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Un “Don Giovanni” originale al Coccia di Novara

Un “Don Giovanni” originale al Coccia di Novara

Al Teatro Coccia di Novara, ieri, domenica 26 ottobre, abbiamo assistito a un singolare Don Giovanni di Mozart, firmato dal duo Fagen–Fourny, in cui l’anima mitica emerge con grande prorompenza. Per questa nuova produzione, frutto della collaborazione tra teatri italiani e europei: Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara, Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Teatro Marrucino di Chieti, Opéra-Théâtre de l’Eurométropole de Metz, NOF

Al Teatro Coccia di Novara, ieri, domenica 26 ottobre, abbiamo assistito a un singolare Don Giovanni di Mozart, firmato dal duo FagenFourny, in cui l’anima mitica emerge con grande prorompenza.

Per questa nuova produzione, frutto della collaborazione tra teatri italiani e europei: Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara, Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Teatro Marrucino di Chieti, Opéra-Théâtre de l’Eurométropole de Metz, NOF Nouvel Opéra Fribourg – Neue Oper Freiburg, Paul-Émile Fourny ha avvicinato la figura del dissoluto Don Giovanni a Dracula, di cui si ricorda tanto il suo essere dannato quanto il grande fascino ipnotico, la forza attrattiva a cui non era possibile resistere. Ed è questo personaggio che vediamo muoversi in scena, consapevole di un dono, appunto lo charme, che lo rende primus inter pares nella seduzione delle donne. Molto curati la caratterizzazione dei personaggi, i movimenti scenici e le relazioni tra i personaggi, in un’ambientazione che ricordava, a volte, lo spiritoso tetro della Famiglia Addams. Valido l’uso dei mimi la cui velocità di movimento ed espressività corporea danno dinamismo e potenza.

Sontuose le scene di Benito Leonori, molto belli i costumi di Giovanna Fiorentini, magistrali la cura delle luci di Patrick Méeüs che ha valorizzato l’intenzione registica, tratteggiando momenti e personaggi, in particolare Ottavio nel I atto, quando vuole vendicare il suocero; e molto valido il lavoro del visual designer Mario Spinaci tanto nella rappresentazione del lupo mannaro, manifestazione del vampiro, tanto nell’occhio finale del commentatore.

Arthur Fagen offre una lettura composta e attenta del dramma giocoso di Mozart. Accarezza le pagine con grande afflato, valorizzando i giovanissimi musicisti del Time Machine Ensemble e curando con attenzione il rapporto tra buca e palco.
Buona, nel complesso, anche la prova del Coro Ventidio Basso di Ascoli Piceno che sostiene i solisti, tutti assolutamente all’altezza, e dà colore all’allestimento.

Passando al cast, Christian Federici ha ben interpretato la figura dark di Don Giovanni, manifestando una solida tecnica e una verve espressiva notevole. È parso a volte irregolare nel rendere scenicamente il suo personaggio, dotandolo a tratti di grande eleganza e a volte di altrettanta popolana spavalderia, generando una dissonanza cognitiva. Buone le esecuzioni di Fin ch’han dal vino dell’atto I e Deh, Vieni alla finestra del secondo.

Stefano Marchisio è un superlativo Leporello. Fin dalle prime battute si fa notare e apprezzare tanto per la sua lama luminosa quanto per la sua verve scenica, ineccepibile. Si muove con grande agilità in tutta la partitura mozartiana. Dotato di una naturale espressività e di un magnifico squillo, Marchisio si conferma un interessante baritono, duttile, dal perfetto fraseggio e dalla tecnica solidissima. Ben accentata Notte e giorno faticar e sagacemente resa Madamina, il catalogo è questo.

Molto efficace risulta Maria Mudryak nel vestire i panni di Donna Anna. Il soprano kazako, naturalizzato italiano, che si contraddistingue per una chiara linea di canto, un bello smalto, un buon fraseggio e un’ottima proiezione, rende con grazia tutte le sfumature del personaggio, in particolare l’alterigia, la vis vendicativa e il piglio risoluto. Molto ben resa l’aria Don Ottavio … Or sai chi l’Onore.
Valerio Borgioni è un brillante Don Ottavio, calato perfettamente nel ruolo mozartiano e plasticamente nell’originale allestimento. La sua vocalità vellutata, la sua lama lucente e il suo colore caldo si addicono alla partitura che sembra dipinta su di lui. Ottimi i centri, valide le mezze voci, solo delle piccole sbavature nel registro acuto, legate per lo più alla sua istintività. Ben proiettata, interiorizzata ed evocativa risulta la celeberrima aria Dalla sua pace

Altalenante la Donna Elvira di Louise Guenter. Dopo un primo atto in sordina, esplode nell’aria In quali eccessi … Mi tradì quell’alma ingrata del secondo atto, sfoggiando una luminosa vocalità. Carente è il suo fraseggio.

Gianluca Failla è un sempre presente Masetto. Dotato di un elegante fraseggio, di un bel timbro e di una buona tecnica, risolve il suo personaggio anche sul versante interpretativo, confermandosi una magnifica spalla per la sua amata Zerlina.
Quest’ultima è resa con grande precisione e con un piglio vivace da Eleonora Boaretto. Il soprano è dotato di una vocalità luminosa e ben proiettata che, insieme a una convincente espressività scenica, le permettono di risolvere molto bene il suo personaggio che raggiunge il climax nell’esecuzione del duetto Là ci darem la mano e nella sua aria Batti, batti, o bel Masetto.

Luca Dall’Amico è un ottimo Commendatore, giacché in possesso di uno strumento possente, profondo e ben proiettato, perfettamente adatto al ruolo. Nel finale il suo colore cupo e pastoso riesce a rendere l’atmosfera soprannaturale, risuonando come se provenisse proprio dagli inferi.

Sicuramente dunque un allestimento originale, intenso e divertente, con dei momenti grotteschi e noir che risultano caratterizzanti e personalizzanti.

Annunziato Gentiluomo

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