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Prossimi appuntamenti per il 64° Festival pucciniano a Torre del Lago

Il Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini è luogo in sui si tiene il Festival Puccini, un festival musicale che si svolge in estate a Torre Del Lago, in Toscana. Il compositore Giacomo Puccini visse in questo luogo per oltre trent’anni ed è qui che compose alcune delle sue più grandi opere. Di seguito fornirò alcune informazioni sul Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini e sul festival musicale che ho menzionato. Il Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini è uno dei complessi teatrali all’aperto più grandi di tutta la Toscana. Qui, a partire dal 1930, si è svolto ogni anno il Festival Puccini.…

thRA0H4QFUIl Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini è luogo in sui si tiene il Festival Puccini, un festival musicale che si svolge in estate a Torre Del Lago, in Toscana. Il compositore Giacomo Puccini visse in questo luogo per oltre trent’anni ed è qui che compose alcune delle sue più grandi opere. Di seguito fornirò alcune informazioni sul Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini e sul festival musicale che ho menzionato. Il Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini è uno dei complessi teatrali all’aperto più grandi di tutta la Toscana. Qui, a partire dal 1930, si è svolto ogni anno il Festival Puccini. Inizialmente si chiamava Festival di Torre del Lago che prende il nome proprio dalla località in cui si trova il Gran Teatro Giacomo Puccini. Questo è stato uno dei più grandi allestimenti organizzati da Giacomo Puccini, a cui partecipavano i più celebri rappresentanti della lirica mondiale. Nel 1966 il Teatro all’aperto è stato spostato a nord del porticciolo di Torre del Lago, in un terreno bonificato vicino alle rive del lago Massaciuccoli che è collegato mediante un ponticello al Villa Mausoleo di Puccini. Questa villa è stata costruita intorno al 1900 da Giacomo Puccini che poi ha abbandonato nel 1921 per trasferirsi a Viareggio. In questa villa ci sono le spoglie del compositore e qui i visitatori possono i cimeli della sua vita personale ed artistica. Il mausoleo viene gestito dalla nipote di Giacomo Puccini, Simonetta Puccini. Nel 1994 il Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini è stato oggetto di restauro. Nel 2002 la regione Toscana ha avviato il Memorial of Puccini. Si trattava di un programma culturale che prevedeva la realizzazione di un parco musicale, un teatro permanente e di un’area attrazzate per permettere l’accesso ai cittadini o ai turisti. Il Festival Puccini non è altro che un evento musicale che si tiene ogni estate (nei mesi di luglio ed agosto) a Torre Del Lago, una località della Toscana. Il primo festival si è svolto nel 1930. Il Festival Puccini viene organizzato al Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini, una struttura teatrale all’aperto che offre 3200 posti a sedere. Oltre ad essere uno degli eventi musicali più attesi della Toscana, è anche uno dei festival di lirica più importanti d’Italia. A partire dal 1930, il Festival Puccini ha attratto migliaia di spettatori provenienti da ogni parte del mondo, le più grandi stelle della musica lirica ed i migliori direttori d’orchestra mondiali. In questo evento vengono rappresentate le migliori opere pucciniane, tra cui: La Bohème, Tosca, Manon Lescaut, Turandot e Madama Butterfly.festival pucciniano

Il 64° Festival Puccini ha debuttato il 14 luglio e si concluderà il 25 agosto 2018 a Torre del Lago, in Toscana. Il calendario del Festival  renderà lo speciale omaggio alla Spagna e ai paesi di lingua spagnola. Uno speciale Gala di Inaugurazione, un grande evento,  si è svolto il 13 luglio scorso, mentre il  calendario 2018 ha previsto nuove produzioni di Tosca e Madama Butterfly, continuando la collaborazione  con il Teatro Nazionale di Tiblisi (Georgia). Tra le nuove proposte del cartellone 2018 spicca poi un nuova produzione de Il Trittico per la celebrazione del centenario della prima rappresentazione. Il programma prevede poi  la  ripresa di Turandot,  di La Boheme con le scene di Luciano Ricceri e,  a cura dei Teatri Ospiti,  le messe in scena di Manon Lescaut,  Turandot, la Bohème. Con gli artisti dell’Accademia del Festival Puccini, la Fondazione Festival Pucciniano  proporrà nel suo originale cartellone  una Zarzuela, l’operetta spagnola,  genere intermedio fra il dramma e l’opera,  simile all’opéra comique francese, all’operetta italiana. E per valorizzare il compositore Giovanni Pacini protagonista della vita culturale viareggina del suo tempo l’opera “Il Convitato di Pietra”  che vide la sua  prima rappresentazione  proprio a Viareggio in occasione del  Carnevale del 1832  e ripresa  in tempi moderni al Festival Rossini in Wildbad, in Germania nel  2008 e nel  2015 al Teatro Verdi di Pisa e al Teatro di San Girolamo di Lucca. A cavallo  tra luglio e agosto del  2018 la Fondazione Festival Pucciniano ha preparato una importante tournée in Finlandia al prestigioso Festival di Savonlinna che vede impegnati Solisti,  Orchestra e Coro  del Festival Puccini, oltre a tecnici   per  6 recite di due titoli puccini di grande appeal Turandot  e Tosca sotto la  direzione del Maestro Alberto Veronesi, Mario Del Monaco, Samson e Dalilapresidente della Fondazione Festival Pucciniano. Tra le novità della programmazione 2018, allo studio,  la volontà di mettere in scena opere anche in spazi di Viareggio. Ecco le date delle prossime recite: Turandot 17 agosto, Tosca 4 e 12 agosto, Madama Butterfly 10 e 18 agosto, Bohème 3 agosto e Il trittico 11 e 25 agosto.

L’incompiuta pucciniana Turandot tra i  titoli d’opera più amati dal pubblico di tutto il mondo, sarà in scena  nella ripresa dell’allestimento che nel 2017 ha segnato l’esordio alla regia del giornalista, scrittore Alfonso Signorini.  Le scene portano la firma di Carla Tolomeo artista eclettica la cui  storia artistica  si svolge tra ricerche e intuizioni geniali che le hanno consentito  di spaziare tra pittura, scultura e scrittura. Nel segno della modernità anche i costumi firmati  dallo stilista italiano Fausto Puglisi, (con Leila Fteita)  brand di riferimento di celebri pop-star tra cui Madonna.  Alfonso Signorini  scrittore, giornalista,   conduttore televisivo, oggi direttore del settimanale Chi   così dichiara“. Questa  ‘Turandot’ è  una fiaba, come voleva Puccini, con la mia regia ho voluto  evidenziare  che dentro quella  cornice fiabesca  si consumano inquietudini e drammi a tinte livide, attualissimi e senza tempo. la piccola schiava Liù, vittima sacrificale della relazione tra Calaf e Turandot, nel ritratto di Signorini diventa una figura centrale dell’opera, ovvero quel raggio di sole in mezzo a tanta crudeltà che merita esaltare; un personaggio centrale tanto da guadagnarsi alla fine dell’opera un omaggio di Turandot e di Calaf.  Sul podio, nella prima rappresentazione il 14 luglio che è anche la data inaugurale della stagione  il Maestro Alberto Veronesi, considerato uno specialista della partitura pucciniana e che del Festival di Torre del Lago è anche Presidente. Un allestimento salutato da ottimi consensi di pubblico e critica e poi messo in scena nel Teatro della capitale georgiana, Tbilisi oltre che trasmesso in scena serata da Mediaset.  “l’opera lirica e soprattutto l’opera pucciniana è protagonista negli ultimi anni –  dice  Maestro  Veronesi – di uno spettacolare ritorno di popolarità che vogliamo alimentare coinvolgendo persone che si approcciano con entusiasmo a questo progetto sul  quale  la Fondazione Festival Pucciniano  intende continuare ad investire”.

