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Resistenza antimicrobica, il report dell’OMS

Resistenza antimicrobica, il report dell’OMS

Si tratta di uno studio effettuato in 114 Paesi, riguardo alla resistenza agli antibiotici. I risultati sono pubblicati nel nuovo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e ci dicono qualcosa di importante. Stiamo parlando di una crescente resistenza agli antibiotici, rilevata in tutte le aree della ricerca. Keiji Fukuda, che dell’OMS è il Vice Direttore Generale

AMRfrontpage2Si tratta di uno studio effettuato in 114 Paesi, riguardo alla resistenza agli antibiotici. I risultati sono pubblicati nel nuovo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e ci dicono qualcosa di importante. Stiamo parlando di una crescente resistenza agli antibiotici, rilevata in tutte le aree della ricerca. Keiji Fukuda, che dell’OMS è il Vice Direttore Generale per la Sicurezza sanitaria, sostiene che sia ormai urgente un’azione coordinata da parte di molti stakeholder. Se non vogliamo entrare in una vera e propria era “post-antibiotica” occorre poi concentrarsi ancora sulle più importanti forme di prevenzione, quali l’accesso ad acqua pulita, le condizioni igieniche generali, e infine la vaccinazione. La ricerca mette poi in luce la mancanza o l’inadeguatezza, in alcuni Paesi, degli strumenti chiave per affrontare la resistenza agli antibiotici. Parliamo di informazione su quali sono i patogeni, di monitoraggio, di sorveglianza, di standards metodologici, di condivisione dei dati e coordinamento.aepdentaIt
L’OMS inoltre pone l’attenzione sulla necessità di produrre una nuova diagnostica, e anche nuovi antibiotici e nuovi strumenti per rispondere a questa diffusa resistenza. Seguono poi una serie di indicazioni sulle azioni e comportamenti che ciascun gruppo sociale coinvolto può attuare. Gli operatori sanitari e i farmacisti devono prescrivere antibiotici sono se strettamente necessari e per la cura della malattia, mentre i pazienti devono utilizzarli solo quando siano prescritti dal medico, seguendo per intero la prescrizione. Sempre gli operatori sanitari possono migliorare la prevenzione e il controllo delle infezioni, mentre sta ai rappresentanti politici il compito di attuare un monitoraggio della resistenza e migliorare le capacità di analisi di laboratorio. Sempre i politici, insieme all’industria, dovrebbero promuovere l’innovazione e la ricerca, e infine la condivisione delle informazioni tra tutti i soggetti.
Chiara Trompetto

[fonti delle immagini: aepdental.it, cesda.net, who.int]

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