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Il Furibondo e il nuovo cd dedicato a Max Reger: ne parliamo con Liana Mosca e Andrea Dandolo

Il Furibondo e il nuovo cd dedicato a Max Reger: ne parliamo con Liana Mosca e Andrea Dandolo

Abbiamo già presentato ai nostri lettori il trio Il Furibondo, in una precedente intervista a Marcello Scandelli, in occasione del festival Paesaggi Musicali Toscani. Il Furibondo è una formazione nata nel 2011, composta da Marcello Scandelli (violoncello), Gianni de Rosa (viola) e Liana Mosca (violino). Sarà proprio Liana Mosca a raccontarci qualche segreto in più

Trio Furibondo con i lupi dello scultore bolognese Davide Rivalta-min(1)Abbiamo già presentato ai nostri lettori il trio Il Furibondo, in una precedente intervista a Marcello Scandelli, in occasione del festival Paesaggi Musicali Toscani.
Il Furibondo è una formazione nata nel 2011, composta da Marcello Scandelli (violoncello), Gianni de Rosa (viola) e Liana Mosca (violino). Sarà proprio Liana Mosca a raccontarci qualche segreto in più del loro ultimo disco, del quale lo stesso Scandelli ci aveva anticipato l’uscita.Ritratto Reger(1)

Questo disco è dedicato interamente ai trii per archi del compositore tedesco Max Reger.
Reger è un autore vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento (Brand, 19 marzo 1873 – Leipzig 11 maggio 1916) , che di sé stesso diceva: “Se Bach non fosse nato, io non esisterei, non sarei qui neanche fisicamente”. Grandissimo conoscitore e interprete di Bach, ha saputo tracciare un ideale continuum artistico tra la musica barocca e classica e le forme musicali della sua epoca. Il lavoro de Il Archivio Max Reger Institut Karlsruhe(3)Furibondo nasce dalla profonda conoscenza e della passione che il trio nutre per Max Reger, la cui eredità musicale è custodita e tramandata dal Max Reger Institut di Karlsruhe, in Germania.
Con queste parole l’Istituto loda il lavoro dei tre artisti italiani:
L‘ interpretazione felicemente riuscita si basa sullo studio profondo delle fonti autografe originali e dello stile compositivo caratteristico di Reger. Il risultato è un’interpretazione molto personale, in grado di catturare gli ascoltatori fin dalla prima battuta. La registrazione si distingue per una sonorità fresca, per la chiarezza delle linee e per l’ampiezza melodica e calorosa. I trii di Reger brillano di colori nuovi, italiani. Con ll Furibondo la musica di Max Reger ha trovato degli ambasciatori preziosi e appassionati”.

Tra le opere di Reger, sono state scelte per questo disco il Trio No. 2 in Re minore, op 14b e il Trio No. 1 in La minore, op 77b.
Perchè proprio questi due?
La sua produzione di musica da camera rivela varie formazioni. Per quanto riguarda la formazione di “Trio”, esiste una serenata per flauto, viola e violino, ma di trii per “archi” ne esistono solo due; uno scritto a Monaco nel 1904 e il secondo undici anni dopo nel 1915, l’anno prima della sua morte. Sono entrambi dei Masterpieces, opere da scoprire con passione.

A cosa si deve la vostra passione per Max Reger?094-2-firma
Ci siamo avvicinati a questo artista grazie ad una serie di coincidenze; soprattutto grazie ad un collega organista di nome Stefan Kofler di Merano. Stefan aveva impersonato Reger in un cortometraggio sulla vita del compositore e ce lo aveva mostrato. In seguito. essendo un fervente ammiratore di questo “gigante della musica tedesca” aveva fondato il Festival Reger a Merano. E cosi…. incuriositi avevamo  iniziato lo studio di queste opere, accorgendoci subito di avere grandi affinità con questo stile. Sentivamo attrazione per la particolarità armonica del suo stile tardo romantico oltre all’inattesa sorpresa  di sentirci a casa! Questo per via della nostra lunga attività di barocchisti. Infatti studiando ci siamo sempre più appassionati, scoprendo passo dopo passo la fusione che il compositore aveva operato con le strutture ed il linguaggio barocco e classico. Cercava, come lui disse, una nuova eleganza, semplicità e fluidità che si potesse allontanare dai tecnicismi della  musica dell’epoca.
Successivamente, dopo due nostri concerti al Festival Reger di Merano, Stefan ci mise in contatto con il Max Reger Institute di Karlsruhe, da cui poi ricevemmo informazioni e manoscritti. Quando decidemmo di registrare, il Professor Stefan König (assistente di ricerca presso il Max Reger Institut, n.d.a.) ci offrì gentilmente di scrivere le note sul libretto. Poi decidemmo per una casa discografica tedesca di Monaco. Ci sembrava la cosa più giusta.