th1TLCH7T8Il nuovo allestimento di Tosca, al debutto assoluto domenica 15 luglio   porta la firma di Giancarlo del Monaco uno dei più importanti registi della sua generazione, figlio d’arte,  del grande tenore Mario del Monaco.  Il suo  debutto alla regia nel lontano 1965   al Teatro Greco di  Siracusa in  Samson et Dalila con Mario Del Monaco sul palco. “ Ho deciso più di mezzo secolo fa di fare il regista. Sono figlio di artisti, mia madre era una cantante, mio padre era Mario del Monaco, il padre di mio padre era un critico musicale, la madre di mio padre era un soprano per concerti da camera – perché all’epoca le donne non salivano sul palcoscenico-. Io mi sono trovato in questo ambiente e l’ho adorato fin da bambino. Quando tutti ascoltavano Elvis Presley, io ascoltavo i grandi cantanti del passato, studiavo letteratura e mi piaceva la musica. Conosco molto bene Torre del Lago, ci sono andato la prima volta nel ’64. Mio padre nel 1964, dopo un terribile incidente d’auto dove si era rotto malamente la gamba, riprese a cantare proprio a Torre del Lago nella Tosca. L’ultima recita della vita di mio padre è stata il Tabarro sempre a Torre del Lago, quindi l’ultima sua presenza sul palcoscenico, dopo 40 anni di carriera, è stata in questo luogo. Per me Puccini è stato come Verdi, come Mozart e come Wagner. Un compositore che ha segnato la mia vita, come la vita di mio padre. Ci sono delle opere di Puccini che mio Padre ha cantato e che sono storicamente memorabili tra cui una registrazione di Tosca favolosa con la Tebaldi e George London. Mio padre ha inciso tutte le più belle opere di Puccini. Io le ho messe in scena in Germania, in Spagna, a New York dove ho debuttato al Metropolitan nel 1991 con la Fanciulla del West per poi fare lì anche la Butterfly. La Tosca è uno dei più grandi e più conosciuti capolavori della storia dell’opera. È un’opera perfetta: musicalmente e drammaturgicamente perfetta.th1TLCH7T8

La prima volta  in riva al Lago il  dramma di Butterfly fu rappresentato nel 1931 e vedeva protagonista Rosetta Pampanini, da allora, la tragedia giapponese musicata da Puccini, ha visto numerose altre interpretazioni che dal punto di vista visivo hanno cercato di figurare quel Giappone che Puccini,  purtroppo,  aveva solo immaginato.  Nel 2000 a Torre del Lago  è stato il celebre scultore Kan Yasuda  a proporre  una nuova ed originale scenografia  “modellando” nel marmo  gli spazi e gli ambienti di Cio cio san. Simboli evocativi  del Giappone, carichi di significato,  quali Ishinki (Sasso), Shosei (Piccolo spazio infinito) e  la porta divisa in due  posta al  centro del palcoscenico, Tensei (Passaggio) e Tenmoku (Ombra e Vuoto). Un allestimento di grande successo e rappresentato dal 2000 ad oggi, con straordinari consensi anche in Germania, Corea, Stati Uniti, Giappone oltre che al Festival Puccini di  Torre del Lago e a  Pisa e Ferrara e con la regia di Vivien Hewitt e i costumi di Regina Schrecker. 15  riprese in 18  anni dal suo debutto  al Festival Puccini di Torre del Lago e applaudita  da oltre 120.000 spettatori oltre che a Torre del Lago.  In Italia l’allestimento è stato messo in scena al Teatro Verdi di Pisa (2011), al Teatro Comunale  di Ferrara (2011), all’estero in Giappone: – 2001 (Tokyo, Kobe e Nagasaki) protagonista di queste recite la compianta e grande interprete Daniela Dessì,  – 2005 Tokyo e Nagoya (Aichi Banpaku)  al Maifestspiel di Wiesbaden  (Germania)  2002 all’Opera di Baltimore (Stati Uniti) (2003) al Teatro Art Center di Seoul (Corea) 2017 Ciò che ha calamitato l’attenzione degli oltre 120.000 spettatori che in questi anni hanno visto lo spettacolo- dichiara la regista Vivien Hewitt-  è la rivelazione dell’aspetto epico-eroico della tragedia di Cio Cio San, geisha sedotta e abbandonata, che sta alla base del mio lavoro. Il fatto che Butterfly sia vittima non solo di una incomprensione culturale ma soprattutto di quell’irresponsabilità del maschilismo dongiovannesco che trascende ogni barriera culturale, oltre che della propria eredità psicologica che sfortunatamente le rende impraticabile ogni via di fuga, ne fa un dramma assolutamente universale. Nel mio spettacolo ho sempre cercato di rappresentare sia il conflitto delle due culture che l’umanità della storia, attraverso piccoli gesti e dettagli che rendono “vero” il racconto, in modo che la produzione resti fedele alle idee del compositore e dei suoi librettisti. Lo spazio scenico di Kan Yasuda offre l’opportunità perfetta per esplorare i valori tragici e simbolici di quest’opera, riuscendo a raggiungere una concezione di assoluta bellezza formale mediante la sottrazione di ogni superficiale elemento di “giapponismo” storicizzante.

