Quella che racconteremo oggi è la storia di vita di un uomo, esempio di onestà intellettuale, forza d’animo e coraggio. I riflettori di ArtInMovimento Magazine saranno proiettati su Massimo Giulietti, del 23 marzo 1955 , all’alba dei suoi sessant’anni. Diplomato ragioniere e perito commerciale, bancario presso Banca Intesa Sanpaolo, presente in Umbra con le Casse
Quella che racconteremo oggi è la storia di vita di un uomo, esempio di onestà intellettuale, forza d’animo e coraggio.
I riflettori di ArtInMovimento Magazine saranno proiettati su Massimo Giulietti, del 23 marzo 1955 , all’alba dei suoi sessant’anni. Diplomato ragioniere e perito commerciale, bancario presso Banca Intesa Sanpaolo, presente in Umbra con le Casse di Risparmio dell’Umbria SPA, dove venne assunto nel gennaio del 1975, e fortemente ed attivamente impegnato nella realtà sindacale.
Dopo essere entrato nel 2000 nella segreteria Fisac CGIL regionale, e aver militato ben otto anni, martedì 24 giugno 2008, viene eletto dal direttivo regionale della stessa Fisac-Cgil, alla presenza della segretaria nazionale Graziella Rogolino e della segretaria regionale CGIL, nuovo segretario generale della categoria dei lavoratori di banche, assicurazioni, esattoria e Banca d’Italia in Umbria, che conta circa 1.000 iscritti.
Oggi lo è ancora.
Proprio il 18 febbraio del 2014, un anno fa, iniziava un’avventura importante e significativa, che ha portato una trasformazione radicale in lui.
Alle 12.44 dello stesso giorno, Massimo entrava in rianimazione presso l’Ospedale di Perugia dove venne diagnosticato uno shock settico multi organo MOF.
Vediamo cosa ci racconta…
In primis, può condividere con noi cosa successe lo scorso febbraio?
Provavo una certa stanchezza e spossatezza da un po’ di settimane, insieme ad una difficoltà digestiva a cui ho dato poco peso giustificandola con il mio stile di vita lavorativa molto impegnato e stressante che però mi piaceva tantissimo.
C’erano state avvisaglie precedenti o è stato un fulmine a ciel sereno?
Ripeto poche avvisaglie. Poi dopo il rientro a casa da Milano un mercoledì notte ho avuto prima una febbre intorno ai 38.5 e poi vomito accompagnato da scariche.
Da lì è iniziato un periodo di spostamenti in cliniche diverse. Come si è trovato in queste tante realtà della sanità pubblico in cui ha soggiornato?
Devo dire che il primo approccio è stato pessimo.
Ho obbligato il mio ricovero ai sanitari del pronto soccorso presente alle ore 5.45 della mattina del 17 febbraio. Infatti per loro la mia era una semplice influenza ma io ho insistito affinché fossi almeno messo in osservazione per 3-4 ore. Al loro rifiuto ho avuto un manifesto dolore che li ha convinti del contrario
Poi un ricovero durato circa 30 ore al reparto di malattie infettive e subito dopo in coma al Reparto di rianimazione del Santa Maria della Misericordia di Perugia.
La buona sanità esiste or dunque?
Sì, esiste e lo posso sottoscrivere.
Il Reparto di rianimazione è un’eccellenza nazionale dove una equipe, guidata dalla dott.ssa Dentini e coadiuvata dalla dott.ssa Orfei, mi ha sottratto dalla morte certa, e una squadra di fantastici infermieri e OSS si sono presi cura di me in modo fantastico
Inoltre il trasferimento prima al centro di Neuro Riabilitazione dell’Ospedale di Foligno, diretto dal Dott. Zampolini, e il medico che mi ha seguito, il dott. Scarponi, e una squadra affiatatissima di infermieri e OSS e di fisioterapisti magici, hanno fatto quel miracolo che si chiama “svezzamento”.
Poi da qui al C.O.R.I. – Centro Ospedaliero di Riabilitazione Intensiva – di Passignano sul Trasimeno, presieduto dal dott. Massicci, ha fatto il resto.
Anche qui fisioterapisti eccezionali, e infermiere e personale sanitario si sono presi amorevolmente cura di me, curando la mia piaga da decubito e le varie patologie che ancora persistono.
