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Una frizzante versione de “Le convenienze ed inconvenienze teatrali” al Coccia di Novara

Una frizzante versione de “Le convenienze ed inconvenienze teatrali” al Coccia di Novara

Ieri sera, venerdì 11 novembre, al Teatro Coccia di Novara abbiamo assistito a un frizzante e colorato allestimento dell’intramontabile classico della commedia in musica, Le convenienze ed inconvenienze teatrali di Gaetano Donizetti. Un’opera di non semplice realizzazione dati i diversi cambi di scena, i tanti solisti e lo stesso impianto satirico e metateatrale con tutto ciò che ne consegue – soprese,

le convenienze e (8)Ieri sera, venerdì 11 novembre, al Teatro Coccia di Novara abbiamo assistito a un frizzante e colorato allestimento dell’intramontabile classico della commedia in musica, Le convenienze ed inconvenienze teatrali di Gaetano Donizetti.
Un’opera di non semplice realizzazione dati i diversi cambi di scena, i tanti solisti e lo stesso impianto satirico e metateatrale con tutto ciò che ne consegue – soprese, ingressi imprevisti, richieste improponibili, vezzi, capricci, vizi e virtù degli artisti sempre uguali da secoli e che in questo libretto esprimono tutto il proprio ego manifestante, in nome di ciò che sarebbero le convenienze che spettano loro.
Sicuramente validissima l’opera di attualizzazione drammaturgica di Alberto Mattioli, che utilizzando pele convenienze e (3)rsonaggi – quali Cecilia Bartoli, Anna Jur’evna Netrebko e Angela Gheorghiu – e riferimenti per il pubblico di oggi – quali social network, followers e qualche intercalare gergale – attiva una sua immediata immersione.
Renato Bonajuto ha un’idea registica precisa che riesce segue con assoluta chiarezza, avvicinando la sua versione de Le convenienze ed inconvenienze teatrali a un musical, che colora con gusto, passando dal sobrio all’eccentrico in un attimo e dandogli un ritmo che non concede distrazioni. Magistrale il lavoro sulla caratterizzazione dei personaggi, grazie al quale tutto il caos viene tenuto naturalmente insieme e prende una bella forma, e strappa continui riscontri da parte di un pubblico che hale convenienze e (13) seguito opportunamente l’evolversi della narrazione e ha fatto sentire la propria presenza, con risate, apprezzamenti e copiosi applausi. Tutta l’impalcatura registica ha potuto contare sulle armoniose e fumettistiche scene di Danilo Coppola e sui meravigliosi costumi da Artemio Cabassi. Sempre opportune le coreografie di Riccardo Buscarini, riprese da Giuliano De Luca, eseguite dal Corpo di Ballo Romae Capital Ballet, un vero e proprio valore aggiunto per l’allestimento, un frizzante mix di armonia ed espressività.
Vivace, accorata e attenta la direzione del Maestro Giovanni Di Stefano che ha guidato con brillantezza la compagine consolidata dell’Orchestra Filarmonica Italiana, che ha dato una buona prova di sé. Il Maestro simpaticamente ha preso parte allo spettacolo, richiamato più volte dai protagonisti e invitato a ripetere arie su arie. Inoltre ha saputo gestire al meglio il rapporto tra palco e buca, permettendo ai cantanti quel sostegno necessario alla loro migliore mesle convenienze e (9)sa in voca. Non sempre preciso, ma nel complesso compatto il Coro del Teatro Coccia, istruito dal Maestro è Yirui Weng: energicamente è parso non in linea col resto del cast.
Parlando dei solisti, nel complesso tutti hanno messo del proprio per la buona riuscita dello spettacolo, mostrando il proprio valore e la propria professionalità.
Simone Alberghini è stato una superlativa Mamma Agata: la sua rotonda, calda e duttile vocalità, la grande consapevolezza del proprio strumento mista a una verve scenica impressionante lo rendono il protagonista assoluto della serata. Si prende in giro, passa con naturalezza estrema da toni melliflui e seduttori a modi burberi e violenti, ricerca costantemente l’attenzione del pubblico che gli risponde copiosamente. Interagisce ironicamente col corpo di ballo in modo buffo e riesce sele convenienze e (1)mpre a strappare un sorriso o un applauso. Nei panni di Venere è superlativo!
