Giovedì 13 aprile 2017 è stata messa in scena in prima esecuzione al Teatro Regio di Torino l’opera di Antonio Vivaldi Incoronazione di Dario, nuovo titolo del Progetto Opera Barocca e fulcro del Festival Antonio Vivaldi. La rappresentazione di questa opera giovanile e di rarissima esecuzione (la prima in tempi moderni si ebbe a Siena
Giovedì 13 aprile 2017 è stata messa in scena in prima esecuzione al Teatro Regio di Torino l’opera di Antonio Vivaldi Incoronazione di Dario, nuovo titolo del Progetto Opera Barocca e fulcro del Festival Antonio Vivaldi. La rappresentazione di questa opera giovanile e di rarissima esecuzione (la prima in tempi moderni si ebbe a Siena quarant’anni fa) è stata inserita in un vero e proprio festival che ha coinvolto l’intera città e le sue diverse realtà, per un totale di ventidue eventi. Composta su libretto di Adriano Morselli, L’incoronazione di Dario fu messa in scena per la prima volta il 23 gennaio 1717 al Teatro Sant’Angelo di Venezia con una dedica personale dell’autore al Duca Antonio Ferdinando Gonzaga. L’intricata trama narra del conflitto tra Dario, Oronte e Arpago per la successione al trono di Ciro, re dei Persiani. Superati inganni, tradimenti e sotterfugi, solo Dario riuscirà nell’impresa di diventare nuovo re dei Persiani, coronando altresì il suo amore per Statira, figlia di Ciro e sorella della perfida Argene, pericolosa principessa pronta a tutto pur di soddisfare la sua sete di potere. Una meraviglia del Barocco diretta da Ottavio Dantone con la regia di Leo Muscato. Ottavio Dantone, nella doppia veste di direttore e clavicembalista, sul podio dell’Orchestra del Teatro Regio, ha affrontato la ricca partitura del compositore italiano. Come avviene nell’opera seria italiana del Settecento, anche L’incoronazione di Dario è in tre atti. In questa rappresentazione al Teatro Regio di Torino essa è stata suddivisa per comodità di ascolto in due parti e in essa si alternano recitativi, cui è affidato lo svolgimento dell’azione, arie e ariosi meno strutturati. L’allestimento di Leo Muscato, per le luci curato da Alessandro Verazzi, conduce la vicenda ai giorni nostri, ambientandola in una Persia in cui troneggiano tubature e pozzi di petrolio. L’ambientazione è prudente, tesa a non modificare il libretto e a sconvolgere il narrato. Il nuovo allestimento è stato curato per la parte di regia da Leo Muscato il quale, appositamente per questa produzione, ha accettato di coinvolgere per la prima volta gli studenti dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino nella realizzazione di scene e costumi. Ma soprattutto preme sottolineare come Muscato, in modo contemporaneo, è riuscito ad esaltare i sentimenti dei vari personaggi, espressi spesso, e qui si distingue per la sua straordinaria inventiva e creatività, in proscenio a sipario calato. La musica vivaldiana sostiene lo slancio ardito del regista, che più che sottolineare il virtuosismo vocale degli interpreti, si concentra ad mettere in risalto i vari caratteri attraverso le arie del grande musicista. Tra i numerosi esempi la sublime cantata Ardo tacito amante, in cui Niceno fa cantare a Statira i sentimenti che l’oracolo nutre per lei; o ancora, per Statira, la meraviglia delle sordine dei violini in Se palpitarti in sen, o l’imitazione del canto degli uccelli nell’altra aria a lei affidata Sentirò tra ramo e ramo. Il duetto tra Dario e Statira richiama il dialogo tra Nerone e Poppea del monteverdiano “L’incoronazione di Poppea. A queste si aggiungono, altrettanto intense, le arie di furore, come Ferri, ceppi, sangue, morte di Argene e Col furor ch’ in petto io serbo affidata a Dario. Meno convincenti le goffe scene di guerra tra gli aficionados di Oronte e Arpago in tuta di lavoro, mimetiche e armi. Tuttavia ciò che preme a Muscato in tutta l’opera è in particolare riuscire a cogliere le relazioni tra i personaggi, accentuando in modo delicato anche gli aspetti comici e conferendo donando a tutti gli interpreti una loro giusta caratterizzazione e distintiva nota pittorica. Molto apprezzata la direzione di Ottavio Dantone, che ha condotto con grande bravura l’orchestra del Regio, in piccola parte integrata da specialisti della musica barocca, ad accompagnare in modo perfetto tutti i recitativi, e conferendo spessore alle arie e ariosi che Vivaldi distribuisce con maestria in tutta l’opera. Nel cast spiccano fra gli artisti Carlo Allemano, Sara Mingardo, Delphine Galou, Riccardo Novaro, Roberta Mameli, Lucia Cirillo, Veronica Cangemi, solisti di fama internazionale, riconosciuti esperti nel campo dell’opera barocca. L’opera è stata registrata da Dynamic – casa discografica italiana particolarmente attenta alla valorizzazione del patrimonio musicale del Settecento, finalizzata alla realizzazione di un DVD. Il Festival Antonio Vivaldi, reso