nathalie Grenon, in giardino agronomico con orti urbani. Roma come l’High Line Park di Manhattan a New

165207222-343df5ef-4738-4820-aabd-797e2d690d89Roma vuol essere città moderna? Magari con un occhio all’ecosostenibilità? Sembra che qualcosa stia cambiando. Il primo passo interesserà un tratto dismesso della tangenziale tra Batteria Nomentana e Stazione Tiburtina che verrà trasformato, grazie al progetto dell’architetto canadese Nathalie Grenon, in giardino agronomico con orti urbani. Roma come l’High Line Park di Manhattan a New York nato sulle ceneri di una ferrovia sopraelevata oppure il Parco del Turia di Valencia cresciuto su quello che era il letto del fiume Turia deviato. Ma anche Roma come i jardins partages di Parigi, come Londra o come Singapore.
La tangenziale verde di Roma sarà lunga 1.700 metri e larga 20 per un totale di 40mila metri quadri di orti urbani, campi sportivi tra cui uno skate park, un vigneto e un meleto. Rivoluzionerà la vita di tutti i residenti della zona, abituati 214722858-5d69f3e9-4d65-4edb-9d4f-70a10b2e08b7a vivere tra smog e traffico intenso. Nascerà anche un mercato rionale a km 0 con copertura fotovoltaica che venderà i prodotti del posto. La zona sarà totalmente autosufficiente, grazie alla raccolta delle acque reflue, alle vasche di fitodepurazione, ai pannelli solari e il tutto completo di pista ciclabile e stazioni di bike sharing.
“Non solo il Centro storico e i secoli di cultura e monumenti che Roma ci ha lasciato in eredità- ha sottolineato Michela Di Biase, presidente della commissione Cultura di Roma- la scommessa vera è cosa faremo da oggi in poi. E questo progetto, che vede la tangenziale non più come punto di cesura ma come anello di congiunzione di territori così fragili, è un modello che noi possiamo esportare, e rappresenta il filo giusto su cui ragionare: un quartiere brutto è un quartiere che non viene vissuto e da cui i cittadini scappano- ha concluso il presidente della commissione capitolina Cultura- Il compito di un’amministrazione locale è anche questo”.

Mirko Ghiani

[immagini tratte da: repubblica.it e roma2oggi.it]

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