thDBNJFPF1Una struggente storia d’amore, la spensierata allegria e i sogni della giovinezza sullo sfondo di una  Parigi “in esplosione”  in tutti i campi delle arti  che stregò Puccini  a tal punto da volerla come ambientazione della sua  Bohème .  Non conosco nessuno che abbia descritt o la Parigi di quel tempo tanto bene come Puccini in Bohème aveva detto Debussy a proposito di questo capolavoro ancora oggi l’ opera più rappresentata ogni anno in tutto il mondo.  A Torre del Lago, nel teatro adiacente alla dimora dove il Maestro mise in musica  la triste storia di Mimì e Rodolfo, l’opera  andrà in scena in un nuovo allestimento con la regia di   Alfonso Signorini  che così la descrive  «Con questa Bohème rendo un omaggio all’ Impressionismo francese che coincide  con il periodo di ambientazione della Bohème di Murger e di Puccini, prima metà dell’Ottocento. Attingo a piene mani in questa epoca con un excursus da Renoir a Manet a Toulouse-Lautrec, quindi anche con una zampata nel periodo finale di questa fase felicissima della storia dell’arte. Grazie alla collaborazione con Leila Fteita, scenografa e costumista mi ispiro all’Impressionismo con citazioni dirette».   Nelle scene Leila Fteita ricostruisce il vibrato della luce che si posa sulle case di Parigi  con una pittura mossa come facevano i pittori impressionisti sulla loro tela.  Ci saranno i grandi viali  che caratterizzano i grandi boulevard,  un grande caffè al centro – il nostro Cafè Momus mentre il terzo atto é un omaggio al capolavoro di Claude Monetla gazza “ dipinto nel 1869 .  I costumi saranno di questo specifico periodo parigino che segna il trapasso tra l 800 e il 900 . Donne e uomini molto eleganti che passeggiano con ombrelli cappellini per le strade di Parigi . E in mezzo a tutto questo fervore la storia dimessa di Mimi . Eccellenti protagonisti di questa che già si preannuncia come una splendida produzione in Mimì, Elena Mosuc  soprano rumeno  vera stella del belcanto e considerata dal pubblico e dalla critica una delle maggiori  interpreti del bel canto romantico . Rodolfo Francesco Demuro.  Sul podio alla prima rappresentazione il Maestro Alberto Veronesi “ ho diretto la mia prima Bohème proprio qui a Torre del Lago; è un’opera che amo particolarmente,  quattro quadri, come affreschi separati, che non guardano più allo svolgersi drammatico dell’azione, ma che presentano una situazione particolare: cartoline di vita bohémien. La musica è bellissima, basti pensare all’aria di Mimì nel finale “Ma quando vien lo sgelo”: un momento di bellezza musicale indescrivibile che lascia senza fiato”.

