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Un’eccellenza: Jacopo Sipari di Pescasseroli tra le note e il diritto

Un’eccellenza: Jacopo Sipari di Pescasseroli tra le note e il diritto

Dopo averci entusiasmato nella direzione di Norma al Teatro Greco di Siracusa, aspettiamo ci stupisca ne Il barbiere di Siviglia, opera per la prima volta a Taormina l’8, l’11 e il 14 agosto, ma nel mentre siamo riusciti a intervistare il giovane e talentuoso direttore d’orchestra Jacopo Sipari di Pescasseroli. In primis, Maestro ci può raccontare

Jacopo 443Dopo averci entusiasmato nella direzione di Norma al Teatro Greco di Siracusa, aspettiamo ci stupisca ne Il barbiere di Siviglia, opera per la prima volta a Taormina l’8, l’11 e il 14 agosto, ma nel mentre siamo riusciti a intervistare il giovane e talentuoso direttore d’orchestra Jacopo Sipari di Pescasseroli.

In primis, Maestro ci può raccontare come si è avvicinato alla musica?
Il primo ricordo che ho del mio rapporto con la musica è un frammento di memoria della mia infanzia a casa dei miei nonni che avevano un bellissimo LUX_5328pianoforte. Ogni volta che andavamo a trovarli per me era motivo di doppia felicità perché vedevo loro e potevo finalmente rimettere le mani su quello strumento “prodigioso” che non mi stancavo mai di suonare. Da quel momento tutti i ricordi della mia infanzia sono legati alla musica in un modo o nell’altro. Qualsiasi cosa io facessi questo legame con la musica sembrava essere assolutamente naturale, quasi direi “determinante e determinato”.

Può ripercorrere con noi le tappe più importanti della Sua carriera?
BELLAHo dedicato tutta la mia vita allo studio in generale e alla musica in particolare. Fin da piccolo ho sempre saputo che avrei fatto non un “musicista in generale” ma il direttore d’orchestra,  come a volte accade a quei ragazzi che sognano di fare non il calciatore in generale ma l’attaccante. Ho studiato al Conservatorio de L’Aquila da bambino, poi mi sono trasferito prima a Londra, quindi negli Stati Uniti completando la mia preparazione. Momento determinante nella mia carriera però è stato il momento del terremoto dell’Aquila. Da quel giorno, avendo perso praticamente tutto, ho compreso quanto davvero solo la musica DB7_0728mi appartenesse e che nessuno o nessuna cosa avrebbe mai potuto strapparmela via, come invece successe per la mia casa e i miei affetti cari.

Ho suonato moltissimo in Italia e all’estero e tra le esecuzioni che ricordo con maggiore soddisfazione, posso annoverare: il concerto solenne per i Cento anni del Terremoto della Marsica, evento trasmesso la Notte di Pasqua 2015 in mondovisione (20 febbraio 2015); il Concerto di Natale per i detenuti e gli ergastolani del Carcere di Rebibbia, evento trasmesso da RAI – TG2 Costume e Società il giorno di Natale del 2014; Pacem in terris, Concerto internazionale di Natale per Papa Francesco, in diretta mondovisione dalla Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma in collaborazione con Tosca, Ivana Spagna, Grazia Di Michele, Roberta Faccani, Nicola Gargaglia, Simona Molinari, Sal Da Vinci, Ron, Silvia Capasso, Mietta, Luisa Corna, Andrea Mirò, Giulia Luzi, Chiara Taigi con la partecipazione straordinaria della star internazionale Amii Stewart e con Andrea Roncato, Valeria Fabrizi, Fioretta Mari, Elisabetta Pellini, Guillermo Mariotto, Alda IMG_7476-1_pp_msD’eusanio (28 novembre 2014); il Requiem K 626 di W. A. Mozart con la partecipazione straordinaria di Simona Molinari in occasione del Concerto Istituzionale per il quinto anniversario delle vittime del Terremoto de L’Aquila in diretta mondovisione per TELEPACE dalla Basilica di San Giovanni in Laterano; nonché la Finale in diretta mondovisione del Concorso Internazionale di Musica Sacra con Toni Gradsack (Casting Director Festival di Salisburgo), Joel Revelle, Thomas Albert, Paolo Monacchi (Managing Director Allegorica Opera Management – Parigi), Micha  van jacopo sipari 4Hoecke (Artistic Director Rome Opera House Ballet), Zheng Zhou, Peter Dvorský (Director Bratislava Opera House), Catherine von Mutius (CEO – General Manager Music Concept – Munich) e Daniela de Marco.

