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Favola d’inverno. Parte terza: l’aquila Ania

Leggi: Favola d’inverno. Parte prima: come avvenne l’incontro tra Ignazio, Brina e Acqua di Rose Leggi: Favola d’inverno. Parte seconda: nuovi amici Ignazio lo scoiattolo, le formiche Brina e Acqua di Rose, Pulce il cerbiatto, Ercolone il cinghiale e la passerottina Bocciolo Amoroso arrivarono a vedere Monte Cisposo in un giorno di vento e di freddo come mai se ne erano visti negli anni passati. Cadeva perfino un po’ di neve, bianca e sottile come profumati veli di cipolla. Era già quasi notte quando arrivarono. Bocciolo Amoroso, che sapeva bene quanto il freddo possa nuocere alla salute, iniziò a costruire…

Leggi: Favola d’inverno. Parte prima: come avvenne l’incontro tra Ignazio, Brina e Acqua di Rose
Leggi: Favola d’inverno. Parte seconda: nuovi amici

Ignazio lo scoiattolo, le formiche Brina e Acqua di Rose, Pulce il cerbiatto, Ercolone il cinghiale e la passerottina Bocciolo Amoroso arrivarono a vedere Monte Cisposo in un giorno di vento e di freddo come mai se ne erano visti negli anni passati. Cadeva perfino un po’ di neve, bianca e sottile come profumati veli di cipolla.
daniel-spase-namzDj3vuLk-unsplashEra già quasi notte quando arrivarono. Bocciolo Amoroso, che sapeva bene quanto il freddo possa nuocere alla salute, iniziò a costruire un grosso nido, con tutti i rami fronzuti che riusciva a trovare. Ercolone, nel frattempo e grazie alla sua gigantesca mole, si mise a fare da coperta cercando di limitare il peso delle raffiche fredde portate dal vento del nord.
– È arrivato il momento di spiegarvi il piano che ho in mente. Fatemi sapere cosa ne pensate.
La neve illuminava l’arrivo della notte quando Ignazio decise che era tempo di spiegare ai suoi compagni come pensava che si sarebbero dovuti comportare con Ania, la grossa aquila magica. Erano radunati in cerchio nel grande nido costruito da Bocciolo Amoroso – la passerottina era distrutta dal gran lavoro ma ne era valsa la pena – e, tutti in coro, optarono per non rischiare la vita tutti insieme, era troppo pericoloso.
– Sì, ci proveremo divisi, così, nell’infelice condizione che uno di noi non riesca nello scopo, potrà riuscirci un altro – disse alla fine Bocciolo Amoroso.
– Per primi andremo io e Pulce, poiché siamo i più agili e snelli – disse Ignazio.
– Poi andremo noi – dissero Brina e Acqua di Rose, coppia inseparabile, inserendo nel gruppo anche Bocciolo Amoroso che annuì.
– Io sarò l’ultimo e se servirà entrerò di corsa, sfondando tutto – concluse Ercolone.

