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Alexander Boldachev… un eccellente arpista e una grande persona

Alexander Boldachev… un eccellente arpista e una grande persona

Oggi i nostri riflettori sono puntati su una magnifica anima, un artista di spessore, un riferimento mondiale per l’arpa e una grande persona. Si tratta di Alexander Boldachev che abbiamo avuto modo di ascoltare a Locri alla quarta edizione de Il Suono dell’Alba, accompagnato dalla Senocrito Orchestra Festival, e rimanere abbagliati dal suo talento e dal

Oggi i nostri riflettori sono puntati su una magnifica anima, un artista di spessore, un riferimento mondiale per l’arpa e una grande persona. Si tratta di Alexander Boldachev che abbiamo avuto modo di ascoltare a Locri alla quarta edizione de Il Suono dell’Alba, accompagnato dalla Senocrito Orchestra Festival, e rimanere abbagliati dal suo talento e dal suo cuore. Siamo stati travolti dal suo modo di suonare e di relazionarsi col pubblico estremamente sensuale, quasi ipnotico: una miscela di intimismo, energia e intensità.

Boldachev è un virtuoso-arpista, compositore, artista esclusivo della casa dell’arpa italiana Salvi Harps, iniziatore della Giornata Mondiale dell’Arpa, fondatore dello Zurich Harp Festival, co-fondatore della comunità “LYUD”. Laureato di più di una dozzina di prestigiosi concorsi internazionali, tra cui concorsi di composizione; assegnato dai “Prodigie Brilliant della Gran Bretagna”, “Aoyama Music Award” a Kyoto, “Pro Europa” in Austria, presentato da Heinz Fischer per gli alti risultati nel campo della cultura; Fellow delle fondazioni internazionali Vontobel in Svizzera e Banque Populaire in Francia, così come le fondazioni russe per lo sviluppo di giovani musicisti. Laureato al premio televisivo del Prix Walo in Svizzera. Suona l’arpa, il pianoforte e scrive musica dall’età di cinque anni. Viaggia con concerti da soli in tutto il mondo, conduce masterclass presso istituzioni educative, come il Royal Conservatory di Toronto, la Juilliard School di New York, la Royal Academy di Londra, Ferenc Liszt Academy di Budapest. Nel 2018, ha scritto e si è esibito un’arpa elettronica alla cerimonia di apertura della Coppa del Mondo FIFA, condividendo il palco con Robbie Williams e Aida Garifullina. Si svolge in sale del mondo come la Carnegie Hall a New York, la Hall of Gaveau a Parigi, il Musikverein a Vienna, la Grande Sala della Filarmonica di St. Petersburg, e altri, sia con concerti solisti che in collaborazione con molte orchestre europee e russe. Alexander Boldachev è un partecipante dei festival Burning Man, Musical Olympus, New Names, Mozart+, Davos e Gstaad in Svizzera, Big Russian Ball a Roma, Bravo Award, SKIF Sergey Kuroyokhin, Burberry e D&G show, progetti di The Moscow and St. Casa di musica di Pietroburgo.

Vediamo cosa ci racconta…

Alexander, come si è avvicinato alla musica e quando ha scelto l’arpa come strumento?
La musica mi ha sempre accompagnato, in qualche modo me la sono sempre trovato intorno. Ho iniziato ad ascoltarla ancor prima di nascere: mia madre, docente al Conservatorio di San Pietroburgo, ha continuato a esibirsi in concerto fino all’ultima settimana di gravidanza. Naturalmente, essendo figlio di una musicista, ho iniziato a suonare il pianoforte molto presto, per poi passare all’arpa. Non c’è mai stato un momento nella mia vita senza musica: è sempre stata presente. Sono cresciuto con lei.

Se dovesse descrivere l’arpa in poche righe, cosa direbbe?
Per me l’arpa è libertà. È stata un simbolo dell’arte in ogni epoca dell’umanità. Ovunque si vada, in ogni secolo e cultura, l’arpa è presente, legata alla religione, alla meditazione e all’alto status sociale. Rimane un simbolo di unità tra le nazioni, eppure non è ancora stata esplorata appieno. Ogni giorno scopro nuove possibilità, che sono assolutamente illimitate.