possibile dalla Città di Torino, che ha visto unite, dal 5 al 23 aprile, le principali istituzioni musicali torinesi, oltre al Museo Nazionale del Cinema, si è configurato come un raffinato e affascinante percorso culturale che, attraverso musica, cinema, esposizioni e incontri, ha messo in luce il genio di Antonio Vivaldi, padre del Barocco musicale europeo. Il Teatro Regio, oltre alla messa in scena de L’incoronazione di Dario, ha partecipato al Festival con Studi per l’Incoronazione a cura dei docenti dell’Accademia Elisabetta Ajani, Carlo Michele Schirinzi ed Elena Amadio, in mostra bozzetti, scenografie e modellini creati dagli studenti dell’Accademia. Ottavio Dantone ha diretto L’incoronazione di Dario, clavicembalista e fondatore del complesso Accademia Bizantina, il quale oggi è considerato, a livello internazionale, uno degli interpreti di riferimento del repertorio barocco con strumenti d’epoca. L’opera seria nel periodo barocco – dichiara Dantone – era privilegiata non per i soggetti in sé, ma per la possibilità di ascoltare magnifiche acrobazie vocali. Questo capolavoro di Vivaldi, presenta musica di incredibile ricchezza e bellezza, con considerevole varietà di colori e ritmi, distribuita fra molti personaggi. Il nuovo allestimento, a 300 anni dalla prima assoluta, è firmato da Leo Muscato, giovane regista molto apprezzato sia dalla critica teatrale, che gli ha assegnato nel 2007 il premio come miglior regista di prosa, sia dalla critica musicale che gli ha conferito il Premio Abbiati nel 2013. Per quest’opera Muscato ha immaginato un Medio Oriente attuale: Siamo nel deserto arabo – dice il regista – in cui un re ha sfruttato a lungo le risorse della terra, il petrolio, e il lavoro dei sudditi. Abbiamo provato a ricostruire l’ambiente di un giacimento senza esagerare nel dettaglio iperrealista, che mal si adatterebbe allo spirito barocco dell’opera. Per l’occasione il Teatro Regio e l’ Accademia Albertina di Belle Arti di Torino hanno collaborato direttamente nell’allestimento di una nuova produzione. Leo Muscato ha seguito per un anno gli allievi delle classi di Scenografia e Costumi dell’Accademia, in un percorso di lavoro professionale e artistico che ha trovato la piena realizzazione sul palcoscenico del Regio. Il cast impegnato nelle cinque recite dell’opera ha annoverato riconosciuti artisti di livello internazionale. Il tenore Carlo Allemano ha interpretato Dario, una scelta di alto gusto stilistico: Allemano, con il suo timbro potente e duttile, è artista capace di rendere al meglio la scrittura vivaldiana, giocata tra virtuosismi e cantabili di alto valore espressivo. Il contralto Sara Mingardo ha invece interpretato Statira, uno dei ruoli a lei più congeniali. Grazie al suo timbro dolce, scolpito da una dizione impeccabile e arricchito da una presenza scenica di prim’ordine, Mingardo è una delle cantanti più apprezzate a livello internazionale nel repertorio barocco e non solo. Argene è stata interpretata dal contralto Delphine Galou, giovane e già affermata interprete, con all’attivo numerose collaborazioni con direttori del calibro di Jordi Savall, Andrea Marcon, Alan Curtis. Il baritono Riccardo Novaro è Niceno, interprete di riferimento per il repertorio belcantistico è stato lodato da critica e pubblico anche per le sue incursioni nel repertorio barocco che ha approfondito sotto la guida di direttori quali Alan Curtis, Rinaldo Alessandrini e René Jacobs. Roberta Mameli interpreta Alinda; giovane soprano romano, è stata protagonista di numerose incisioni tra le quali spiccano quelle dedicate a Vivaldi. Completano il cast: il mezzosoprano Lucia Cirillo (Oronte), il soprano Veronica Cangemi (Arpago), il mezzosoprano Romina Tomasoni (Flora) e il tenore Cullen Gandy (Ombra di Ciro e Oracolo); i movimenti coreografici sono di Alessandra De Angelis e le luci di Alessandro Verazzi. In occasione delle rappresentazioni dell’Incoronazione di Dario, prima opera di Antonio Vivaldi messa in scena al Regio, il Teatro ha allestito una mostra che ha raccontato il percorso creativo intrapreso dagli studenti dell’Accademia Albertina di Belle Arti, artefice di scene e costumi per il capolavoro vivaldiano. Nel Foyer del Toro sono stati esposti tre modellini, i numerosi bozzetti di scena e i figurini per i costumi, mentre tre schermi raccontano per immagini le fasi di lavoro e la dinamica scenica dello spettacolo. La mostra, che è rimasta aperta fino al 23 aprile, è stata curata da Elisabetta Ajani e Carlo Michele Schirinzi (cattedra di Scenografia); Elena Amadio (cattedra di Scenotecnica); Noemi Givone Toro (allestimento e grafica); José Campos (modellazione 3d e rendering bozzetti) e Branislav Dimov (modellini).
Odette Alloati
[fonte delle immagini: teatroregio.torino.it; klpteatro.it]
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *