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“L’ultima ruota del carro”: la vita da mediano di un Forrest Gump italiano

“L’ultima ruota del carro”: la vita da mediano di un Forrest Gump italiano

Un film di Giovanni Veronesi. Con Elio Germano, Ricky Memphis, Alessandra Mastronardi, Virginia Raffaele, Maurizio Battista, Alessandro Haber. Commedia, durata 113 min. Italia 2013. Warner Bros Italia. Uscita: giovedì 14 novembre 2013. Il titolo dell’ultimo film di Giovanni Veronesi, L’ultima ruota del carro, è nient’altro che l’epiteto che il giovane Ernesto (alias E. Germano) si

Un film di Giovanni Veronesi. Con Elio Germano, Ricky Memphis, Alessandra Mastronardi, Virginia Raffaele, Maurizio Battista, Alessandro Haber. Commedia, durata 113 min. Italia 2013. Warner Bros Italia. Uscita: giovedì 14 novembre 2013.

Il titolo dell’ultimo film di GiovannSerata di apertura del Festival del Cinema di Roma 2013i Veronesi, L’ultima ruota del carro, è nient’altro che l’epiteto che il giovane Ernesto (alias E. Germano) si sente dare da suo padre. Non conta niente, deve imparare a darsi da fare, a tirar giù la testa e lavorare. Una lezione, quella paterna, che crescendo Ernesto terrà presente, sempre.
Si sposa, decide di abbandonare il posto fisso ottenuto con una raccomandazione, apre una società di trasporti e traslochi con l’amico Giacinto (R. Memphis), conosce un famoso pittore italiano di cui diverrà corriere e grande amico. Ma soprattutto vive di riflesso l’Italia degli anni 70’, 80’ e 90’ nella persona dell’amico che, alla ricerca di facili guadagni, si fa coinvolgere prima nel mondo dei socialisti rampanti, per entrare poi in contatto con l’ambiente berlusconiano milanese, e terminare la propria parabola in Cina. Ernesto, invece, sempre nella capitale, tira avanti come può: lavorando duro, amando la moglie, tirando su il figlio, condividendo l’amore per la Roma, e soprattutto mantenendo dignità e rigore morale, che è quello che gli hanno trasmesso i genitori. Quello che lui non ha mai tradito.

È un Veronesi, quello de L’ultima ruota del carro, che accecato dalla luce della verità lascia l’incubo del box office (ricordiamo la trilogia de Manuale d’Amore), per approdare alla qualità, a un cinema molto più ambizioso. Il racconto della1380722924804 vita normale di Ernesto Fioretti, autista di molti dei protagonisti della nostra settima arte (tra cui Carlo Verdone e lo stesso Veronesi), diventa un’opera agrodolce che, sul modello della commedia all’italiana, è capace di avvolgere lo spettatore in un’atmosfera ricca di significati e contenuti. Una commedia brillante e minimalista: nient’altro che la storia di un italiano che ha attraversato gli ultimi trenta-quarant’anni di storia del nostro paese.
Certo, il film non è l’analisi storica dell’Italia negli anni 70’, 80’ e 90, che scorci come la morte di Aldo Moro, le Brigate Rosse, Tangentopoli, il clientelismo e la ventata di buonismo berlusconiano potrebbero suggerire. Il protagonista non è chiaramente un novello voltairiano Candide, visto criticamente come prototipo dell’italiano medio pavido, menefreghista, onesto più per incapacità che non per senso del dovere. Questo film lo stiamo ancora aspettando. Ciononostante però, il risultato è una commedia piacevole e divertente, raccontata con gran delicatezza, intensa partecipazione, e interpretata magistralmente da Elio Germano, Ricky Memphis, e su tutti da Alessandro Haber, che nei panni di un artista cinico e libertino (forse Mario Schifano) si rivela una vera figura di riferimento per il protagonista.

È un film che scorre bene, che075 ha il tempo giusto ma che forse esagera con l’elevare il protagonista a supereroe dei nostri tempi, spesso alle prese con i più o meno loschi uomini di potere affamati di soldi facili e sporchi. Ma il gusto c’è. È il gusto nel vedere che a volte la capacità di non individuare il vero valore nella ricchezza ma di rimanere normali paga. Paga davvero.
Quarant’anni di storia italiana raccontati attraverso la vera vita di un semplice, onesto abitante dello stivale. Una vita da mediano. Una gara, quella della vita reale, che alla fine non farà vincere nulla se non una soffiata sulla torta del figlio, un bicchiere di spumante, un abbraccio della moglie sul letto illuminato dalla televisione. In una parola, la serenità.
Un film, questo di Veronesi, che forse, nella sua semplicità e ingenuità, è il Forrest Gump italiano. Un film di 113 minuti che passano veloci e leggeri, tra momenti di genuina ironia e momenti autentici e profondi, che se non sei italiano non capisci… Ma che se lo sei non possono non strapparti una lacrima.
Giuseppe Parasporo

[Fonti delle immagini: radioitalia.it; lostandfoundstudio.it; invidia.pianetadonna.it; film.it]

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