Una prima di altissimo livello, venerdì 16 maggio, per l’ottavo titolo d’opera della Stagione Lirica 2024-2025 dell’Opera Carlo Felice Genova. Una versione di Carmen di Georges Bizet veramente interessante, con delle punte di grandissima intensità. L’allestimento della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma è imponente. La staticità della “macchina scenica” di Daniel Bianco, dovuta al fatto
Una prima di altissimo livello, venerdì 16 maggio, per l’ottavo titolo d’opera della Stagione Lirica 2024-2025 dell’Opera Carlo Felice Genova. Una versione di Carmen di Georges Bizet veramente interessante, con delle punte di grandissima intensità.

L’allestimento della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma è imponente. La staticità della “macchina scenica” di Daniel Bianco, dovuta al fatto che la scenografia rimane sostanzialmente sempre la stessa, è resa dinamica dal movimento, totale e parziale, di una parete che scandisce la profondità del palco, creando nuovi ambienti, arricchiti con oggetti di scena super pertinenti, e dalle luci di Eduardo Bravo che danno spessore e offrono dettagli sorprendenti. A dir poco coraggiosa la scelta di ricorrere all’effetto contro-luce per l’intero terzo quadro dove si presagisce la morte di Carmen e si intravedono i primi segni di perdita di razionalità di Don José, atta a spezzare la luminosità, a tratti intensa, che domina sovrana negli altri tre quadri.

La regia di Emilio Sagi, ripresa da Nuria Castejón, sfrutta sapientemente le monumentali scene, innestando tutta la narrazione e connotando magistralmente ogni personaggio. In tal senso fortemente dicotomica la caratterizzazione di Carmen e Micaëla, ed enorme la traiettoria involutiva di Don José, all’inizio totalmente focalizzato sul proprio lavoro e sui suoi valori famigliari. Molto curata risulta essere la gestione delle masse in scena e ben armonizzate i momenti individuali, quelli duali e quelli gruppali. Al centro dell’intenzione regista è investigare il rapporto tra amore e seduzione, e imporre l’amore come una forza passionale a cui nessuno può porre argini, una magheria che fa perdere il senno, portando ad atti illogici e irrazionali. Un valore aggiunto è l’inserimento delle magnifiche coreografie di Nuria Castejón: il flamenco diventa un elemento connotante non solo il contesto – Siviglia -, ma anche la tensione sessuale in cui spetta anche alla donna scegliere, donna che è spesso contesa tra due uomini, proprio come accade nel triangolo Carmen, Don José ed Escamillo. Un elemento dunque, di grande movimento e di grande sensualità, già manifestata nelle coreografie che vedono al centro la protagonista. Ben rappresentati sono il movimento iniziale di alcuni mimi sul telo rosso durante l’ouverture, l’uccisione del tenente Zuniga per mano di Remendado e Dancairo, l’interrogazione dei tarocchi in cui Carmen si unisce a Mercedes e Frasquita, l’incontro tra Escamillo e Don José, finito senza morti, grazie all’intervento dei brigantieri, e il dialogo finale tra la protagonista e il suo ex che finisce con la morte di lei e l’auto-denuncia di lui. Molto raffinati e perfettamente idonei all’allestimento i costumi di Renata Schussheim.

Molto buona la direzione di Donato Renzetti che ben guida l’Orchestra dell’Opera Carlo Felice, curando sempre il rapporto tra buca e cantanti e dando il giusto risalto alle parti solistiche. La sua lettura dell’opera è coerente anche se, a volte, abbiamo trovato un’ampiezza di movimento al limite con la lentezza che poteva rischiare di esasperare. Validissima la prova tanto del Coro dell’Opera Carlo Felice, istruito da Claudio Marino Moretti, che risulta sostenitivo per i solisti, compatto e coeso, quanto quella del Coro di voci bianche, diretto da Gino Tanasini, capace di colorati virtuosismi e di movimenti scenici non da poco.


Un cast veramente di qualità: tutti hanno partecipato all’ottima riuscita della serata.
Annalisa Stroppa veste con naturalezza i panni di Carmen, dominandone il personaggio, di cui incarna la femminilità, mai ostentata, anzi sempre resa raffinatamente. Una vocalità pastosa, potente nei centri e ben controllata negli acuti, le consente di veicolare una carnalità speciale, rafforzata da una espressività corporea veramente impressionante. Il tutto la proclama simbolo della libertà della donna, proprio come il suo personaggio si definisce ricorrendo alla terza persona Mai Carmen cederà, libera è nata, libera morirà.

Francesco Meli, da tenore di classe e di esperienza qual è, risolve il ruolo di Don Josè, con intelligenza ed eleganza, più che con ardore e passione. La vocalità luminosa, il bel timbro, la sua solida tecnica gli consentono di muoversi agilmente nella partitura del compositore francese, sia nelle parti soliste sia in quelle di insieme, ma da questo personaggio ci immaginiamo una qualità energetica differente, un pizzico di controllo in meno forse.
Luca Tittoto è stato un buon Escamillo. Il notevole sostegno, la buona proiezione e la valida tecnica dialogano bene con la partitura che Bizet attribuisce al toreador. Scenicamente invece è risultato un po’ altalenante: in alcuni momenti avremmo voluto maggiore ampiezza dei movimenti e soprattutto maggiore dinamismo.

Giuliana Gianfaldoni ha vestito i panni di Micaëla con grande compostezza, rendendo con maestria, sia vocalmente sia scenicamente tutte le sfumature del complesso personaggio, antagonista in tutto della protagonista. Il soprano, che vanta una canna di calibro con degli ottimi pieni centrali e che svetta con precisione negli impervi acuti, ci ha deliziato con delle mezze voci delicatissime, toccando importanti climax emotivi.

Vittoriana De Amicis, nei panni di Frasquita, e Alessandra Della Croce, in quelli di Mercédès si distinguono per una vocalità interessante e per la naturale capacità di armonizzarsi in scena. Sempre nella parte, interagiscono tra di loro e in particolare con Carmen caratterizzandosi per una linea di canto morbido e per una corretta emissione di voce. La scena della lettura delle carte rappresenta un cameo per l’allestimento proposto a Genova.

Decisamente appropriate e convincenti anche le prove di Luca Dall’Amico (Zuniga), Armando Gabba (Le Dancaïre), Saverio Fiore (Le Remendado) e Paolo Ingrasciotta (Moralès).

Il bellissimo spettacolo sarà in replica, oggi, domenica 18 alle ore 15.00 (turno C), venerdì 23 alle ore 20.00 (turno B), sabato 24 alle ore 15.00 (turno F) e domenica 25 alle ore 15.00. I cast sono due: infatti nei ruoli più importanti si alterneranno al primo cast su presentato, Caterina Piva (Carmen), Amadi Lagha (Don Josè), Abramo Rosalen (Escamillo), Angela Nisi (Micaëla). A nostro avviso, comunque da non perdere!
Annunziato Gentiluomo
[Foto di Marcello Orselli]
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