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Il Trittico Pucciniano, tre atti unici Il Tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi  torna ad essere rappresentato integralmente a Torre del Lago  nell’occasione del Centenario dalla prima, avvenuta  il 14 dicembre del 1918 al Teatro Metropolitan di New York e alla quale Puccini non assistette a causa della precaria situazione internazionale. Il Maestro si dedicò alla composizione durante la prima guerra mondiale – un conflitto che  Puccini odiò   “se non finisce la guerra, cosa ne farà il mondo della musica?”   La musica per Suor Angelica e per Gianni Schicchi – quella per il Tabarro era già pronta da un pezzo – viene ultimata in ogni sua parte nell’aprile 1918. Con parole commosse lo stesso Puccini ricorderà più tardi l’audizione, in anteprima assoluta, di Suor Angelica, avvenuta nel 1917 nel monastero di Vicopelago, sulle colline lucchesi, fra ulivi e cipressi: il convento ospitava una comunità di monache agostiniane, delle quali è camerlenga, era  suor Maria Enrichetta, all’epoca Iginia Puccini, sorella del Maestro “Raccontai loro, con incerta trepidazione e con tutte le precauzioni e le delicate sfumature inspirate dall’ambiente e dall’auditorio, l’intreccio alquanto scabroso del libretto. Erano tutte attente, tutte commosse e con qualche lacrimuccia esclamavano compunte e timide ma sincere: – Poverina, poverina! Come fu disgraziata! Dio misericordioso certo l’ha accolta in cielo e le ha perdonato. Cattiva quella zia così dura…… Oh, la mamma che non ha veduto il suo bambino prima che quello morisse! Si direbbe quasi che le anime dei bimbi indugino a volare in Paradiso, se non ricevono prima il bacio della loro mamma! – Ed altre frasi tenere e commoventi. Io credevo che si scandalizzassero e che mi venissero fuori con qualche uscita di stupore, mi aspettavo anzi, col riserbo di quelle anime pure e timide, un qualche cosa che sapesse di rimprovero, di riprovazione per il troppo ardimento dell’intreccio…… Invece trovai soltanto della pietà, della generosa simpatia cristiana aulente di verace ed edificante sentimento religioso. E quando finalmente mi congedai, le monache mi fecero ala, ed arrivato in fondo alla scala, volsi lo sguardo e le vidi tutte in fila in una spontanea disposizione scenografica, quale nessun coreografo sarebbe mai capace di immaginare, e le nostre coriste e ballerine (Dio mi perdoni la profanazione) tanto meno di eseguire.”   Un mese dopo la prima americana,  l’opera vide la sua prima italiana  l’11 gennaio 1919 al Teatro Costanzi di Roma. A Torre del Lago il centenario sarà celebrato con un allestimento dell’Opera di Stato Ungherese  per la regia di  Ferenc Anger, direttore artistico del Teatro dell’Opera di Budapest che ha nel suo Trittico cercato un comune denominatore per le tre opere;   tre generi diversi,  Il Tabarro, un noir, Suor Angelica, l’opera prediletta da Puccini fra le tre, la più criticata per la sua drammaturgia e vicina ai canoni di Madama Butterfly per come affronta il tema della maternità; Gianni Schicchi, la più felice nella sua realizzazione, che prende spunto da un commento ottocentesco alla Divina Commedia di Dante, che a sua volta riportava una  interpretazione quattrocentesca  delle vicende di questo personaggio  veramente esistito. Sul podio il giovane e talentuoso direttore Jacopo Sipari di Pescasseroli alla testa dell’Orchestra della Toscana , compagine nata a Firenze nel 1980 per iniziativa della Regione Toscana e ritenuta oggi una delle più apprezzate orchestre italiane che sarà per la prima volta a Torre del Lago.thWJE7RJ67

