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Un valido cast per “La Resurrezione” di Händel a Roma

Un valido cast per “La Resurrezione” di Händel a Roma

Un piacevole e ben armonizzato allestimento per l’oratorio La Resurrezione di Georg Friedrich Händel, andato in scena il 4 luglio scorso, nella suggestiva cornice romana della Basilica di Massenzio. Seguendo la propria intenzione registica, Ilaria Lanzino presenta la morte di Gesù non come un evento biblico e sacro bensì come una tragedia umana legata alla vita

Un piacevole e ben armonizzato allestimento per l’oratorio La Resurrezione di Georg Friedrich Händel, andato in scena il 4 luglio scorso, nella suggestiva cornice romana della Basilica di Massenzio.

Seguendo la propria intenzione registica, Ilaria Lanzino presenta la morte di Gesù non come un evento biblico e sacro bensì come una tragedia umana legata alla vita quotidiana di un gruppo familiare, in cui emerge il tema della fede. L’antidoto per la Resurrezione finale è l’Amore che porta Lucifero ad indossare le ali bianche dell’Angelo che invita, sin dall’inizio, le anime dei presenti ad avere fede in Dio per la Resurrezione di Gesù.

Potendo contare sulle essenziali e funzionali scene di Dirk Becker, basate su un pannello rotativo in cui sono state rappresentate le tre scene dell’oratorio (la chiesa, a indicare l’aspetto liturgico, la casa quello intimo, familiare, e il corridoio di un ospedale , la rinascita e quindi la Resurrezione), valorizzate dalle luci curate da Marco Filibeck, e ricorrendo ai bei costumi, con un taglio moderno e, a tratti eccentrico, firmati da Annette Braun, Ilaria Lanzino ha potuto rappresentare in chiave contemporanea una narrazione dal gusto barocco. 

Inoltre, ha molto ben gestito gli spazi e le interazioni tra i protagonisti, con idee originali, valorizzando al meglio una location straordinaria che non stanca mai di stupire, nonostante la caoticità di Roma con i suoi “fastidiosi” rumori. Il tutto – il suono dei clacson e delle sirene delle ambulanze, il rumore delle auto da Rally impegnati in tre giorni di gare proprio a ridosso della Basilica, il cinguettio degli uccelli che si posavano proprio sopra il palco, quasi in religioso ascolto – era così ben confezionato da far pensare che anche quelle cacofonie fossero elementi scenici.

George Petrou ha, con maestria e precisione, riletto le magnifiche pagine dell’oratorio, guidando con attenzione i validi maestri dall’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori, e curandone il rapporto con i solisti.

Questi ultimi sono stati tutti assolutamente all’altezza del loro ruolo, contribuendo al meglio alla buona uscita della messinscena.

Il basso-baritono Giorgio Caoduro è sicuramente la figura che spicca di più insieme all’Angelo, interpretato dal soprano Sara Blanch. Una voce potente, ma al tempo stesso soave quella di Caoduro, che veste con coloritura e agilità il ruolo di Lucifero: nel finale, interiorizzata la Resurrezione, indossa le ali bianche dell’Angelo, a simboleggiare la vittoria dell’ Amore sul male.

Sara Blanch, invece, si mostra padrona della scena, caratterizzandosi per un argenteo squillo e per la sua versatilità, e mantenendo un timbro in linea con le propria partitura.

Oltre a questo scontro tra bene e male, simboleggiato da Lucifero e l’Angelo, si evince il tema del dolore per la scomparsa prematura di Gesù.

Ana Maria Labin, nel ruolo di Maria Maddalena, si è immedesimata egregiamente nella parte scegliendo per l’appunto un registro dolente senza mai eccedere, controllando in modo particolareggiato il proprio strumento.

Buona anche la performance di Teresa Iervolino che, come Cleofe, ha offerto un’ottima prova di intensità vocale e musicale. 

Colpisce la voce del tenore Charles Workman, nei panni di San Giovanni, che, nella Scena V dell’ultimo atto, è capace di soavi pianissimi che accarezzano magistralmente il silenzio assoluto della Basilica di Massenzio, rendendo poetica e aggraziata l’aria finale.

L’opera ha riscontrato un notevole successo, in quanto gustabile anche da un pubblico non esperto per la chiarezza della linea musicale del compositore inglese-tedesco e per il messaggio religioso a cui noi italiani siamo socializzati e il cui contenuto continua ancora oggi a destare stupore.

Il programma del Caracalla Festival 2025, che si concluderà il 7 agosto, prosegue sia alla Basilica di Massenzio sia alle Terme di Caracalla con altri spettacoli, quali, ad esempio, West Side Story diretto da Michele Mariotti e La traviata diretta da Francesco Lanzillotta.

Francesco Romeo

[Foto di Fabrizio Sansoni]



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