Oggi è un arpista di fama mondiale ed è invitato a esibirsi nei teatri più prestigiosi. Quali sono stati i momenti più intensi che ha vissuto dal punto di vista emotivo e professionale?
Ogni concerto è emotivamente intenso, che sia per cinque persone o per cinquemila, perché ognuno richiede la medesima responsabilità. Ti prepari, condividi, trasmetti le tue emozioni e le tue esperienze al pubblico. Naturalmente alcuni concerti spiccano e fanno breccia nei miei ricordi. Tra questi ricordo quello nei deserti della Cappadocia, al Burning Man, in stadi come quello della cerimonia di apertura dei Mondiali FIFA, o in grandi sale come la Carnegie Hall e la Salle Gaveau. Ma alla fine dei conti, ogni concerto è importante.

Sappiamo che è molto richiesto come insegnante. Riesce a dedicarsi all’insegnamento individuale o preferisce i corsi di perfezionamento?
Faccio entrambe le cose: lezioni online e offline, consulenze, corsi intensivi, accademie e masterclass. La parte più importante dell’insegnamento non è solo spiegare, ma motivare. La tecnica può essere spiegata rapidamente; la motivazione richiede tempo ed è ciò che aiuta uno studente a svilupparsi e a lavorare sodo. Ho avuto studenti con cui ho lavorato per anni e vedere la loro crescita è la cosa più gratificante che vivo da docente.

Gli strumenti più spesso scelti dai principianti sono il pianoforte, il violino, la chitarra, il flauto e il violoncello. Come promuoverebbe lo studio dell’arpa?
Non credo che l’arpa abbia bisogno di una promozione speciale oggi: sta già diventando sempre più visibile. Le persone scelgono ciò che vedono. Più concerti, festival e contenuti sui social media ci sono sull’arpa, più i bambini e i genitori la considereranno un’opzione. Le nostre attività quotidiane come arpisti rendono lo strumento più importante e attraente.

Ha ricevuto molti premi. A quali è più affezionato?
Per me i premi sono semplicemente la conseguenza delle mie attività. Onestamente non li ricordo nemmeno tutti. Mi concentro su quello che faccio; se la gente lo apprezza e mi assegna dei premi, è un bonus nella vita, ma non è l’obiettivo.

Siamo rimasti colpiti dal Suo impegno politico attraverso la musica, in particolare per quanto riguarda il conflitto tra Russia e Ucraina. Crede che l’arte possa trascendere i conflitti bellici?
La musica è certamente un linguaggio internazionale che può promuovere l’unità e la pace. Ma dobbiamo essere realistici: le guerre sono politiche. Non sono “guerre sante”, non riguardano veramente territori o risorse, e la gente comune porrebbe loro fine immediatamente se potesse. I musicisti non possono convincere i politici a fermare le guerre, ma insieme possiamo sostenere le persone, preservare i legami e condividere la speranza. Il nostro ruolo è quello di costruire e rivitalizzare i ponti, di mantenere viva l’umanità attraverso l’arte.

Maestro, Lei è responsabile dell’istituzione della Giornata mondiale dell’arpa. Come Le è venuta questa idea?
La Giornata mondiale dell’arpa è strettamente legata all’idea di pace. Ogni nazione ha il suo strumento nazionale, ma l’arpa è universale. Dal 2020, la Giornata mondiale dell’arpa ha riunito oltre 50 paesi, eventi di beneficenza e collaborazioni. Ora ha sede a Hong Kong, con progetti in fase di sviluppo in Australia, Asia e Stati Uniti. Per me è un modo per costruire una comunità internazionale attorno all’arpa.

Alexander Boldachev è anche un compositore e arrangiatore di talento. Può parlarci di alcune delle sue opere?
È difficile conciliare la composizione con i continui viaggi, ma ho già più di 50 opere originali e oltre 300 arrangiamenti. Il mio repertorio concertistico è ora composto quasi interamente da miei arrangiamenti e composizioni. Ogni volta che ho tempo, continuo a creare. Per me la creazione è nutrimento.

Cosa può dirci delle Sue registrazioni?
Ho registrato più di sette album, tra cui duetti con violino e flauto, un intero album dedicato a Chopin, Pop Meets Classical e altro ancora. Il mio prossimo album è Credo (PENTATONE), dedicato a Bach e Arvo Pärt, due compositori separati da 250 anni, entrambi festeggiati quest’anno: Pärt, infatti, compie 90 anni e Bach ben 340. È un progetto profondo e sereno che collega il minimalismo sacro al massimalismo spirituale. Attraverso le mie registrazioni, spero che l’arpa possa raggiungere un nuovo pubblico e possa emozionare sempre di più.

