Vi riportiamo una storia di donne e di pace, raccontata molto bene da Nicole Corritore sul sito web dell’Osservatorio Balcani e Caucaso. Siamo a Srebrenica, in Bosnia. È un nome difficile da pronunciare, non tanto per la lingua quanto per ciò che evoca a tutti noi quel nome, una storia vicina a noi nel tempo
Vi riportiamo una storia di donne e di pace, raccontata molto bene da Nicole Corritore sul sito web dell’Osservatorio Balcani e Caucaso.
Siamo a Srebrenica, in Bosnia. È un nome difficile da pronunciare, non tanto per la lingua quanto per ciò che evoca a tutti noi quel nome, una storia vicina a noi nel tempo e nello spazio, l’altra sponda dell’Adriatico, l’altro volto dell’Europa.
Sulle rive del fiume Drina, ai confini con la Serbia, c’è una cooperativa agricola fondata nel 2003 da alcune donne coraggiose. Si chiama “Insieme-Zajedno” ed è nata a seguito di un progetto di riconciliazione femminile che puntava, attraverso il lavoro, a permettere a donne di diversa appartenenza etnica o religiosa di riprendere a parlarsi e convivere pacificamente. Come questo molti altri progetti sono stati sostenuti dalla comunità internazionale per permettere ai tantissimi profughi di rientrare nella propria terra dopo la fine del conflitto. Rientro difficile, in parte per la mancanza di strutture di ogni tipo, in parte perché ritornare significava ritornare nei luoghi da dove la vita era stata strappata a forza, in un modo o nell’altro, lasciando nei rimasti una forte ostilità verso gli appartenenti agli altri gruppi etnico-religiosi. Chi ha voluto fortemente la nascita della cooperativa “Insieme-Zajedno” sono prima di tutto Rada Žarcović e Skender Hot, amici, attivi pacifisti sin dai tempi del conflitto. Rada poco dopo è diventata parte del Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS) che a Sarajevo coordinava le operazioni di aiuto di molti volontari e di associazioni diverse.
Dalla fine della guerra in poi la rete di relazioni si è allargata ma i fondi a disposizione sono andati scemando e per cercarne altri c’era bisogno di nuove idee. Così Rada è andata alla ricerca della storia di Srebrenica del paese di Bratunac, scoprendo che ai tempi della Jugoslavia unita quella era l’area di maggior raccolta di piccoli frutti, soprattutto lamponi. Ecco l’idea, allora! Con Skender altre persone, 10 in tutto all’inizio, il progetto è partito nel 2003, superando con tenacia difficoltà di ogni tipo.
Ora sono 500 le famiglie che fanno parte del consorzio per la produzione, raccolta e lavorazione dei frutti. Alcuni prodotti hanno già superato i confini nazionali e sono distribuiti anche in Italia come “I frutti di Pace”. Un nome che davvero rispecchia la realtà, che rende onore a un grande coraggio e determinazione. Sono protagoniste le donne come custodi di una terra, una comunità, una storia di cui riprendere il racconto per restituirla alle nuove generazioni senza il dolore o meglio con la dimostrazione che il dolore si possa superare, insieme.
Oggi in occasione della ricorrenza dell’8 marzo le donne della Cooperativa Insieme-Zajedno sono state invitate da un gruppo di parlamentari italiani, i Parlamentari per la Pace, e verranno ricevute alle ore 15 presso la Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati. Saluterà gli invitati il Presidente della Camera Laura Boldrini e sarà allestita contestualmente una mostra fotografica sulla guerra e la pace in ex Jugoslavia a opera del fotoreporter Mario Boccia.
Cogliamo l’occasione per porgere a tutte le donne i nostri più sinceri auguri per la Giornata internazionale della donna, per celebrare questo essere meraviglioso, per ricordarne le conquiste sociali, politiche ed economiche, ma anche le discriminazioni e le violenze cui sono ancora oggetto in molte parti del mondo… Questa mimosa è per voi, per noi…
Chiara Trompetto
[Fonti delle immagini: coop-insieme.com, parlamentaripelapace.it, balcanicaucaso.org, ristoranteilceppo.com]
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