Dario Faini (Ascoli Piceno, 17 marzo 1976) è un cantautore, paroliere e compositore italiano. Un’artista eclettico che unisce l’attività di autore dei maggiori successi discografici contemporanei -cito tra i tanti Francesco Renga, Annalisa, Giusy Ferreri, Fiorella Mannoia, Emma, Cristiano De André, Marco Mengoni e Chiara– al progetto elettronico-orchestrale Dardust. Perfettamente a suo agio nelle vesti
Dario Faini (Ascoli Piceno, 17 marzo 1976) è un cantautore, paroliere e compositore italiano. Un’artista eclettico che unisce l’attività di autore dei maggiori successi discografici contemporanei -cito tra i tanti Francesco Renga, Annalisa, Giusy Ferreri, Fiorella Mannoia, Emma, Cristiano De André, Marco Mengoni e Chiara– al progetto elettronico-orchestrale Dardust. Perfettamente a suo agio nelle vesti di attore teatrale – ha partecipato, tra l’altro, al musical La Bella e la Bestia tra il 2009 e il 2010- si racconta per Artinmovimento in occasione del triplo disco di platino conquistato da Magnifico, la hit di Fedez e Francesca Michielin di cui è autore delle musiche con Roberto Casalino e della prossima uscita -il 3 marzo- dell’album 7, per il già citato progetto Dardust.
Partiamo dalla tua attività di autore: ci sono momenti, sensazioni, emozioni che maggiormente ti ispirano e che aiutano il tuo flusso creativo?
“Tutto quello che accade aiuta il mio flusso creativo. L’ispirazione è ovunque ma è anche vero che avere un archivio artistico ed emotivo personale, dal quale andare ad attingere è fondamentale. Ascolto di tutto, guardo film e leggo libri… qualsiasi cosa che metabolizzo e mi emoziona va a finire in quello che scrivo.”
Attore, compositore, strumentista… Quanto è importante per te, accompagnare il talento con lo studio, la cultura e la disciplina?
“È fondamentale. Se decido di entrare in un contesto vado a conoscerlo in maniera viscerale quasi maniacale e ossessiva. Ascolto ogni disco che esce cercando di capire come si evolvono artisti, stili e generi… Per quello che riguarda Dardust, ho studiato in conservatorio pianoforte classico ma poi ho cominciato ad appassionarmi di elettronica e pop. Ora che è partito Dardust, che non è comunque un progetto solamente pianistico, mi sono comunque rimesso a studiare pianoforte, sto correggendo dei vizi sull’impostazione della mano che mi ero preso in questi anni. Sto ripartendo praticamente da zero. Ma quando faccio una cosa nulla deve essere lasciato al caso. Ogni decisione che prendo è perché quella cosa che decido ha un valore ed è importante.”
Hai scritto per nomi molto importanti del pop italiano. So che non si dovrebbe chiedere, ma c’è una collaborazione che più di altre ti è rimasta nel cuore?
“No, perché ogni artista ti lascia qualcosa e c’è da imparare da tutti.”
Nasci ad Ascoli Piceno, storica città della provincia marchigiana. In che modo le tue origini hanno influenzato il tuo essere artista?
“È stato fondamentale il posto in cui mi sono formato. E penso ai miei insegnanti e quanto siano stati fondamentali. È curioso ho sempre preso come modello, gli insegnanti più severi che al primo impatto mi terrorizzavano e terrorizzavano un po’ gli alunni per la loro severità. Alla fine in un modo o nell’altro con lo studio e la disciplina dovevo conquistarli e portarli dalla mia parte. Questo mi ha spinto sempre nel mio piccolo a vincere tutte le sfide. Ad Ascoli Piceno ho studiato all’Istituto Musicale Gaspare Spontini dove sono poi usciti anche Giovanni Allevi e Saturnino. L’insegnante Anna Maria Bucci, la stessa di Giovanni, era la più severa e non finirò mai di ringraziarla.”
Il progetto Dardust si snoda tra Londra e Berlino, due città che delle differenze ne han fatto ricchezza, e Reykjavic, la capitale di stato più settentrionale del mondo. Un aggettivo che possa descrivere la tua esperienza in queste città?
“Sono le tre città che hanno fatto da scenario agli artisti di cui sono sempre stato un fan…Berlino è la città che durante la mia adolescenza mi ha sempre affascinato proprio perché ha fatto da scenario a degli album che mi hanno segnato profondamente. Dalla trilogia berlinese di Bowie ad Achtung Baby degli u2 l’ho sempre immaginata a mio modo finché non mi sono trovato con Francesco Renga in studio per due lunghe sessioni e poco dopo ho deciso di tornarci per Dardust questa volta nei Funkhaus studios. Reykjavic forse è stata la spinta maggiore per Dardust, perché il mood di alcuni artisti islandesi come i Sigur Ros e Olafur Arnalds mi ha colpito in maniera viscerale. Londra sarà l’ultima tappa di questo viaggio dato che è la capitale della musica contemporanea e della contaminazione ed è per questo che, viste le diverse influenze di Dardust, l’ho scelta come tappa finale proprio per scoprire l’equilibrio perfetto di tutti gli immaginari a volte lontani, che convivono in Dardust.”
Ascoltando Sunset on M., il singolo che lancia il nuovo progetto, ci si perde in sensazioni oniriche, tra piano, archi e elettronica. La tua musica evoca artisti nordici e compositori come Michael Nyman e Abel Korzeniowski. Quali sono state le tue fonti d’ispirazioni?
“Ti ringrazio per i due riferimenti. Ti giuro che non ho pensato a nulla quando ho cominciato a scrivere ma mi sono accorto successivamente che dentro Dardust convivevano tante mie passioni e sfondi sonori che potrebbero ricordare pianisti come Arnalds, Nils Frahm, Einaudi, ma anche nomi totalmente distanti dai primi come Sigur Ros, M83 e Jon Hopkins…”
Escludere le parole superando il glottocentrismo della musica italiana. Dardust nasce direttamente come progetto strumentale?
“Decisamente. Non avrei mai avuto il coraggio di espormi con la mia voce e soprattutto con i testi che scrivo. Prima di tutto perché non credo molto in una mia ipotetica attività di “cantautore” in maniera canonica sia per quello che riguarda la parte creativa che quella “interpretativa”. La mia voce è usata in Dardust ma in maniera totalmente nuova per quello che mi riguarda… sono vocalizzi in falsetto che non veicolano testi o parole. Per quello che riguarda invece il songwriting, e’ il contesto in cui lavoro e che mi ha portato fortuna. Parlo di quello dell’autore e compositore che mi impegna tantissimo e al quale dedico la maggior parte del mio lavoro. Dardust nasce dall’esigenza creativa di decomprimermi da questo mio aspetto e di uscire fuori dagli schemi che a volte delimitano il mio lavoro come songwriter. E’ come se due personalità convivessero in me. Quando Dario songwriter è saturo di una certa attività pop autorale, “switcha” in Dardust e si libera. E quando Dardust è saturo di tutti questi spazi aperti e immaginari nordici in cui si libera, torna nella modalità “Dario Faini” in maniera cresciuta. Ognuno dei due mondi fa crescere l’altro.”
Una domanda che vorresti ti fosse posta ma che nessuno ti ha mai fatto?
“Speri che Dardust diventi parte importante della tua attività come compositore? Mi rispondo…
Sì, lo spero tanto perché ho ancora tantissime cose da dire e ci sto investendo tanto personalmente ed emotivamente.”
Mirko Ghiani
[Immagini da facebook.com/dardustofficial]
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