Chiesa Parrocchiale di NomaglioUn’altra particolarità di questo cd è il fatto che sia stato registrato nella chiesa di San Bartolomeo a Nomaglio, in provincia di Torino. Quale importanza riveste la location nell’insieme di questo lavoro?

La location è importanitissima! In primis per l’acustica, ma poi anche per l’aspetto empatico, psicologico ed emotivo. Si deve percepire intorno a se un un silenzio, non solo per i microfoni, ma anche dentro l’anima dei musicisti: “Sentire” il luogo in senso “spaziale”; forse è difficile da capire per chi non è abituato, ma è come trovarsi difronte ad un panorama mozzafiato e sentirsi parte di qualcosa di più grande; tocca l’aspetto spirituale e meditativo molto in profondità. Questo luogo a Nomaglio è cosi. E poi è una chiesa di un villaggio di 300 abitanti vicino a dove abito io, sulla più lunga morena d’Europa (in Canavese), ed è bello sentirsi a casa.

20180510_223649Il luogo in cui è stato registrato, lo abbiamo capito, è uno degli aspetti che rendono unico questo Cd.
Se per un musicista il luogo è un qualcosa che ha a che fare con il sentire, con un livello spirituale, una connessione con l’ambiente intorno a sé che consente di potenziare ed elevare l’espressione musicale, abbiamo voluto indagare anche l’altro versante, quello del tecnico del suono, che deve catturare quel momento per consegnarlo, a lavoro finito, agli ascoltatori.
Abbiamo raggiunto così anche Andrea Dandolo, tecnico che si è occupato di questa registrazione.
Ecco come ha risposto alle nostra domande.

Dal Suo punto di vista, che cos’ha quindi di speciale una sessione di registrazione in un luogo come San Bartolomeo?
Mi occupo di registrazioni discografiche ormai da diversi anni e sono sempre più convinto della grande importanza che, soprattutto per quanto riguarda il repertorio classico, ha il luogo di registrazione. Nel corso degli anni la filosofia di ripresa sonora ha subìto delle modifiche, spostando il proprio punto focale dalla ricerca di una ricostruzione la più fedele possibile dell’evento sonoro (quale ad esempio un concerto dal vivo), al un conseguimento di un ideale sonoro, non necessariamente pienamente reale, ma rispondente ad un risultato musicale il più convincente possibile. Abbiamo trovato in questa chiesa un giusto equilibrio di morbidezza e limpidità del suono, atmosfera e tranquillità. Non è un ambiente che possa supportare grandi compagini strumentali, ma per un trio o quartetto d’archi funziona molto bene.

20180510_224220Come tecnico immaginiamo Lei abbia avuto modo di lavorare con musica di generi differenti. Può dirci qual è l’aspetto più interessante del Suo lavoro applicato alla musica da camera?
Eh sì, nel corso degli anni mi è capitato di spaziare lungo tutto il corso della storia musicale, dal canto gregoriano alla musica contemporanea, sempre però in ambito che definiamo “classico”; e le situazioni che si prospettano sono sempre varie e stimolanti. La musica da camera è quella che forse si presta di più ad un grande studio dei particolari, delle sfumature che si vogliono evidenziare e delle direzioni musicali che si vogliono ottenere. Dico sempre che la registrazione sonora è una delle esperienze più terribili per un musicista, perché ci si trova davanti ad uno strumento elettronico imparziale ed implacabile, senza avere nemmeno l’aiuto empatico che si sviluppa nel corso di un concerto tra il musicista e il pubblico. Però è assolutamente stimolante perché induce i musicisti a approfondire le soluzioni, a ricercarne di nuove e particolari. È quello che facciamo sempre durante le registrazioni con il trio Il Furibondo….

Arte, cultura, storia, tecnica, spiritualità, come in un gioco di scatole cinesi in cui non si finisce di scendere nel particolare, o viceversa di espandersi verso l’universale, è sorprendente scoprire quanti siano gli aspetti che possono essere racchiusi in un’opera musicale. Ci piaceva l’idea di poter regalare ai nostri lettori qualche stimolo in più, per invogliare – perché no – ad approfondire o osservare le cose con occhi nuovi e più attenti. Ma siamo anche convinti che la cosa migliore sia prendervi il tempo, un luogo tranquillo se privo di disturbi, e lasciarvi trasportare dalla musica e dalle sensazioni ed emozioni che essa sarà in grado di suscitare in voi. Facendo ancora nostre le parole di Liana Mosca, queste sono  “opere da scoprire con passione”.
Ringraziamo Liana Mosca e Andrea Dandolo per averci fatti entrare “dietro le quinte” di questo lavoro, e ora non ci resta che augurarvi buon ascolto!

Chiara Trompetto
[Fonte citazione Max Reger: www.rai.it; fonte immagini: Trio Il Furibondo con i lupi dello scultore bolognese Davide Rivalta, ph Nicola Dall’Aquila; Max Reger, Archivio Max Reger Institut Karlsruhe; foto di copertina, primo piano Liana Mosca, ph Nuccia Lo Faro]

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