Hamlet, in scena martedì 20/05/2025 al Teatro Regio di Torino, ha riscosso un ottimo successo di pubblico. Cast internazionale di grande livello, in cui spiccano Sara Blanch (Ophelìe) e John Osborn (Hamlet), Orchestra del Regio diretta dal raffinato Jérémie Rhorer, regia dell’attento Jacopo Spirei su scenografie di Gary McCann, Giada Masi ai costumi e Fiammetta Baldisserri
Hamlet, in scena martedì 20/05/2025 al Teatro Regio di Torino, ha riscosso un ottimo successo di pubblico. Cast internazionale di grande livello, in cui spiccano Sara Blanch (Ophelìe) e John Osborn (Hamlet), Orchestra del Regio diretta dal raffinato Jérémie Rhorer, regia dell’attento Jacopo Spirei su scenografie di Gary McCann, Giada Masi ai costumi e Fiammetta Baldisserri alle luci, con, infine, Ron Howell alle coreografie.


L’opera è basata sull’omonima tragedia di William Shakespare, che vede un Amleto tormentato per la morte del padre, il Re di Danimarca Gonzague, nonostante vi siano dei rimaneggiamenti, in particolare nel finale. La scena si apre con il festeggiamento per le imminenti nuove nozze della madre di Amleto, Gertrude, con il fratello di Gonzague, Claudius. Li raggiunge Ophelìe: afflitta dalle voci secondo cui Hamlet vorrebbe abbandonare la corte di Elsinore, teme un distaccamento nei suoi confronti. Al principe appare il fantasma del padre che gli rivela i reali motivi della sua morte. Incapace di accettare quanto figurato dal defunto padre, Amleto è preso dalla rabbia e dal desiderio di vendetta, quindi con l’aiuto degli amici Marcellus e Horatio, escogita un piano per smascherare il vero complice dell’omicidio, Claudius. Nel frattempo, Ophelìe è sempre più rattristata dell’atteggiamento distaccato di Amleto e non capacitandosi di questo pensa che lui non la ami più: se così fosse, non avrebbe per lei più senso vivere. Il piano di Amleto va a rotoli, perché la figura del nuovo Re Claudius ha il sopravvento, e convince la corte che il vero colpevole è Amleto stesso. Quest’ultimo lascia Ophelìe e smaschera anche la complicità della madre nel famigerato piano dello zio fratricida. Ophelìe ormai sopraffatta dalla follia si uccide. Vedendo il corteo funebre in suo onore, Amleto viene a conoscenza della sua morte e, preso dallo sconforto e dalla rabbia, si dirige con tutta la sua forza verso Claudius, ferendolo mortalmente e strappandogli la corona dalla testa.


L’opera è suddivisa in tre atti: fin da subito rimango estasiato da quello che vedo. Tutto mi colpisce, mi sento parte della scena. È la prima volta che un’opera mi colpisce così tanto, sono rimasto sul pezzo dall’inizio, da quando si è aperto il sipario e ho visto questa scenografia fantastica, fino all’ultimo atto che si è concluso con tutti i personaggi sul palco che cantavano e innalzavano il livello timbrico in maniera esemplare. Cercavo di leggere molto attentamente il “globo” (se così si chiama), soffermandomi attentamente anche sulla parte in francese. Alla fine non é incomprensibile, d’altronde é una delle lingue più parlate al mondo dopo l’inglese ovviamente e poi è neolatina come l’italiano. Non pensavo di poter reggere alla durata pari a una partita di calcio e invece il coinvolgimento è stato tale da non avere un attimo di esitazione.
La parte in cui Ophelìe canta da sola in biblioteca è stata fantastica, padrona della scena, voce incantevole, il suo lamento d’amore arrivava fino al cuore.

Secondo atto molto veloce, incentrato principalmente sulla rottura della storia d’amore tra Ophelìe e Amleto, e sullo smascheramento della complicità della madre Gertrude nell’omicidio architettato da Claudius nei confronti di Gonzague, il defunto re di Danimarca.
Nel terzo atto, quello conclusivo, regna il dolore per la prematura morte di Ophelìe e spiccano le voci del coro che accompagnano i protagonisti nell’innalzamento timbrico dell’aria che ha reso il tutto magistrale.
L’allestimento di Hamlet è stato semplicemente magistrale. Domani, martedì 27 maggio, alle ore 19.30, l’ultima recita: assolutamente da non perdere!


Durante la vicenda, la mia mente non si fermava e continuava a pensare, a raccogliere informazioni. Tutti pensieri legati al mondo dello spettacolo e dell’Arte vera e propria, perché quello che stavo vedendo a Teatro per me è accostabile all’Arte con la A maiuscola, quella assoluta, ricca di colore, immaginazione, fantasia, creatività e tanto tanto duro lavoro dietro, a partire dai tecnici fino ad arrivare ai vari tenori, soprani, direttori artistici, costumisti, scenografi ecc…
Uscire a fine primo atto dal Teatro per prendere una boccata d’aria e rimanere incantato dai colori che il cielo emanava, mi ha avvolto completamente nella cornice torinese, che resta una città molto bella, interessante ,stimolante e piena di opportunità che sicuramente rivestirà un ruolo molto importante nella mia vita.
L’Arte che si dischiude davanti ai miei occhi è motivo di interesse che genera curiosità.


L’Orchestra del Regio ha accompagnato le voci dei protagonisti in maniera egregia, e questo mi ha aiutato ad evidenziare quei momenti in cui ero completamente in estasi per quello che riuscivo a sentire e vedere: il livello timbrico e sonoro ero a dir poco magistrale.
Ricorderò senz’altro questa “esperienza”, così mi piace definirla, che sia un tramite per sviluppare in me nuovi interessi e nuove competenze da poter sfruttare anche in altre occasioni e in altri contesti.
Ringrazio il mio accompagnatore che sta insistendo molto sull’invitarmi all’opera: è mosso dal credere che sia importante per il mio percorso formativo, che la bellezza sia la più alta forma di nutrimento e che possa far emergere mie qualità che ai miei occhi non sono ancora chiare.
Francesco Romeo
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