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Cartoline dal Festival del Giornalismo Alimentare, giorno uno

Via, oggi sono iniziati i lavori di questa prima edizione del Festival del Giornalismo Alimentare. L’Aula Magna dell’Università degli Studi di Torino, alla Cavallerizza Reale, ospiterà fino a domani un evento che riunisce intorno allo stesso tavolo, per la prima volta, i professionisti della comunicazione e i rappresentanti del mondo della produzione, della distribuzione e della somministrazione del cibo, le Istituzioni e coloro che si occupano si sicurezza alimentare. Un panorama variegato, che interseca saperi e competenze molto diverse. La conferenza introduttiva ha visto molti interventi importanti, che hanno in un certo senso tracciato il sentiero sul quale si intendono…

Festival PartenzaVia, oggi sono iniziati i lavori di questa prima edizione del Festival del Giornalismo Alimentare. L’Aula Magna dell’Università degli Studi di Torino, alla Cavallerizza Reale, ospiterà fino a domani un evento che riunisce intorno allo stesso tavolo, per la prima volta, i professionisti della comunicazione e i rappresentanti del mondo della produzione, della distribuzione e della somministrazione del cibo, le Istituzioni e coloro che si occupano si sicurezza alimentare. Un panorama variegato, che interseca saperi e competenze molto diverse. La conferenza introduttiva ha visto molti interventi importanti, che hanno in un certo senso tracciato il sentiero sul quale si intendono portare i lavori di queste giornate. La grande domanda alla quale tutti sono chiamati a rispondere è quali siano, o debbano essere, le politiche alimentari nel dopo-Expo. La Carta di Milano rappresenta un’assunzione di impegni e responsabilità, ma non è l’unico punto di riferimento. Il primo fotogramma di oggi lo dedichiamo a Carlin Petrini, Patron di Slow Food, che non ha bisogno di presentazioni. Il suo intervento è stato come sempre carico di entusiasmo, di passione e di propulsione al futuro, alla necessità di fare, fare di più e fare insieme. Ha voluto citare Brillat-Savarin, che nel 1826 diede una definizione della gastronomia sorprendentemente attuale, considerandola in chiave totalmente multidisciplinare, olistica come l’ha definita Petrini. Il suo richiamo, rivolto alla platea di giornalisti, comunicatori e bloggers, è stato quello a riprendere la visione di Savarin: ciò implica una presa di coscienza maggiore, il coraggio di uscire dal terreno sicuro della critica enogastronomica pura, della recensione dei ristoranti più o meno stellati e della cucina da show televisivo. Occorre ricominciare a studiare, e studiare materie apparentemente distanti, dall’economia alla geopolitica, dall’antropologia alla chimica e alla biologia, formarsi per acquisire competenze attraverso le quali legittimarsi a imporre un modello diverso di comunicazione, in grado di raccontare le richieste di cambiamento e i mutamenti già in atto.

Il secondo fotogramma lo riserviamo invece a uno dei tanti eventi cosiddetti Off: visite organizzate presso realtà produttive ed economiche sia in Torino che fuori città. Una di esse è stata la visita Caffè Spazioall’Argotec, azienda che rappresenta un’eccellenza italiana nel settore aerospazio. Ma cosa c’entra questo con il cibo? C’entra tantissimo, perché da Argotec nascono e partono i pasti consumati dagli astronauti nella Stazione Spaziale Internazionale. Un team di lavoro giovanissimo e motivato, professionisti in ingegneria, chimica, scienze dell’alimentazione, nutrizionisti, e naturalmente lo Chef. Da questo mirabolante mix di energie e competenze differenti nascono cibi davvero speciali, pensati per supportare l’alimentazione di un fisico sottoposto a condizioni di stress estremo. Si pensi che 6 mesi in situazione di microgravità equivalgono a 10 anni di vita sulla Terra, in termini di invecchiamento cellulare: è facile capire che il ruolo dell’alimentazione diventa fondamentale e la sfida è davvero grande e avvincente. Abbiamo scoperto che nello spazio, grazie ad Argotec, si possono mangiare succulente zuppe e insalate di cereali, verdure e frutta, ma anche dolci e tisane digestive. Non può mancare il caffè, quello della Lavazza (perdonateci un po’ di campanilismo sabaudo), grazie a una macchina progettata e realizzata proprio da Argotec, che è un bellissimo concentrato di innovazione tecnologica.

Un plauso all’organizzazione del Festival, presente e attenta, professionale e capace di coinvolgere, con la contagiosa emozione di chi affronta un “prima volta”. Bravi!
Si continua domani, noi vi racconteremo la giornata come abbiamo già fatto oggi dal nostro profilo twitter, seguiteci!

Chiara Trompetto
[Fonti delle immagini: ArtInMovimento Magazine, festivalgiornalismoalimentare.it]

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