Infine, convenzionata con la sanità regionale, sono stato accolto a Villa Cecilia, centro di riabilitazione estensiva dove ancora sono ricoverato e da dove conto di uscire praticamente quasi autonomo e dove mi trovo molto molto bene.
Quindi nulla da eccepire anche se specialmente nel principale ospedale regionale si potrebbero avere margini significativi di miglioramento.
Cosa ha significato tornare a casa?
Sono riuscito a tornare a casa ben due volte per un periodo breve.
È stato fondamentale per affrontare i problemi quotidiani e capire cosa occorreva fare per rendere la casa compatibile con la mia disabilità.
Quindi subito rifatti i bagni e sto ragionando per un montacarichi interno.
Inoltre rivedere il mio gatto Rocco ed essere vicino a mia sorella Daniela mi hanno dato tanta serenità e una gioia immensa.
Prima di tornare a casa qual è stato il momento emotivamente più intenso che ha vissuto dall’ingresso in rianimazione?
La percezione che stavo per abbandonare la vita senza avere completato i miei doveri e impegni verso il mio sindacato, i lavoratori e la mia famiglia mi agitava.. Ma l’emozione più grande è stata quella di avere visto quante persone mi sono state vicine e che mi amano e, pensandoci anche ora, gli occhi si inumidiscono.
Se c’era, qual era la preoccupazione più ricorrente?
Non avevo una priorità… Tutto diventa relativo… Forse non avere il tempo di dire ti amo a chi amo, ti voglio bene a chi voglio bene!
Forse sua madre?
No, mia madre non lo avrebbe mai dovuto sapere… Lei già sta molto male di canto e la mia lunghissima assenza è stata giustificata con un immaginario viaggio di lavoro negli Stati Uniti. Per lei poteva essere credibile perché in effetti andavo molto spesso lontano e in America frequentemente.
Ha mai pensato di non farcela?
Prima no… Poi uscito dalla rianimazione, quando ho preso coscienza del mio stato fisico, di quanto mi era accaduto e cioè infarto, ictus, dialisi ecc… e il mio stato di dolore costante mitigato da oppiacei, tracheotomia per 110 giorni durante i quali ogni 5 minuti doveva essere introdotta una cannula di aspirazione perché altrimenti affogavo dal catarro di una polmonite devastante…., sì, lì ho avuto l’idea di non farcela e confesso, durante una broncoscopia e laringoscopia fattami senza anestesia, ho pregato Dio di accogliermi fra le Sue pietose braccia perché non riuscivo più a sopportare il dolore fisico.
Nel suo caso, i social network, in particolare Facebook, che funzione hanno svolto in questa avventura?
È incredibile, ma vero: hanno svolto una funzione importantissima e supportiva per me. Centinaia di amici e colleghi mi hanno seguito nelle fasi più critiche tramite Facebook. Addirittura un mio amico collega, Fabio, e mia nipote Silvia hanno tenuto i collegamenti con tantissime persone sia in Italia sia all’estero tramite social network e mail. Mi hanno riferito che arrivano centinaia di messaggi al giorno che non ho mai letto ma so che è verissimo.
Lei ha postato diverse testimonianze e foto già da Pasqua scorsa su Facebook per tutti, post a cui seguivano fatte bellissimi commenti. Un modo per raccontarsi? Per riprendere i contatti col mondo? Per tranquillizzare le persone lontane? Per esorcizzare quanto stava vivendo?
Sì, un po’ tutto ciò. Intanto le visite erano centellinate perché ho avuto fino a fine luglio un batterio chiamato batterio killer che uccide dalle 7 alle 10.000 persone l’anno e che si prende in tutte le rianimazioni d’Italia: Acinetobacter baumannii. Motivo per il quale era meglio che nessuno venisse se non volesse essere “scafandrato”.
Tramite Facebook ho mostrato con dignità la mia magrezza, il mio lento ma continuo progresso, la prima volta dopo quattro mesi dall’inizio di questo girone infernale in cui mi hanno messo in verticale anche se ero bloccato con cinghie affinché non cadessi. Dalla sedia a rotelle ai primi passi col deambulatore e poi i primi passi con le stampelle accompagnato e controllato da vigili assistenti personali. E poi, finalmente, il primo miglioramento di peso. Piano piano anche ho anche scritto mie riflessioni che sapevano di poesia, ma che per me era un modo per far conoscere a me stesso e alle persone che mi volevano bene, anche i miei pensieri, cio che mi turbava dentro o mi rallegrava. Una specie di confessionale in uno spazio virtuale tra il pubblico e il privato.
