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MANIPURA, il terzo chakra della terra

MANIPURA, il terzo chakra della terra

È il monolite di roccia rossa l’immagine più famosa dell’Australia. Pare sia la roccia più grande della terra il cui colore cambia a seconda dell’incidere dei raggi solari sulla sua superficie variando dalle tonalità dell’ocra fino al rosso infuocato al tramonto. È uno spettacolo straordinario riuscire a scorgere Uluru già a parecchi chilometri di distanza

uluru-Australia-orange-uluru-in-bright-beams-of-the-sunset-sun-1600x1066È il monolite di roccia rossa l’immagine più famosa dell’Australia. Pare sia la roccia più grande della terra il cui colore cambia a seconda dell’incidere dei raggi solari sulla sua superficie variando dalle tonalità dell’ocra fino al rosso infuocato al tramonto. È uno spettacolo straordinario riuscire a scorgere Uluru già a parecchi chilometri di distanza percorrendo l’arido bush dell’entroterra australiano. Non si riesce a staccare lo sguardo da esso, da questo singolare spettacolo della natura: è da precisare che Uluru nella lingua aborigena significa proprio “strano”. Questo luogo, dichiarato Patrimonio dell’Umanità, coincide con il terzo chakra della terra che mantiene e aumenta il benessere di tutti gli esseri viventi. La zona che lo circonda è terra rossa come se Uluru, dilavato per migliaia di anni, avesse perso il colore. Più ci si avvicina e più ci si rende conto che non si tratta di una roccia liscia, ma anangula sua superficie risulta irregolare, con evidenti segni di corrosione e incisioni rupestri dei nativi. Si sente immediatamente l’emozione di essere arrivati in uno dei posti simbolo del nostro pianeta di cui tutti dovrebbero avere il rispetto come lo hanno gli aborigeni. Nessuno ne vieta la visita ma quest’ultima deve essere fatta con lo stesso rispetto che la popolazione locale, gli Anangu, hanno per la natura, per le piante e per l’acqua, fonte di vita per sopravvivere in questo inospitale ambiente. Gli Anangu, non lo vietano ma chiedono al turista di non salire sulla pietra, di non scalarla, quindi perché farlo? Sedersi alla sua ombra magari in un posto appartato e godere dell’energia che emana è forse ben più appagante che non quel falso senso di conquista nell’arrivare sulla sua sommità. Impagabili le sensazioni che si vivono nel percorrere il sentiero alla sua base, percepire il rumore del manipura fotovento che si insinua nei canyons e prendersi il proprio tempo dimenticandosi dello stesso, entrare in contatto con la natura senza accorgersi che in realtà è lei che viene in contatto con noi inglobandoci in un vortice magico. Allora ci si rende conto che non sono tutte leggende i racconti che descrivono Uluru come luogo magico. Al tramonto, in lontananza, è possibile ammirare la grande roccia cambiare colore, infuocarsi ai nostri occhi e spegnersi piano scomparendo nel buio della notte.

Il periodo migliore per visitare l’Ayers Rock coincide con la nostra estate, quando le temperature al mattino sono rigide ma durante il giorno raggiungono solamente i 20 gradi che permettono di godere appieno dell’escursione. Uluru è facilmente raggiungibile arrivando all’aeroporto di Ayers Rock che dista da lì poche decine di chilometri. Per chi preferisce un percorso più lungo via terra si può arrivare ad Ayers Rock da Alice Springs approfondendo così la visita di questa parte della grande Australia.
Paolo Bono

[Fonte delle immagini: imgur.com, getintravel.com, carclew.com.au, flickr.com]

 

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