Maestro, come ha trovato la sua esperienza a Locri e Casignana il 14 agosto scorso?
È stato uno dei momenti salienti della mia estate. Non mi aspettavo così tanta gente né un’organizzazione così perfetta. Dall’orchestra ai paesaggi, al mare, al cibo: tutto era fonte di ispirazione. Il pubblico era attento, riflessivo e completamente immerso nella musica, anche in orari insoliti della giornata, come l’alba per l’appunto. Concerti come questi mi danno speranza: la speranza che la prossima generazione continui a venire ai concerti dal vivo. Non vedo l’ora di tornare.

E noi di riaccoglierLa!

Annunziato Gentiluomo

Versione dell’intervista in inglese

Alexander, how did you get into music and when did you choose the harp as your instrument?
Music has always been around me. I started listening even before I was born — my mother, a professor at the St. Petersburg Conservatory, was performing concerts until the very last week of her pregnancy. Naturally, as the son of a musician, I began the piano very early, and then came to the harp. There was never a time in my life without music — it was simply always there.

If you had to describe the harp in a few lines, what would you say?
For me, the harp is freedom. It has been a symbol of art in every era of humanity. Wherever you go, in every century and culture, the harp is present — connected with religion, meditation, and high social status. It remains a symbol of unity across nations, and yet it is still not fully explored. Every day I discover new possibilities, and they are absolutely limitless.

Today, you are a world-renowned harpist and are invited to perform in the greatest theatres. What have been your most emotionally and professionally intense moments?
Every concert is emotionally intense, whether it is for five people or five thousand — because each carries the same responsibility. You prepare, you share, you give your emotions and experiences to the audience. Of course, some concerts stand out: in the deserts of Cappadocia, at Burning Man, in stadiums such as the FIFA World Cup opening ceremony, or in great halls like Carnegie Hall and Salle Gaveau. But at the end of the day, every concert is important.

We know that you are in high demand as a teacher. Do you manage to devote time to individual teaching or do you prefer masterclasses?
I do both – online and offline lessons, consultations, intensive courses, academies, and masterclasses. The most important part of teaching is not just explaining, but motivating. Technique can be explained quickly; motivation takes time, and it is what helps a student develop and work hard. I’ve had students I’ve worked with for years, and watching their growth is the most rewarding thing.

The instruments most often chosen by beginners are piano, violin, guitar, flute, and cello. How would you promote the study of the harp?
I don’t think the harp needs special promotion today, it is already becoming more and more visible. People choose what they see. The more harp concerts, festivals, and social media content there is, the more children and parents will think of the harp as an option. Our daily activities as harpists make the instrument more important and attractive.

You have received many awards. Which ones are you most attached to?
For me, awards are simply the consequence of my activities. I honestly don’t even remember them all. I focus on what I do; if people appreciate it and give me awards, that is a bonus in life — but not the goal.

We were struck by your political commitment through music, especially with regard to the Russia-Ukraine conflict. Do you believe that art can transcend war conflicts?
Music is certainly an international language that can promote unity and peace. But we must be realistic, wars are political. They are not “holy wars,” not truly about territories or resources, and ordinary people would end them immediately if they could. Musicians cannot convince politicians to stop wars, but we can support people, preserve connections, and share hope. Our role is to keep bridges open, to keep humanity alive through art.

Maestro, you are responsible for establishing World Harp Day. How did you come up with the idea?
World Harp Day is closely tied to the idea of peace. Every nation has its national instrument, but the harp is universal. Since 2020, World Harp Day has brought together over 50 countries, charity events, and collaborations. It is now based in Hong Kong, with projects developing in Australia, Asia, and the United States. For me, it is a way to build an international community around the harp.

Alexander Boldachev is also a talented composer and arranger. Can you tell us about some of your works?
Composition is difficult to balance with constant travel, but I already have more than 50 original works and over 300 arrangements. My concert repertoire is now almost entirely made up of my own arrangements and compositions. Whenever I have time, I continue to create.

What can you tell us about your recordings?
I have recorded more than seven albums, including duos with violin and flute, an entire Chopin album, Pop Meets Classical, and more. My upcoming album is Credo (PENTATONE), dedicated to Bach and Arvo Pärt — two composers separated by 250 years, both celebrating jubilees this year (Pärt at 90, Bach at 340). It is a deep, peaceful project connecting sacred minimalism with spiritual maximalism. Through my recordings, I hope the harp can reach new audiences.

Maestro, how did you find your experience in Locri and Casignana last August?
It was one of the highlights of my summer. I wasn’t expecting so many people or such perfect organization. From the orchestra to the landscapes, the sea, the food — everything was inspiring. The audience was attentive, thoughtful, and fully immersed in the music, even at unusual times of day. Concerts like these give me hope: hope that the next generation will continue to come to live performances. I sincerely look forward to coming back.

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