Ha tenuto qualche riflessione postata su Facebook? Vuole condividerne qualcuna anche qui?
Io non ho cancellato nulla anche se Facebook non mi permette di rivedere dal 18 febbraio per molti mesi… Comunque qualche cosa c’è ancora ed è un piacere poterlo condividere in questa sede. Li inserisco in ordine cronologico così si rilegge la mia storia anche da quelli.
“Cari amici, finalmente dopo 70 giorni ho potuto aprire il cellulare e leggere alcuni dei messaggi ricevuti.
Non posso ancora scrivere che poche parole e mi faccio aiutare.
Ringrazio infinitamente di cuore per la vostra vicinanza che mi ha aiutato a superare questo terribile periodo della mia vita il peggiore di tutta la mia vita.
Non posso ancora parlare ma volevo farvi sapere che fra poco andrò in ospedale a Foligno per iniziare la riabilitazione che durerà massimo 180 gg, e che farò poi a Treviso.
Vi ringrazio infinitamente di cuore per essere stati così tanto vicino a me
Non scorderò mai nel bene e nel male questi giorni, dove il male è stato tremendo avendo rischiato di morire 5 volte, mentre il bene è stato scoprire il vostro amore” [26 aprile 2014]
“Oggi un grande miracolo … Con un apposito apparecchio mi hanno messo in verticale ;))))))” [15 maggio 2014]
“Domani mattina ore 9 trasferimento al centro di riabilitazione CORI a Passignano sul Trasimeno …. Ho bisogno di sostegno … Sono agitato e preoccupato…. Cambiare è sempre motivo di stress … Fosse solo casa, compagno/a, scuola… Figuriamoci quando c’è di mezzo la salute” [26 giugno 2014]
“Ho sempre amato la vita … Ora la apprezzo di più in quanto stavo per abbandonarla … Non sono uno sdolcinato… Molto sensibile si… Mi commuovo e piango Lacrime vere davvero se guardo un film struggente… Rifiuto ogni violenza … Sono solidale con Chiunque la subisca … Bambini donne uomini vecchi … Considero le guerre una creazione del Demonio. Ammiro chi offre il suo tempo aiutando gli altri … Accumulare ricchezze in poche mani a discapito di miliardi di povera gente mi fa ribrezzo. Cerco di essere un uomo per bene … Ci riuscirò? Non lo so ma ci provo sempre e molti di voi mi hanno aiutato ad essere migliore. Grazie. Buona notte a tutti” [30 giugno 2014]
“Era il 17 febbraio alle 5.45 che mi ricoverato e dal 18 alle 11.45 sono entrato in coma. 43 giorni senza sapere se sarei morto o sopravvissuto… Tutti mi davano per morto . Poi il 23 marzo uscivo dal coma profondo e dal 28 in corsia …. Poi Foligno 2 mesi ed ora ad un centro riabilitativo a Passignano sul Trasimeno … Finalmente sto vedendo la luce in fondo al tunnel anche se ancora resterò in ospedale oltre un mese….
Voglio ringraziare di cuore tutte le mie amiche ed i miei amici per la vicinanza che mi hanno dimostrato e per il sostegno che ancora mi state dando.
Grazie e ancora grazie. Buona notte” [16 luglio 2014]
“Oggi dopo 5 mesi e 8 giorni in carrozzina Alberto Fava e Alessio Masi Sgomy con la mia assistente mi hanno rapito dalla clinica dove alloggio e mi hanno violentato facendomi anche gustare un gelato in riva al Lago Trasimeno … Ero emozionato … Io in sedia a rotelle sentivo gli sguardi furtivi di chi ti osserva domandandosi che avessi avuto … Cosa avevo … Chi fossi …. Forse Un uomo di bell’aspetto con tanto di guardia del corpo (Alberto)… Ho pensato al fatto che forse fra 5-6 mesi camminerò di nuovo con l’ausilio di un bastone … Che ho avuto il rischio di avere amputate entrambe le gambe quando ero in rianimazione in quanto stavano andando in cancrena per mancanza di circolazione di sangue… Al fatto che qui c’è gente che non potrà mai più camminare per varie patologie. Mi si stringe il cuore e penso a quanti….” [25 luglio 2014]
Non ho fatto nulla di male… Mi sono solo ammalato e non è certo una vergogna! Ed anche se questa è una società edonistica, da Mulino bianco, la vita vera è quella che ho vissuto io, e ne vado fiero”.
