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La visione di “Un ballo in maschera” del regista Nicola Berloffa

La visione di “Un ballo in maschera” del regista Nicola Berloffa

La Stagione d’opera del Teatro Ponchielli si chiude con Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi e che andrà in scena domani, 4 dicembre, alle ore 20.30 e domenica 6 alle ore 15.30. Il Cast prevede: Sergio Escobar nei panni di Riccardo; Angelo Veccia Renato; Daria Masiero Amelia; Annamaria Chiuri Ulrica; Shoushik Barsoumian Oscar; Carlo

©alessia-santambrogio_stampa_ballo-1La Stagione d’opera del Teatro Ponchielli si chiude con Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi e che andrà in scena domani, 4 dicembre, alle ore 20.30 e domenica 6 alle ore 15.30.
Il Cast prevede: Sergio Escobar nei panni di Riccardo; Angelo Veccia Renato; Daria Masiero Amelia; Annamaria Chiuri Ulrica; Shoushik Barsoumian Oscar; Carlo Checchi Silvano; Mariano Buccino Samuel; Francesco Milanese Tom; e Giuseppe Distefano Un Giudice/un servitore d’Amelia. La direzione dell’Orchestra I pomeriggi Musicali di Milano è affidata a Pietro Mianiti.
©alessia-santambrogio_stampa_ballo-3Cerchiamo di immergerci in questo allestimento grazie alle riflessioni del regista Nicola Berloffa.
Per cogliere la completezza de “Un ballo in maschera” bisogna pensare di lavorare su quattro opere differenti, per situazioni, scene, intrecci.
Il ballo è un insieme schizofrenico, forse l’unica vera opera verdiana bagnata nel grande romanticismo ottocentesco europeo, un’opera di tormenti, follie e ironia.
Questo insieme di elementi drammaturgici permettono una ©alessia-santambrogio_stampa_ballo-14totale libertà di espressione al regista che può attingere a piene mani da tutto il repertorio.
Nel libretto troviamo vari piani di lettura, una causa politica fa da sfondo ad una storia d’amore platonica in alternanza a scene più leggere con un rimando all’operetta francese ottocentesca; il compito più arduo è cercare di livellare in modo giusto tutti questi ingredienti senza castrare il gusto di ogni singola scena, scene che si susseguono con alternanze bipolari di sentimenti e di smarrimenti.
©alessia-santambrogio_stampa_ballo-7Da libretto ci troviamo a Boston nel 1700, dove in una lasciva corte capitanata dal Conte Riccardo si scontrano pensieri più puritani e retti. I congiurati operano nella loro causa, l’omicidio del Conte, dall’inizio stesso parte un countdown serratissimo per lo spettatore che attenderà con ansia la scena del delitto finale, insomma… un thriller perfetto.
La forte caratterizzazione folcloristica di alcune scene permette di dipingere un’America da cartolina dove si intrecciano al dramma tutti gli elementi necessari per ©alessia-santambrogio_stampa_ballo-12spiegare allo spettatore la scena. Proprio da questo ipotetico dramma folcloristico parte l’idea di regia: un viaggio nell’immaginario storico e visivo di quello che potrebbe essere l’America in un dramma romantico. Una ricostruzione evocativa del Teatro Ford di Washington, luogo dove si è svolto un altro omicidio politico storico, quello di Abraham Lincoln, farà da cornice allo svolgersi della storia con una ricostruzione fortemente teatrale di tutti i luoghi deputati all’azione; cowboy, indiani, amish, cortigiani e borghesi si scambiano continuamente in questo dramma di “travestimenti” dove fino alla fine le vere identità non saranno messe a nudo.

Nicola Berloffa

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