728 x 90

La Comunicazione Non Violenta: un primo assaggio

La Comunicazione Non Violenta: un primo assaggio

Il seguente articolo vuole essere un’introduzione della Comunicazione Non Violenta, una tecnica comunicativa, per poter poi approfondirla all’interno di un contesto scolastico e/o educativo nelle prossime pubblicazioni. Per facilitarvi la lettura e la comprensione, si farà un breve excursus riguardo la storia e le specificità di questo metodo. La comunicazione non violenta (CNV), chiamata anche

Il seguente articolo vuole esspaceere un’introduzione della Comunicazione Non Violenta, una tecnica comunicativa, per poter poi approfondirla all’interno di un contesto scolastico e/o educativo nelle prossime pubblicazioni. Per facilitarvi la lettura e la comprensione, si farà un breve excursus riguardo la storia e le specificità di questo metodo.
La comunicazione non violenta (CNV), chiamata anche con altre nomenclature come comunicazione empatica, comunicazione collaborativa o linguaggio giraffa, è un processo cgiraffa-cucciolo-1024x768omunicativo assertivo, sviluppato da Marshall Rosenberg nel lontano 1960 e diffuso dal suo Centro per la Comunicazione Non Violenta. Col termine linguaggio giraffa ci riferiamo ad una delle marionette che Rosenberg utilizza nei suoi seminari e conferenze per spiegare i metodi di comunicazione efficaci. Scelse questo animale perché il suo lungo collo gli permette di avere un’ampia visione, e perché è il mammifero terrestre col cuore più grande. Studiosi del comportamento animale hanno anche stabilito, ovviamente all’interno dei canoni etologici, che la giraffa è considerata il mammifero più empatico sul pianeta Terra.
L’empatia, si può brevemente descrivere come la capacità di mettersi in contatto attivo, mettersi in ascolto con il prossimo.
Con la CNV, oltre a8-maggio-Tra-empatia-e-aggressivita_imagefullll’empatia, l’aspetto fondamentale è l’auto-empatia, con la quale cerchiamo di attuare un percorso di consapevolezza e compassione interiore. Mettere quindi la nostra persona in condizione di potersi osservare e sentire, al contrario di quanto si possa pensare e all’opposto di come agiamo, per definire i propri sentimenti e bisogni. Se riusciamo ad entrare in contatto con noi stessi in questo modo, allora saremo in grado di essere in atteggiamento attivo e di comunicazione efficace nei confronti dell’altro.
A nostro avviso è questo l’aspetto fondamentale dal quale partire, per questo d’ora in avanti svilupperò il discorso attraverso esempi pratici di vita reale del sottoscritto.
Incominciamo dalla fase dell’osservazione.neugieriges Kind
Ricordatevi una situazione nella quale vi siete arrabbiati in maniera, secondo voi, esagerata. Scrivete in modo preciso cosa e quando è successo:
Es. “Ieri pomeriggio mi sono arrabbiato tantissimo con mia moglie, perché eravamo in ritardo per un appuntamento. Le ho detto che non gliene fregava niente delle mie cose e ho lanciato per terra delle cose”.
Occhio, perché adesso arriva il difficile. Quali sono secondo voi i bisogni non soddisfatti che ci hanno portato a reagire in tal modo?
Siete riusciti a scovarli? Difficile vero? Attenzione, si parla di bisogni, non di sentimenti.
Nel caso presentato i bisogni non soddisfatti sono, ad esempio: bisogno di reciprocità, di comprensione, di ascolto reciproco, di contribuire al dialogo, di vicinanza, di comunicazione.compassione
Adesso passiamo alla seconda fase.
Come vi siete sentiti, quali sono stati i vostri sentimenti nel non sentire soddisfatti i vostri bisogni, che vi hanno portato a questa reazione?
Per lo scrivente, di seguito, alcuni dei sentimenti scaturiti dai bisogni non soddisfatti:
rabbia, esasperazione, delusione, incomprensione, ansia, etc.
Queste due fasi, per quanto descritte in maniera concisa e siano solo la punta dell’iceberg in un percorso di perdono e mancanza di giudizio, sono l’aspetto più difficile è fondamentale di questo metodo. Solo guardandosi e “sente001-60ndosi”, fuori dai giudizi, quasi sempre indotti, possiamo comunicare con l’altro senza giudicarlo ed evitare conflitti che spesso nascono da incomprensioni. Incomprensione certo, ma nel rapporto con noi stessi.
Nel prossimo articoli descriveremo come formulare frasi in modo empatico, per potere creare una comunicazione efficace e priva di giudizi, di grande utilità in ambiente scolastico nei confronti dei propri allievi. Per maestri, mamme e papà, spiegheremo anche come modificare testi e dialoghi “violenti” che troviamo nei racconti per bambini.
Seguiteci dunque!
Fabio Gattino

[Fonte delle immagini: wallpaperart.altervista.org; 4.bp.blogspot.com; forumpace.it; casatherapy.it; counselingpisa.it; pomodorozen.files.wordpress.com]

Fabio Gattino
CONTRIBUTOR
PROFILE

Posts Carousel

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked with *

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Questo è il testo del banner.
Maggiori informazioni