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L’inganno Felice di Rossini apre la stagione al Teatro Fraschini

L’inganno Felice di Rossini apre la stagione al Teatro Fraschini

Sabato 30 settembre alle ore 20.30 si alza il sipario con la farsa in un atto di Gioachino Rossini, prodotta dal Fraschini con uno staff di giovani cantanti. In scena anche un gruppo di attori tra i quali anche allievi della Scuola di Teatro del Fraschini. Il cast: Stefano Marra Bertrando, Shoushik Barsoumian (Isabella), Giuseppe

untitledSabato 30 settembre alle ore 20.30 si alza il sipario con la farsa in un atto di Gioachino Rossini, prodotta dal Fraschini con uno staff di giovani cantanti. In scena anche un gruppo di attori tra i quali anche allievi della Scuola di Teatro del Fraschini. Il cast: Stefano Marra Bertrando, Shoushik Barsoumian (Isabella), Giuseppe Zema (Ormondo), Marco Bussi (Batone), Bruno Taddia (Tarabotto). Direttore Jacopo Brusa. Regia Beppe Soggetti. Orchestra Virtuosi Brunenses. Attori: Enrico Calvi, Francesco Colucci, Leonardo Fabini, Luca La Mantia, Sebastiano Pacchiarotti, Andrea Perin, Edoardo Pisati, Daniele Uccellari. Per tutti coloro che sono curiosi di scoprire come nasce un’opera, come si sviluppa la regia, come si preparano i cantanti, l’orchestra, lunedì 25 settembre alle 15.00 e mercoledì 27 settembre alle ore 18 30 si potrà accedere gratuitamente alle prove. Andato in scena per la prima volta l’8 gennaio 1812 al Teatro Giustiniani di San Moisè all’interno di cinque farse realizzate da un giovane Rossini, L’inganno felice ebbe un ragguardevole successo; fu allestito in teatri importanti, dal Carignano di Torino alla Scala di Milano (1816). thO252K2C3Per intreccio e qualità musicale appartiene al genere semiserio, che a cavallo tra Settecento e primo Ottocento ebbe fortuna nei teatri d’opera italiani e sebbene fu di breve durata, è considerato di notevole importanza storica, per aver dato impulso alla diffusione del repertorio. thC0HK9FW5L’inganno felice si distingue dalle altre per la presenza di elementi seri, al punto di essere definita melodramma romantico con elementi buffi. L’antefatto è serio: Isabella, moglie del Duca Bertrando, ritenuta colpevole di adulterio del marito, viene condannata a morire abbandonata su una barca; il Duca crede infatti alle calunnie del suo fidato Ormondo, tramate per desiderio di vendetta di fronte al virtuoso rifiuto della donna. Accolta dal capo miniera Tarabotto, Isabella vive in incognita sotto le mentite spoglie di Nisa. L’arrivo del Duca per una spedizione militare con il confinante, riaccende il dubbio sull’identità di Nisa e dopo incontri e sotterfugi, Ormondo viene smasherato, la coppia si ricongiunge con lieto fine. ingfeliceNelle note di regia si legge: Abbiamo voluto una lettura filologica del testo per chiarire allo spettatore una vicenda poco nota: ecco dunque l’idea di sovrapporre l’antefatto alla musica dell’ouverture: azione che spiega le dinamiche tra i personaggi, prima dell’inizio dell’opera, quando la storia riparte dieci anni dopo e i personaggi si ritrovano nella miniera situata ai confini del Ducato. L’ambientazione, essenziale e astratta, riproduce l’isola della miniera, all’interno della quale altre “isole” segnano i luoghi dell’azione: la casa di Tarabotto e Nisa, l’ingresso alle miniere, le montagne perlustrate da una truppa di soldati al seguito dell’illustre Duca proprietario. L’elemento scenico unico dei sacchi, declinato in varie funzioni, rappresenta il simbolo della miniera di ferro ma, al contempo, strumento belligerante della trincea, luogo dell’imminente conflitto, nascondiglio sicuro per celare o scoprire gli inganni. […] L’inganno felice è un atto unico e inganno_felice_okanche se si usa chiamarla farsa per il carattere comico di Tarabotto, di fatto è un’opera sentimentale. La mia idea è sempre quella di rimanere fedele al libretto, ma per mio gusto personale e per il fatto che per formazione provengo dalla prosa e non dalla lirica, non ci sono fronzoli, andiamo al cuore delle cose. La scenografia è concentrata sui protagonisti e arricchita da alcuni personaggi scelti per fare da contorno. L’ambientazione di primo ‘800 è rappresentata in maniera vaga, si respira l’atmosfera di quel tempo più che ritrovare una scenografia specifica. Il contorno di minatori e di soldati al seguito del duca Bertrando arricchisce e valorizza l’ambiente rappresentato. Per impersonarli, sono stati selezionati otto giovani figuranti, tra cui Edoardo Pisati, 25 anni, allievo della Scuola di Teatro della Fondazione Fraschini. «E’ un’esperienza diversa da quella dell’attore di prosa. In scena noi siamo muti ma al tempo stesso dobbiamo essere molto espressivi, per evocare le sensazioni dei cantanti, di cui dobbiamo rendere le suggestioni emotive, senza però sostituirci a loro. Un equilibrio difficile, un lavoro più di sottrazione che di presenza». Il direttore d’orchestra Jacopo Brusa con entusiasmo afferma: Fin dalle prime battute L’inganno felice ha già la compiutezza formale tipica e il brio creativo delle successive e ben più famose sinfonie rossiniane. E’ un vero e proprio “condensato” della scrittura belcantistica buffa e seria, e la sfida, ma anche il piacere, del direttore è caratterizzare il più possibile la diversità di emozioni e legarle tra loro coerentemente. Il tutto in poco più di un’ora di musica.

Redazione Artinmovimento Magazine

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