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“Il Canto del ghiaccio”… altamente meditativo e spettacolare

“Il Canto del ghiaccio”… altamente meditativo e spettacolare

Nella serata finale della sua quinta edizione, il Life Beyond Life Film Festival, precisamente subito dopo la cerimonia di premiazione, ha proposto la prima sul grande schermo della video istallazione de Il Canto del ghiaccio, un documentario breve diretto da Stefano Collizzolli e Paolo Ghisu, alla presenza di quest’ultimo che ha presentato il lavoro, prima

Nella serata finale della sua quinta edizione, il Life Beyond Life Film Festival, precisamente subito dopo la cerimonia di premiazione, ha proposto la prima sul grande schermo della video istallazione de Il Canto del ghiaccio, un documentario breve diretto da Stefano Collizzolli e Paolo Ghisu, alla presenza di quest’ultimo che ha presentato il lavoro, prima della visione, e ha risposto alle domande del pubblico subito dopo gli impressionanti 8 minuti di video.

Un prodotto cinematografico importante che registra, con attenzione e manifattura estetica, rasentante la perfezione, le trasformazioni di uno dei luoghi in cui si verificano in modo più rapido e radicale gli effetti del cambiamento climatico: i ghiacciai alpini. Infatti tre telecamere in timelapse e molte uscite di ripresa hanno documentato la fusione estiva della Vedretta di Làres, nel sistema glaciale dell’Adamello, il più grande ghiacciaio, integralmente in territorio italiano, fra Trentino e Lombardia.

Un racconto emozionante, con delle immagini mozzafiato, una regia maniacale e un montaggio veramente formidabile, che fa riflettere. La capacità ipnotica de Il Canto del ghiaccio è tale da trascinare lo spettatore in quei luoghi “silenziosi”, da convertirlo in un ulteriore tecnico che partecipa all’opera di registrazione di quanto sta accadendo. La portata del breve documentario è altamente meditativa giacché i suoni, tutti praticamente in presa diretta, trascinano il pubblico in un realtà altra, lo immergono nella loro storia millenaria, nei loro misteri che reggono un equilibrio ambientale imponente. Canto che diventa un grido di allarme a cui non possiamo voltare le spalle: in questo senso Il Canto del ghiaccio diventa un documento ambientalista di denuncia sociale, l’oggettivazione di una prospettiva paurosamente inarrestabile. Lo testimoniano crolli di fronti e di seracchi, ruscelli di superficie, doline e inghiottitoi glaciali che generano caverne subglaciali azzurre e piene di sottili cascate, laghi che nascono, tutto frutto dei ghiacciai che si disfano, ad un ritmo di trenta, quaranta, cento metri all’anno.

E si parla di trasformazione, di storia, di passato lontano, di continuità e di responsabilità. Proprio per questo il contesto del LBLFF non poteva essere più azzeccato per testimoniare la scomparsa dei ghiacciai e per cercare di proporre una prima medicina umana all’angoscia dell’uomo che, invece di prendersi cura del grande giardino che gli è stato consegnato, continua a massacrarlo impunemente.

Il Canto del ghiaccio è frutto di un percorso che ZaLab ha avviato con Bianconero, in collaborazione con il MUSE – Museo delle Scienze di Trento, la Commissione Glaciologica SAT e il Servizio glaciologico lombardo, nel quadro della Mountain Parternship FAO, con il contributo di Fondazione Caritro, vantando, come partner tecnico, Karpos. La video-installazione è il promo capitolo di un progetto che prevede anche l’uscita di un cortometraggio e di un documentario lungo.

Annunziato Gentiluomo

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