Non bisogna dimenticare però altri due importanti concerti quali l’esecuzione integrale di Petite Messe Solennelle di Rossini al Solenne Concerto per i cittadini di Roma Capitale in occasione del compleanno di S. Santità Papa Benedetto XVI, dinanzi alle più importanti cariche dello Stato Italiano e della Santa Sede e il Concerto Istituzionale di ChiJacopo-Sipari-Di-Pescasseroli-direttore-dorchestra-intervista-foto3-1024x681usura per CALRE – Conferenze Delle Assemblee Legislative Regionali Dell’Unione Europea dinanzi ai rappresentanti politici di mezza Europa.
Indimenticabile per l’evoluzione strutturale della mia carriera musicale da una parte la nomina nel 2014 a  “più giovane membro” dell’Accademia Tiberina (dopo Ottorino Respighi, Franz Liszt, Gioachino Rossini e Vincenzo Bellini) nonché nel 2012 la nomina a Cittadino Onorario d’Abruzzo per meriti nel campo della diffusione di musica e  cultura dall’altra la copertina dedicatami dalla prestigiosa rivista MYTIME nell’aprile 2014 nonché il servizio integrale aJacopo 33d aprile 2015 della RAI – Radiotelevisione Italiana – attraverso il settimanale di TG1 – TvSette.

Abbiamo apprezzato i risultati anche al di fuori del campo musicale. Una brillante laurea in Legge, il conseguimento di un dottorato, l’assistenza alla cattedra di Diritto Penale a Roma Tre e il più giovane avvocato del Tribunale Apostolico della Rota Romana. Come riesce a conciliare questi tre mondi – musica, ricerca e avvocatura – e soprattutto a portare avanti tutto in modo così brillante?
Jacopo Sipari11Nella mia vita, come già  dicevo, ho sempre dedicato la gran parte del tempo allo studio. I risultati sono venuti quindi naturalmente. Poi tutto sta, come dico sempre,  a cercare ogni volta di mettere un po’ di musica nel diritto e un po’ di diritto nella musica.

La Sua bellezza estetica non la scopriamo certo noi. Riteniamo sia un dato di fatto. Ha favorito, crede, la Sua carriera artistica o a volte ha causato spiacevoli incomprensioni e ritardi?
Sappiamo tutti quanto l’immagine conti nel nostro mondo e, soprattutto, nel nostro tempo. Nel mio caso posso affermare con certezza che indubbiamente il mio aspetto ma soprattutto il mio carattere forse mi hanno posto in una posizione favorevole in alcune situazioni specifiche. In altri casi però non è andata così: purtroppo l’immagine del direttore d’orchestra non è certo quella del ragazzo atletico e giovane. Molti sono stati i momenti in cui ho dovuto superare una prima fase di titubanza impregnata di quel preconcetto grossolano per cui “chi è bello non può certo essere anche bravo”.  Io al contrario ho sempre sostenuto che la classe, l’eleganza, la bellezza, il “tenere al proprio aspetto esteriore” siano sintomi di grande Jacopo sipari 5attenzione verso la propria persona e di rispetto verso gli altri. Segni di intelligenza insomma da non mettere “all’indice”, ma da valorizzare e apprezzare.