Nel cartellone del 64°  Festival Puccini  e nell’ambito della rassegna  “Nel giardino di Paolina” un  Omaggio a Giovanni Pacini, compositore italiano, viareggino di adozione,    che lasciò un grande segno nel mondo musicale del suo. La storia di Giovanni Pacini è intimamente legata a Viareggio, dove si stabilì nel 1822. Egli nel volume autobiografico “Le mie memorie artistiche”, stampato a Firenze nel 1875, ha scritto: “Nella primavera del 1822 trovandosi a Fiumicino un piccolo bastimento appartenente a S.M. la Duchessa di Lucca, il capitano mi offrì di fare il viaggio con esso. Accettai l’invito e sbarcai a Viareggio ove, piacendomi infinitamente quella nascente città, vi fermai la mia dimora”. Infatti, Pacini fece costruire una casa lungo il canale Burlamacca dove soggiornò fino al 1857, poi si trasferì a Pescia. Questa casa, dove egli compose le sue più importanti opere, fra le quali la “Saffo”, fu risparmiata dai violenti bombardamenti che subì la città durante l’ultima guerra, ma scomparve sotto i colpi del piccone demolitore per scarsa sensibilità storico-artistica, e al suo posto fu edificato un anonimo “grattacielo”. Pacini, nelle sue “memorie”, non fa cenno al fatto che a Viareggio in quell’anno anche Paolina Bonaparte si fece costruire una villa, ma la presenza della bella principessa Borghese, che conobbe un anno prima e alla quale fu molto legato sentimentalmente, ebbe un ruolo determinante. Pacini, comunque,  anche quando questo legame si sciolse e dopo la morte di Paolina, avvenuta nel 1825, restò lo stesso a Viareggio e molto si adoperò per la città. Infatti nel 1834 istituì a Viareggio il Liceo musicale che intitolò a Carlo Lodovico. Il Liceo, frequentatissimo da giovani di tutta la Lucchesia ed anche da “stranieri”, per volontà dello stesso Duca, tre anni dopo fu trasferito a Lucca, poiché “una tale istituzione avrebbe recato un lustro” alla città. La scuola successivamente prese il nome di Giovanni Pacini, poi fu intitolata al musicista lucchese Luigi Boccherini.  A Pacini che si produsse in  oltre 90 composizioni  sarà dedicata la messa in scena il 24 agosto dell’opera  ”Il convitato di Pietra (rappresentata per la prima volta a  Viareggio nel 1832 in occasione del carnevale).

La trama dell’opera Il convitato di Pietra è nota, poiché è la stessa del Don Giovanni di Mozart. Si differenzia però per la distribuzione delle parti vocali ai personaggi.  Don Giovanni, diversamente dal protagonista mozartiano, baritono, è affidato in quest’opera al tenore, e oltretutto ad un tenore rossiniano particolarmente acuto. Francesco Pacini, che interpretava il ruolo, non era un cantante professionista (era, infatti, all’epoca, o lo divenne in seguito, console francese di Viareggio), ma doveva essere un dilettante assai esperto per riuscire a cantare in una tessitura così acuta e densa di fioriture.   Claudia Pacini Belluomini, che rivestì il ruolo di Zerlina, doveva essere anch’ella particolarmente dotata, poiché la parte non è semplicemente scritta per un giovane soprano leggero, come la Zerlina mozartiana, ma richiede invece una notevole estensione unita ad un’eccellente tecnica di coloratura.
Se entrambi questi ruoli necessitano di voci virtuosistiche, ciò vale anche, a suo modo, anche per Ficcanaso, il ruolo corrispondente al Leporello mozartiano. Luigi Pacini a quel tempo si era già ritirato dall’attività pubblica; morì infatti nel 1837, solo cinque anni dopo la rappresentazione dell’opera. Nonostante l’età riusciva ancora a cantare in tessiture acute, contando probabilmente più sullo stile che sulla prestazione vocale (secondo i canoni odierni la parte, infatti, è più adatta ad un basso-baritono che ad un basso vero e proprio); possedeva ancora una declamazione efficace, riuscendo ancora a cantare rapidi scioglilingua. Luigi Pacini era chiaramente ancora in grado di cantare in modo del tutto professionale. I ruoli restanti sono meno impegnativi. Masetto, cantato da Giovanni Bilet o Billé (probabilmente un allievo di Luigi o di Giovanni, o forse un amico di famiglia), è un altro basso, mentre Donna Anna, interpretata da Rosa, la moglie di Francesco Pacini, è un contralto. Anche se le loro parti rivestono comunque una certa importanza, la trama fa sì che ambedue scompaiano abbastanza presto nell’Atto Secondo. La partecipazione di Giovanni Billè fu in realtà più ampia, in quanto egli interpretò anche il ruolo del Commendatore all’inizio ed alla fine dell’opera. Duca Ottavio, il secondo tenore dell’opera, fu interpretato da un altro allievo o amico, Domenico Tonelli.  È curioso notare che il personaggio di Donna Elvira non è presente in questa versione della storia. Il suo ruolo, stranamente e con una certa dose di violenza psicologica sul carattere risultante, confluisce in quello di Zerlina.

Un cartellone ricco e ricercato, in un contesto scenografico molto singolare: un palco affacciato sul lago, un teatro all’aperto, con la suggestione dell’imbrunire e dei colori del tramonto. Assolutamente da non perdere!

Odette Alloati

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