Corilla è ben interpretata da Carolina Lippo: un’eccellente musicalità, un’ottima presenza scenica ed elegante espressività le consentono di affrontare con classe il ruolo, tutt’altro che banale. La sua performance di ieri è stata un crescendo che ha raggiunto il climax nel secondo atto dove ha sfoggiato tutta la sua classe e la sua plasticità vocale, punteggiando con estrema precisione i virtuosismi belcantistici della sua partitura.
Paolo Ingrasciotta ha indossato sapientemente i panni di Procolo, il marito della prima donna che ricorre sempre alla prima persona plurale poiché il suo sogno è quello di poter mettere in mostra le sue doti canore. Questa tensione è ben espressa sia vocalmente sia attorialmente dal baritono siciliano che conferma una lama piena, un bello smalto e ule convenienze e (6)n’eccellente tecnica. Veramente valida la sua prova anche quando è costretto, dalla partitura, a stonare.
Luigia è ben resa da Leonora Tess, soprano leggero dalla vocalità luminosa. Sempre pertinente in ogni suo ingresso, si distingue anche per un piglio scenico colorito: infatti, è capace di ben interpretare la figlia che vive all’ombra dell’ingombrante madre e l’aspirante cantante che sa che è necessario emanciparsi dalla genitrice.
Didier Pieri è un ironico Guglielmo. Esilarante il suo procedere con l’accento tedesco e con una raucedine veramente invalidante, anche se poi, una volta ripreso, sfoggia una vocalità luminosa, molto ben strutturata nel registro medio alto e che senza difficoltà raggiungere delle significative altezze
Andrea Vincenzo Bonsignore veste con equilibrio i panni di Biscroma Strappaviscere. Dotato di un colore scuro, di una certa rotondità vocale, di una buona tecnica e di una plasticità espressiva è capace di esprimere la schizofrenia di questo personaggio, fortemente attento alla propria partitura che si trova costretto a dover riadattare costantemente per cercare di assecondare i capricci dei cantanti che lo esasperano, facendo sempre a modo proprio.
Dario Gile convenienze e (4)orgelè tratteggia con grande classe la figura de L’Impresario che ricorre alla lingua francese per esasperare ancor di più la sua disperazione. Cerca in tutti i modi di sbarcare il lunario, fungendo da collante tra gli artisti e il management, ma sa che la situazione si muove in acque poco tranquille e i rischi del fiasco sono alle porte. Potente vocalità, bella lama ed eccellente verve scenica: ci ha molto colpiti.
Stefano Marchisio, invece, è stato uno spassoso Prospero Salsapariglia. Nei panni del regista, poco abbiamo potuto ascoltare della sua bella vocalità, ma sicuramente lo abbiamo apprezzato per la sua espressività, per la sua presenza scenica, per la sua ironia e per come ha saputo rendere con leggerezza l’esasperazione di un uomo che crede in quello che sta facendo, ma che non ha tra le mani il giusto materiale per poterlo realizzare.
Valide e pertinenti sono state, in fine, le interpretazioni del mezzosoprano Lorrie Garcia (Dorotea) e quella del basso Juliusz Loranzi (L’Ispettore del Teatro)
CFoto_novaraoki sembra doveroso concludere segnalando la presenza attenta e partecipata di una trentina di bambini di età compresa tra i 9 e gli 11 anni provenienti dallo Spinelli di Torino che, sotto l’invito dei propri insegnanti – Erika Diemoz, Elena Greco, Thierry Kint e il sottoscritto – e accompagnati dai propri genitori, hanno goduto dello spettacolo e hanno potuto confrontarsi prima della messinscena col regista Renato Bonajuto, con Carolina Lippo, con Paolo Ingrasciotta, con Stefano Marchisio e con Leonora Tess, da cui hanno avuto delle anticipazioni rispetto all’allestimento e con cui hanno visitato il teatro, accedendovi dall’ingresso artisti, e analizzato la macchina scenica; e dopo la fine del secondo atto, con la Direttrice del Teatro, Corinne Baroni, che li ha accolti con dolcezza, ricordando loro che il Teatro Coccia per loro casa, e con Simone Alberghini con cui hanno fatto tantissime foto e a cui hanno richiesto l’autografo.

In sintesi dunque una meravigliosa serata colorata, ritmata e abbellita dalla presenza dalla bellezza dei bambini e dal loro stupore.
Annunziato Gentiluomo

 

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