Sappiamo che nonostante fosse ancora in ospedale, Fisac-Cgil regionale l’ha rieletta suo segretario. Come questa notizia ha impattato su di lei? Un’attestazione di grande stima, fonte di orgoglio, immagino…
Posso giurare che ho pianto lacrime di gioia, più volte anche! E non è stata la sola manifestazione di amore e stima, ma sicuramente una delle più grandi emozioni che un uomo possa avere: essere rieletto da una platea di circa 30 colleghe e colleghi, compagne e compagni che a scrutinio segreto ti votano all’unanimità e tu, cioè io, ero ancora in coma e il rischio di morire era ancora elevatissimo. Una prova di amore e stima ripeto immenso. Come quando il 1 maggio la Cgil tutta e la Camera del Lavoro della Provincia di Perugia mi hanno inviato un mazzo di rose rosse e garofani. Anche in quella circostanza i miei occhi hanno pianto lacrime di emozione e gioia.
Quanto la vicinanza degli affetti, la forza di volontà, il pensiero positivo hanno giocato positivamente nella sua ripresa?
In modo determinante penso. Ho lottato con tutto me stesso perché volevo vivere pur non sapendo come sarei uscito da questo cataclisma. Forse paralizzato per sempre, forse con sedia a rotelle, forse in dialisi, ma volevo vivere. La morte l’ho sempre rispettata e Lei ha rispettato me. Ha avuto contezza che non ero pronto e mi ha lasciato sapendo che tanto era un appuntamento solo rimandato.
E oggi Massimo Giulietti lavora o è in pensione?
Ancora lavoro, anche se sono in clinica, e nonostante mi sia stata riconosciuta un’invalidità permanente al 100% lavorativa, poiché il mio lavoro è più intellettuale che materiale e poiché credo che il mio cervello abbia avuto modo di riposare a lungo ora è pronto a riprendere a svolgere la sua funzione pensante con in più nuove consapevolezze che forse possedevo, ma di cui non ero completamente cosciente.
Cosa le ha lasciato questa esperienza?
Sono un uomo più consapevole che ama la vita, e riprendo il post che ho scritto ieri sul mio profilo Facebook “Oggi, ad un anno preciso, sono sempre in una clinica privata a fare riabilitazione, ma sono tornato lo stesso uomo di un anno fa, ma con maggiori consapevolezze e con una certezza: la vita è meravigliosa e va goduta fino in fondo.
Ci sono momenti in cui ci pare di non farcela a reggere problemi, dolori, preoccupazioni ma poi troviamo dentro quelle risorse che ci ridanno l’energia per andare avanti con più forza e vigore e l’amore, cioè amare ed essere amati, è la migliore medicina per risorgere”.
Se volesse lasciare un messaggio per tutti, quale sarebbe?
Uno solo: la vita è bellissima! Va vissuta ogni giorno perché potrebbe essere l’ultimo, ed infine confido un mio segreto: appena ho compiuto i 30 anni cioè circa 30 anni fa, ho deciso che la mia vita sarebbe stata forse piena di rimorsi e non di rimpianti perché io volevo vivere la mia vita non quella di un altro uomo o quella che gli altri, genitori compresi, avrebbero voluto per me. Per cui se il 18 febbraio 2014 fossi morto, avrei comunque vissuto una vita piena, bella, soddisfacente che, a mio avviso, è l’obiettivo di uomo e donna su questa terra.
Per concludere a chi sente di volere ringraziare dopo un anno dell’inizio di questo avventura trasformativa?
In primis Dio, poi la mia famiglia e quindi me stesso che non ho mai ceduto alla sirena della depressione.
Chiaramente medici, infermieri pubblici e privati, OSS, e, infine, amiche ed amici che mi hanno sostenuto e fra questi solo alcuni nomi che nessuno conoscerà ma per me sono importantissimi: Christian e Euplio, Giancarlo, Titina, Carlo, Fabio, Simona, Fabrizia, Luana, Marco, Isabella, Alberto e poi Maurizio, Claudia, Severina, Roberto, Mario e tanti tanti altri.
Annunziato Gentiluomo
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