Filippo de Pisis, Franco Fortini, Alfonso Gatto, Mario Lattes, Carlo Levi, Mino Maccari, Eugenio Montale, Pier Paolo Pasolini, Giuseppe Zigaina, sono tutti artisti del Novecento accomunati da una caratteristica in particolare: all’inizio della loro carriera hanno sperimentato diverse forme d’arte prima di scegliere quale intraprendere. Tra di loro ci sono pittori che sono anche poeti
Filippo de Pisis, Franco Fortini, Alfonso Gatto, Mario Lattes, Carlo Levi, Mino Maccari, Eugenio Montale, Pier Paolo Pasolini, Giuseppe Zigaina, sono tutti artisti del Novecento accomunati da una caratteristica in particolare: all’inizio della loro carriera hanno sperimentato diverse forme d’arte prima di scegliere quale intraprendere. Tra di loro ci sono pittori che sono anche poeti e poeti che scrivono attraverso la pittura. Questa è la ragione del titolo di della mostra, con la quale la Fondazione Bottari Lattes vuole indagare questi tratti e gli intrecci tra arte visiva e scrittura poetica.
Spiega il curatore Marco Vallora: “Il titolo della mostra richiama una circolarità, un volano che evoca un’incertezza feconda tra arte e poesia. È un fenomeno ovviamente non soltanto italiano, ma in Italia ha avuto alcuni esiti assai curiosi: artisti che all’inizio del loro percorso sono indecisi sulla strada da prendere, se farsi pittori, poeti, musicisti o saggisti. Il problema è comune a molti artisti europei, basterebbe rileggersi l’epistolario tra Schönberg e Kandinskij“.
Troviamo esposto il “Beccaccino” di Filippo de Pisis, simbolo di una vera amicizia con Eugenio Montale, due artisti nati nello stesso anno (1896) e conosciutisi nel 1919 post-bellico. Nel 1939 Montale invia al pittore, che sa anche essere poeta, una copia delle Occasioni, con dedica. In risposta, De Pisis gli regala una bellissima beccaccia su sfondo marino, un dono importante, per catturare anche la benevolenza del poeta. La mostra espone anche la lettera di Montale a De Pisis, in cui tra le altre cose gli confida: “Lei non lo sa, ma sono anche io pittore, e forse più bravo di lei”. Accanto a manoscritti di poesie del De Pisis-scrittore, sono esposti libri rari, suoi appunti sulla storia dell’arte, tele che omaggiano il tema del libro, della penna-piuma, del sonetto, e po documentazione della sua amicizia con Marino Moretti, Palazzeschi e Comisso. C’è anche un rarissimo nudino di donna, corredata da una lettera autografa di Ungaretti.
C’è anche il Montale-pittore, forse non brillante nei risultati, ma caparbio nei suoi intenti, con incisioni, tele, in dialogo con De Pisis, ma non solo. A corredo troviamo carte, lettere, autografi, fotografie.
Legami profondi con Montale sono anche quelli di Pier Paolo Pasolini, il quale inizia a Bologna come De Pisis, quale allievo di Roberto Longhi. La sua passione di storico dell’arte e di pittore permane, la filtrata nelle poesie, nei saggi, nel cinema. Con Longhi Pasolini prepara una tesi sulla pittura ferrarese, che però perde in treno. Questo evento cambia radicalmente il suo destino, portandolo a laurearsi su Pascoli con Calcaterra. Nella mostra la sua posizione di pittore viene rappresentata da opere, come autoritratti dipinti, disegni o scritti poetici. Si mette in luce la caratteristica, abbastanza unica, di Pasolini, di dipingere non solo con i colori tradizionali, ma con fondi di caffè, olio, vino. E poi spezzoni scelti e montati dai suoi film: Ricotta, Terra vista dalla luna, Che cosa sono le nuvole?, Teorema, Salò.
Personale è il legame di Pasolini con Franco Fortini (Franco Lattes), un poeta difficile e intenso, che diventerà un saggista imprescindibile, critico severo del lavoro pasoliniano. Pochi sono al corrente che non solo disegnava benissimo ritratti caustici degli amici, su libri e foglietti, ma che era anche un pittore vero, a differenza di Pasolini e Montale, avendo seguito i corsi dell’Accademia.
Mario Lattes, torinese di tradizione ebraica, ha scritto romanzi eccentrici e originali sul tema dell’ebraismo e della guerra (la sua tesi di laurea sul Ghetto di Varsavia è stata pubblicata nel 2016). Lattes progetta e pubblica per anni una celebre antologia per le scuole con le sue illustrazioni visionarie. Nella sua pittura omaggia le tematiche dei suoi romanzi, come “L’incendio del Regio” e “Il Borghese di ventura”, editi da Einaudi e ripubblicati da Marsilio. Negli anni Quaranta Lattes pubblica un’importante rivista torinese “Questioni”, alla quale collaborano autori come Adorno, Simone Weil, Zolla, Abbagnano, Navarro, Albino Galvano, Italo Cremona, con temi che si riflettono anche nella sua pittura. A testimonianza del suo rapporto con la casa editrice Einaudi (di cui Fortini, tra l’altro, è autore-traduttore-consulente), sono in mostra alcuni scambi di lettere, in particolare con Calvino.
I nomi degli artisti coinvolti nella mostra hanno tra di loro un legame sia personale che artistico, influenzandosi e stimolandosi vicendevolmente, attraversando in modo intenso il proprio tempo e lasciando con la loro produzione artistica tracce indelebili.
La mostra si inserisce nella attività della Fondazione Bottari Lattes, organizzatrice del premio letterario Bottari Lattes Grinzane (ne abbiamo parlato qui) che quest’anno ha premiato Ian McEwan per la sezione La Quercia, e di progetti per far conoscere la figura di Mario Lattes.
La mostra è curata da Marco Vallora e si terrà presso il Palazzo Banca D’Alba (via Cavour 4), l’ingresso è gratuito e inaugurerà sabato 18 novembre alle ore 18, per proseguire sino al 17 dicembre.
Gli orari saranno: da martedì a venerdì dalle 15.30 alle 19.00, sabato e domenica 10,30-18,30.
Organizzata dalla Fondazione Bottari Lattes, Poeti/Pittori/Poeti è realizzata in collaborazione e con il sostegno di Banca d’Alba, Regione Piemonte, Cassa di Risparmio di Torino, Cassa di Risparmio di Cuneo, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, con il patrocinio del Comune di Alba e del Comune di Monforte.
Redazione ArtInMovimento Magazine
[Le due opere, in ordine di apparizione: E.Montale, “Bozzetto Aprés Midi, 1948; P.P.Pasolini, Autoritratto, 1965]
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