Quando si approccia a uno spartito e a un nuovo autore, da dove parte? Si immerge in ascolti di passate incisioni? In uno studio matto e disperatissimo? O si dedica in modo totalizzante alla pragmatica musicale?
Ogni volta la situazione è diversa. La mia posizione poi è certamente più complessa di quella di un altro musicista. Io di solito tendo prima a leggere più volte la Jacopo 43partitura cercando di sviscerarla il più possibile senza però snaturare la bellezza mistica dell’autore. Innegabile è quindi l’ascolto successivo delle più grandi interpretazioni del passato o del presente, soprattutto degli interpreti che maggiormente consideriamo come dei “mostri sacri” da cui attingere incessantemente. Riccardo Muti, Herbert von Karajan, Carlo Maria Giulini, tra tutti i punti di riferimento che reputo irrinunciabili.
Poi tutto questo deve inevitabilmente essere “bagnato” dalla voce del proprio cuore: è necessario ogni volta cercare di trovare la chiave di lettura DSC_3547emozionale più profonda. A mio avviso, ciò che più conta sia scatenare un’emozione nell’ascoltatore, che sia condivisa o meno, ma pur sempre presente.
Questo è il momento più importante dello studio di una partitura: comprendere e trasmettere a se stesso prima e agli altri poi l’emozione che serpeggia tra le note.

Passiamo alla Norma del Teatro Greco di Siracusa. Quali sono stati gli aspetti fondamentali della sua direzione? 
Norma_Siracusa1Premetto che ritengo “Norma” uno dei capolavori più grandi mai scritti. Io sono letteralmente “innamorato” di quella partitura. È un coacervo di emozioni determinate da un insieme fortissimo di sentimenti umani che si scatenano senza limite. L’amore, la morte, il senso dell’onore, la patria, la nazione, Dio, il servire qualcosa di più grande e la guerra con il proprio cuore. Insomma è un’opera che ci ricorda quanto noi umani a volte possiamo essere divini. Per una partitura del genere lo studio non finisce mai. Ogni volta uscivano fuori altre cose, Norma_siparialtri dettagli, altre profonde relazioni da rimarcare. Posso dire che ancora adesso sento su di me il peso musicale e morale di quelle emozioni.
Durante la direzione ho cercato di dare moltissimo rilievo alla linea melodica dei cantanti creando frequenti differenze emozionali con colori a volte forti a volte tenui per esaltare “il miracolo del cuore” che Bellini ha voluto regalarci. Fondamentali sono state la ricerca incessante delle dinamiche in questo jacopo_sipari_2equilibri tra il “naturale e l’innaturale” e l’esaltazione dei solisti nei momenti di maggiore pathos. Ho cercato di non relegare l’orchestra a mero contorno o accompagnamento, ma a renderla in qualche modo protagonista vera.

Maestro, ce ne siamo accorti. Lasciando la sua magnifica performance in Norma, rispetto invece alla sua direzione de Il barbiere di Siviglia, cosa ci può anticipare?
Preferisco non anticipare proprio tutto per non rovinare la sorpresa! Posso solo dirvi che la scenografia è assolutamente nuova e avvincente. Tutto si Jacopo 44svolgerà in una grande galleria di quadri, ognuno dedicato a un personaggio. Questi interagiscono uscendo fuori da una cornice per entrare nell’altra. Sarà uno spettacolo veramente impressionante e fuori dal comune.
Musicalmente ho pensato ad alcune soluzioni ispirate all’estrema leggerezza e rapidità con cambi improvvisi di colore musicale al fine dal lasciare in continua “felice tensione” lo spettatore.
Tutta l’opera sarà un continuo turbinio di emozioni che si susseguiranno con frequenti colpi di scena interpretativi dei cantanti che danno al tutto quel pizzico di gusto in più che rende questo capolavoro rossiniano tra i più belli nella storia della lirica. Da non perdere il finale del primo atto. Letteralmente pazzesco!!!

Cosa si avverte a lavorare in luoghi stillanti storia e vissuti, come il Teatro Antico di Taormina e il Teatro Greco di Siracusa?
Penso sia uno dei privilegi più grandi che possano capitare a una persona nella vita. Dieci anni fa mi sono trovato in questi stessi posti da visitatore come la gran parte degli studenti di liceo italiani ed europei per vedere le Tragedie jacopo 332o semplicemente per ammirare la grandezza della classicità.
Ora immaginate cosa voglia dire trovarsi dall’altra parte, chiamato a fare quello per cui si è nati, esprimere finalmente se stessi avvolto dall’immensità della storia e della cultura. Non ha prezzo.

Com’è lavorare con Enrico Castiglione come regista?
Enrico Castiglione è un regista di fama mondiale che ha costruito alcuni tra gli allestimenti più suggestivi degli ultimi anni. Per me è stato indubbiamente motivo di jacopo e enrico castiglionegrande gioia lavorare con la sua arte. Mi sono trovato benissimo fin da subito: la sua concezione dell’opera lo porta a creare continue e frequenti “installazioni” vere e proprie che esaltano il gusto musicale fomentando l’esecuzione musicale. In tal modo non c’è da nascondere che alcuni disegni musicali nascono proprio ispirandosi alle sue scenografie, in termini soprattutto di morbidezza, delicatezza o forza, eleganza, stile. Cerco di interpretare per quanto possibile la sua “volontà grafica” trasformandola in intenzioni musicali.

Vive bene, normalmente, il complesso e allo stesso tempo determinante rapporto direttore d’orchestra-regista d’opera?
In generale assolutamente sì.DSC_3547 È difficile che non vada d’accordo con un regista. Cerco anzi di apprendere quanto più possibile per mutuare il proprio pensiero in musica. Credo fortemente che proprio dalla solidità di questo rapporto dipenda l’ottima riuscita dell’opera.

Approfondiamo i compositori che predilige: Mozart e Rossini. Cosa percepisce dentro di Lei quando si trova di fronte un’orchestra che deve armonizzare per rendere al meglio quanto questi due autori hanno lasciato?
Jacopo 454Un immenso senso di rispetto. Mozart è stato, secondo me, il genio incontrastato della musica mondiale di sempre, il “prediletto degli dei” direbbe qualcuno. Avvicinarsi ad una cosa del genere sarebbe presuntuoso e poco razionale. Bisogna quindi cercare con immenso rispetto di cogliere la sua grandezza e lasciarla esplodere con tutta quella forza che solo un compositore del genere sa esprimere. Rossini, invece, è il “cuore dell’italianità” più vera. Il suo “crescendo” è qualcosa che intacca il cervello oltre che il cuore, e ti regala una scarica di emozioni senza eguali perché parla alla nostra vita, alle nostre più profonde emozioni.

Nel nostro incontro, dopo gli apprezzamenti alla sua performance, affermò che forse avrebbe dovuto “controllarsi” di più nell’atto del dirigere  musicalmente un’opera. Pensando a questa dichiarazione, ci viene spontaneo chiederLe: c’è dunque una considerevole differenza nella direzione di una sinfonica rispetto a un’opera? Quali sono gli elementi che un direttore deve tenere in conto in entrambe le situazioni?
Assolutamente sì. La musica sinfonica comporta un’attenzione per gli esecutori assolutamente diversa Jacopo sipari2rispetto a quella operistica. L’Orchestra nell’opera accompagna una “scena di vita” che gli spettatori devono vivere con assoluto trasporto. Nella musica sinfonica invece è chiaro che è la stessa Orchestra a vivere da protagonista e con lei il direttore può esprimere una maggiore dinamicità e trasporto.

Quali sono a suo avviso i punti di forza e debolezza degli enti lirici italiani rispetto alle realtà straniere con cui si è confrontato?
È sotto gli occhi di tutti quanto l’Italia della cultura stia cambiando di pari passo con un sistema generale DSC_3549ormai in crisi.
Non c’è solo però da lamentarsi di questo “status quo”: bisogna piuttosto prendere atto di un momento di profondo e radicale “cambiamento” che inevitabilmente sarebbe prima o poi arrivato. Troppi sprechi, troppi disavanzi o gestioni azzardate negli ultimi anni hanno “impoverito” le menti e il portafoglio di questo Paese e il risultato è quello che vediamo giornalmente: teatri che chiudono, orchestre dismesse, enti in affanno con relativa crisi di ricambio perché nessun giovane ormai investe più sul proprio talento musicale in Italia sapendo molto chiaramente Jacopo 2111come tale talento, unito ad anni e anni di studio e sacrifici, difficilmente verrebbe “recepito” nell’ingolfato sistema musicale italiano. Vivendo parecchio all’estero, ho potuto confrontarmi con realtà anche nuove, e non solo di consolidata e provata antichità, che proponevano solidi investimenti pubblici e privati atti a garantire produzioni di ampia portata sia nel campo lirico sia in quello sinfonico. Mi ha colpito il livello musicale letteralmente impressionante di queste produzioni proprio perché i giovani si trovavano ad essere motivati da obiettive e concrete speranze di lavoro nelle varie forme che la musica viene ad Jacopo 44esprimere.
A ciò si aggiunga il coraggio di società manageriali ed enti stranieri di costruire percorsi che facilitano e premiano i giovani più talentuosi sviluppando così, da una parte, il vivaio “nazionale”, e, dall’altra, assicurando un ottimo livello “generale” di classe distribuito su larga scala.
Si dovrebbe decidere di investire in tal modo pure in Italia giacché anche noi abbiamo immense fucine di talento, di voglia di fare, di eleganza del pensiero musicale, di coraggio.
Sarebbe davvero un peccato vedere la più grande forza di cui disponiamo, la cultura, svanire così a colpi di superficialità.

In un momento di discussione sull’acquisizione straniera dell’industria italiana, vedi quanto è avvenuta, fra le tante altre, alla Ducati Motor Holding S.p.A., alla Invernizzi, alla Ferrè, alla Perugina, all’Algida, una vera e propria occupazione, oseremmo dire, cosa sta avvenendo, a Suo avviso, a livello di “opera lirica”, essendo essa stesa uno storico made in Italy?
Questa purtroppo è una domanda che tocca un argomento davvero delicato. Tutta la musica italiana sta Jacopo222vivendo un periodo di pericolosa flessione ormai evidente sotto gli occhi di tutti. Investire su questa dimensione come fosse propriamente un prodotto pregiato della migliore tradizione nazionale penso possa essere l’unica soluzione per dare una boccata di ossigeno a un mondo che altrimenti è davvero destinato ad appassire miseramente.

Da una mente geniale e frizzante come la Sua, ci aspettiamo una pubblicazione critica. Sbagliamo?
Diciamo che mi piacerebbe molto lavorare in questo senso sulle opere di musica sacra di Mozart, ma magari è qualcosa che rimanderò a fra molti anni.

Quali sono i Suoi prossimi progetti? 
Tornerò in Israele a settembre per concludere alcuni lavori musicali e per prepararmi a un anno molto intenso legato soprattutto a produzioni di musica leggera, ma non voglio anticipare nulla. Sono un artista e quindi molto scaramantico.

So che ha un desiderio…
Vorrei dedicare “Il barbiere di Siviglia” di Taormina a una cara amica scomparsa, l’attrice Monica Scattini, amica vera, sempre drammaticamente onesta, sempre felicemente originale con tutti, compagna di sorrisi, di feste e di confessioni. Questo Barbiere con tutta la sua allegria e i suoi paradossi è per lei!
Annunziato Gentiluomo

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