Il 9 luglio è uscito nelle sale cinematografiche Giovani si diventa, l’ultimo film di Noah Baumbach. Con Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver, Amanda Seyfried, Charles Grodin. Giovani 2.0 non si diventa, si nasce Il film di Noah Baumbach “While we’re young” (in Italia “Giovani si diventa”) è una bella sorpresa. La locandina e il trailer annunciano
Il 9 luglio è uscito nelle sale cinematografiche Giovani si diventa, l’ultimo film di Noah Baumbach. Con Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver, Amanda Seyfried, Charles Grodin.
Giovani 2.0 non si diventa, si nasce
Il film di Noah Baumbach “While we’re young” (in Italia “Giovani si diventa”) è una bella sorpresa. La locandina e il trailer annunciano un film leggero e divertente, la storia di una coppia in crisi che vuole scimmiottare una coppia giovane, con risvolti esilaranti. Per fortuna non è nulla di tutto questo, il film è infinitamente meglio di quel che sembra. Nella prima parte del film si ride anche, le smorfie di Ben Stiller richiamano altre atmosfere, ma la questione centrale che il film affronta è tutt’altro che leggera e divertente.
Josh (Ben Stiller) e Cornelia (Naomi Watts) non sono propriamente una coppia in crisi, ma sono due adulti costretti dalle circostanze a confrontarsi con le proprie scelte. I loro migliori amici hanno avuto un bambino e ne sembrano entusiasti, come se mettere al mondo un figlio fosse l’unica cosa che può dare senso a tutto. Josh e Cornelia sono quindi costretti ad autoconvincersi che la loro scelta di non avere figli sia una scelta di libertà, ma alla fine della libertà fino a questo momento non hanno fatto un grande uso. Josh è un documentarista imprigionato in un progetto eternamente incompiuto, che inizia a somigliare a un grosso alibi. Cornelia è professionalmente più risolta, ma lo stallo del marito condiziona comunque anche lei. Tutto cambia quando nella loro vita fanno irruzione Jamie, che ha il volto irregolare e imperscrutabile di Adam Driver, e Darby (Amanda Seyfried), una coppia di ventenni, vivaci e generosi che li coinvolgono nel loro mondo, nonostante la differenza d’età. Anche Jamie è un documentarista, mentre Darby crea gelati dai gusti ricercati, non per lavoro ma per piacere.
I quarantenni sono affascinati dai ventenni, provano ad imitarli e ci riescono: sono ancora capaci di ballare, sballarsi, pattinare, indossare cappellini.
Lo scambio è peraltro apparentemente bidirezionale. Jamie ama i vinili, le videocassette, non è su Facebook, per scrivere usa una macchina da scrivere e non il computer, ha sposato Darby perché crede nel valore dei riti; insomma per certi versi è meno “tecnologico” e moderno del suo nuovo amico più vecchio. Ma l’abisso culturale è incolmabile e si rivela gradualmente.
Josh appartiene alla cosiddetta Generazione X, ovvero generazione senza identità, schiacciata tra la precedente, che ha invece creato un nuovo codice della cultura e del potere (grossomodo i sessantottini, o i baby boomers), e quella di oggi, che allo strapotere della giovinezza aggiunge l’invenzione di un rivoluzionario modo di gestire la comunicazione e la propria immagine. E infatti non sorprende la spontanea simpatia che nascerà tra il suocero di Josh, anche lui documentarista ma affermato e autorevole, e il giovane Jamie, che ha il medesimo talento per il successo e la visibilità. La generazione di mezzo invece sembra quella che non ha una voce propria, che difende principi ereditati dal passato, ma che alla fine non è stata capace di metterli a frutto.
I quarantenni possono imitare i ventenni in tutto, nell’aspetto e nel modo di fare, nel linguaggio e nelle mode (e infatti lo fanno…), ma non nel rapporto con la realtà e la verità. I giovani come Jamie condividono tutto (nel web e nella vita reale) ma utilizzano e riciclano tutto, con un approccio pop estremo. Appiattiscono tutto in un eterno presente, amano la superficie delle cose e se ne appropriano senza alcuno scrupolo. Valori come l’autenticità, la ricerca della verità vengono pateticamente difesi invece da Josh, che però alla fine è perdente, perché la nuova legge del gusto è una sorta di narcisismo narrativo, un flusso ininterrotto di autorappresentazione e autocelebrazione. Tutto è vero perché è autoreferenziale, e tutto è finto per lo stesso motivo. Quando Josh scopre lutenticità del suo giovane amico, la sua rapacità travestita da generosità, prova a denunciarne la scorrettezza. Niente di più grottesco. Tentare di smascherare chi vive immerso in un perenne esibizionismo è come impegnarsi a fare un buco nell’acqua. Sotto la maschera del perfetto narcisista non si potrà che trovare la perfetta ingenuità.
Gianna Cannì
[Fonti delle immagini: cinemadelsilenzio.it, while-were-young.com]
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