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A Reggio Emilia la mostra “Gli Etruschi e gli altri”: l’Emilia felix terra d’incontri

A Reggio Emilia la mostra “Gli Etruschi e gli altri”: l’Emilia felix terra d’incontri

Ai Musei Civici di Reggio Emilia Gli Etruschi e gli altri. Reggio Emilia terra di incontri, la mostra a cura di Roberto Macellari. Nel centocinquantesimo del riconoscimento di una presenza etrusca nel Reggiano, una conferma e una risposta di Reggio Emilia città etrusca. Promossa dalla Fondazione Manodori, dal Comune di Reggio Emilia – Musei Civici e

Ai Musei Civici di Regunnamdedgio Emilia Gli Etruschi e gli altri. Reggio Emilia terra di incontri, la mostra a cura di Roberto Macellari. Nel centocinquantesimo del riconoscimento di una presenza etrusca nel Reggiano, una conferma e una risposta di Reggio Emilia città etrusca.

Promossa dalla Fondazione Manodori, dal Comune di Reggio Emilia – Musei Civici e dalla Soprintendenza dei Beni archeologici dell’Emilia Romagna, l’iniziativa nasce in seno a Expo 2015 (la mostra è aperta per tutto il periodo dell’Esposizione universale, dal 13 dicembre scorso fino al 31 ottobre 2015) e, nel centocinquantesimo del riconoscimento di una presenza etrusca, intende porre in evidenza un territorio che fin dall’antichità costituisce uno straordinario crocevia di legami tra popoli quali Etruschi, Liguri, Celti, Umbri. Quasi a metaforizzare, o meglio prefigurare, il villaggio globale del terzo millennio.
Nel 1864 don Gaetano Chierici diede notizia di un’iscrizione rinvenuta a Castellarano. Senza esitazione la attribuì agli Etruschi, riconoscendone la presenza nel luogo prima dell’avvento dei Romani. Da allora in poi, dunque, le indagini sulla presenza etrusca tra il Po, l’Enza e l’Appennino hanno messo in evidenza il rilievo che Reggio Emilia aveva assunto anche rispetto alle province limitrofe.

L’esposizione pone l’accento sul quadro di una realtà composita. In essa gli Etruschi, depositari della cultura scritta, detednevano le leve del potere politico ed economico – almeno fino dal tardo VII secolo a.C. – in rapporto con Liguri e Celti e, meno certamente, con Umbri. Insomma, il Reggiano come territorio di incroci culturali facilitato da un reticolo di strade che consentiva la circolazione di individui portatori di lingue, culture e religioni differenti. Devoti di diversa cultura, accomunati dalla fede nelle stesse divinità, che convergevano poi nei luoghi di culto. Il maggiore di questi santuari era ed è a Servirola, a San Polo D’Enza, perno del culto alla dea Vei, assimilabile alla greca Demetra.
La mostra presenta circa 200 oggetti delle collezioni dei Musei Civici di Reggio Emilia, fra iscrizioni etrusche, bronzetti figurati, vasellame in bronzo e in ceramica. Sono presenti corredi funerari dei diversi gruppi etnici documentati nel Reggiano. Inoltre, presenti all’appello persino reperti dell’equipaggiamento militare, del simposio e dell’abbigliamento femminile e una rassegna epigrafica dei primi nomi a noi noti redatti in etrusco, che in alcuni casi svela l’origine etnica “altra” di personaggi poi assimilati nel nuovo contesto culturale. In mostra anche un lituo, insegna dell’augure il sacerdote addetto a tracciare le strade – e un mozzo di ruota di carro etrusco che evocano l’intensità dei traffici che animavano le vie di comunicazione. Spiccano, infine, i principali monumenti etruschi dunnamedel territorio reggiano: i due cippi istoriati e iscritti rinvenuti vicino a Rubiera, che restituiscono nomi etruschi dietro i quali si celano origini diverse.

Il progetto Gli Etruschi e gli altri. Reggio Emilia terra di incontri, comprende, in aggiunta alla grande mostra, la pubblicazione di un volume omonimo promosso dalla Fondazione Manodori, edito da Skira e  curato da Roberto Macellari, responsabile delle collezioni archeologiche ed etnologiche dei Musei Civici di Reggio Emilia. Il libro include il saggio introduttivo di Giuseppe Sassatelli, direttore del Dipartimento di Storia, Culture, Civiltà dell’Università di Bologna, sulla composita realtà etnica dell’Italia settentrionale nel primo millennio a.C. che permette al lettore di spingere il proprio sguardo anche oltre i limiti amministrativi del Reggiano, verso Felsina e le altre città dell’Etruria padana. E’ presente, inoltre, un originale quanto interessante contributo di Nicola Cassone su Il nome del monte Surano, probabile sede di un culto a divinità infernali.

Ai Musei Civici di Reggio Emilia fino al prossimo 31 ottobre la mostra Gli Etruschi e gli altri. Reggio Emilia terra di incontri. L’ennesima eccellente dimostrazione di un Emilia felix. Quel suo essere eterno croiseul latino.

Giuseppe Parasporo
[Fonti delle immagini: reggioemiliaturismo.provincia.re.it]

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