dylan-mcleod-yTByGbXKz_k-unsplashD’un botto, atteso eppure inaspettato tanto fu violento, un grido squarciò il silenzio implacabile del bosco rimasto ormai vuoto di vita e di calore. Il momento era arrivato. La notte, vincente, aveva svegliato Ania. Ignazio e Pulce, ripetendo più volte fra loro, in silenzio, la parola magica, s’avviarono in direzione della vetta.
Il buio era fitto, la neve pesante.
– Non riesco a muovermi con la solita destrezza! – disse Ignazio, preoccupato.
La risposta arrivò immediata:
– Sali sulla mia schiena! Faremo molto prima. Le mie zampe sanno sempre cosa devono fare se trovano un masso o una roccia aguzza, oppure scivolosa, nonostante il buio, nonostante la neve. E poi, in fondo, sei leggero come una piuma!
– Va bene – rispose Ignazio – e nel frattempo, mentre tu ascolterai il terreno con le tue zampe, io saggerò l’aria con le mie orecchie. Sai cosa penso? Potremmo non essere noi a trovare lei, ma lei a trovare noi.
Mai parole furono più azzeccate. Nel silenzio totale Ignazio e Pulce furono illuminati da una luce di fuoco mentre un vento di gelo gli ghiacciava il naso:
– Ainaidha Acigamhi Etrahe! – gridò Ignazio, senza pensarci.
La notte si fermò. La neve divenne ghiaccio. Le parole avevano fatto effetto: immobile davanti ai loro sguardi stupiti sostava una vecchia aquila striminzita tutt’altro diversa dall’imponente Ania descritta dal caro amico Pino. Anche per lei, probabilmente, non c’era più cibo da mangiare ma Ignazio, perplesso, non riuscì a frenare l’uscita dalla sua bocca della prima delle tre domande:
– Ma… sei Ania?
– Sì, lo sono – rispose tristemente l’aquila.
Ah, che errore! Ignazio aveva buttato al vento la prima domanda. Pulce scosse la testa. Ignazio accarezzò l’amico come per chiedergli scusa ma poi aggiunse, guardandolo negli occhi: “Almeno ora sappiamo che questa è proprio l’aquila che cerchiamo”.
Due stelle, intanto, avevano già brillato nel cielo improvvisamente limpido. Pulce spronò Ignazio con una spallata.
– Chi è che ha organizzato la scomparsa di tutti gli animali del bosco e di tutto il cibo?
– Due domande hai tu rivolto,
A quale vuoi che sia risposto?
– Alla prima – disse Ignazio, ringraziando l’aquila per la sua premura. Improvvisamente cominciò a sudare.
k-mitch-hodge-80SAmESouKM-unsplash– Una strega biforcuta
una notte mi ha ingannata,
è venuta su dal nulla
e mi ha detto: – Stai tranquilla,
tanto oro ho da trovare
che ci avrai di che mangiare
per un anno od anche più
fino a quando vorrai tu!
“Sicuramente la strega è insieme a tutti gli animali del bosco” dedusse Ignazio. Quindi rivolse all’aquila la terza e ultima domanda:
– Dove posso trovarla?
– Tu sei furbo, bel piccino,
hai capito il mio giochino.
In un’isola stregata
c’è la strega tanto odiata,
è vicino, guarda bene,
troverai delle catene.
Io non son cattiva, credi,
e se viva sono rimasta,
io sono qui e tu mi vedi,
chiama, chiama, chiama e basta!

L’aquila aveva risposto, la sesta stella aveva appena emesso la sua luce brillante. Pulce, senza attendere oltre, scappò via a gambe levate. Ignazio, per ringraziare il potente animale, gentile nonostante tutto, lasciò davanti al suo corpo stremato dalla fame la propria provvista di cibo per i prossimi due giorni conservata, quasi per caso, in una tasca.
Fu la volta di un urlo atroce, d’angoscia – la luce della settima stella si era spenta, la neve aveva ripreso a cadere copiosa -, ma Ignazio e Pulce erano di nuovo accanto ai loro amici, in salvo, felici ed emozionati.
– Allora – disse Ignazio a tutta la compagnia radunata attorno a lui all’interno del grande nido, – credo di poter svelare i misteri contenuti nelle parole dell’aquila magica. Dobbiamo essere veloci: non c’è tempo da perdere. Ania è stata ingannata da una strega biforcuta che, lusingandola con una ricompensa di cibo, le ha fatto usare la sua potente magia per far sparire tutti gli animali del bosco ed anche tutto il cibo. Gli animali – e il cibo – sono stati portati nella casa della strega e lì li troveremo segregati a non so far cosa anche se penso che stiano scavando dell’oro; mentre invece l’aquila sta morendo di fame perché la strega non ha mantenuto la promessa e il cibo non le è arrivato e così, non potendo annullare le magie fatte, non ha più nulla nel bosco di cui sfamarsi.
valentin-salja-5H69DBo4cGM-unsplash– Ma perché l’aquila non ha colpito con le sue magie proprio la strega? – domandò Brina.
– Perché Ania, come ha detto il mio buon vecchio amico Pino, è legata alla sua tana da un incantesimo e non può muoversi. O almeno credo. Mi state seguendo?
– Sì – risposero gli altri in coro.
– Bene – continuò Ignazio ormai ansimando. – La casa della strega si trova in un luogo qua vicino, denominato Isole Catenaie, famoso per le zone impervie. Sicuramente la strega vi avrà fatto delle fortificazioni o delle trappole e purtroppo non possiamo sapere fin da adesso a cosa andremo incontro ma… direi di farci coraggio e di partire. Immediatamente.
– Hai ragione. Andiamo! – risposero gli altri in coro e, controllate le provviste, ormai agli estremi, si misero in viaggio per le Isole Catenaie. Il vento, la neve e il freddo li accompagnarono per l’intero viaggio.

Gianni Micheli

[Photo by Aleksander Pedosk on Unsplash – Photo by Daniel Spase on Unsplash – Photo by Dylan McLeod on Unsplash – Photo by K. Mitch Hodge on Unsplash – Photo by Valentin Salja on Unsplash]

Leggi: Favola d’inverno. Parte quarta: una strega o chissà cos’altro?

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