Essendo nell’ambiente olistico o comunque in percorsi di sviluppo interiore e di evoluzione spirituale da anni, avevo già sentito il nome di Roberto associato ad Anima Universale. Non ero riuscito a farmi un’idea chiara di lui. Avevo immaginato un predicatore, un’anima evoluta in cammino, un personaggio interessato agli altri, ad accogliere l’altro per quello che
Essendo nell’ambiente olistico o comunque in percorsi di sviluppo interiore e di evoluzione spirituale da anni, avevo già sentito il nome di Roberto associato ad Anima Universale. Non ero riuscito a farmi un’idea chiara di lui. Avevo immaginato un predicatore, un’anima evoluta in cammino, un personaggio interessato agli altri, ad accogliere l’altro per quello che è. Dal sito di Anima Universale emerge subito questo messaggio: Per i credenti, l’Amore è Dio; ma anche per chi non crede, l’Amore può essere in assoluto la forza più travolgente, che riesce a cambiare il cuore di una persona e a rinnovare il mondo con Giustizia. La Carità, la fratellanza, il perdono, la non-violenza e la rettitudine sono valori universali, che possono unire l’umanità in un’unica grande famiglia. Si celebra l’unità, l’andare al di là delle differenze per ritrovare una base comune su cui costruire.
Rispetto invece al fondatore Swami Roberto, è riportato quanto segue: Sin da quando era bambino, intorno a lui accadono cose straordinarie, meravigliose, soprannaturali.
La sua visione profonda e universale dello spirito illumina le coscienze. I suoi insegnamenti ispirano le persone a condurre un’esistenza più elevata e gioiosa, fondata sui valori della rettitudine, non-violenza, servizio disinteressato e rispetto della vita in tutte le sue forme. Lui ci rende partecipi di una grande verità: l’Amore può l’impossibile… infatti Anima Universale con l’unico aiuto della Divina Provvidenza si prodiga per aiutare i bisognosi compiendo opere umanitarie in tutto il mondo.
Swami Roberto non chiede niente e dona tutto il suo Amore. Lui accoglie tutti, credenti e non credenti. Incontrarlo non è un’esperienza ordinaria.
Il suo Darshan favorisce un processo di purificazione e guarigione interiore in quanti desiderano accogliere il flusso vitale che da lui scaturisce e ascoltare i suoi insegnamenti. Sono attimi di spiritualità profonda, che possono cambiare la vita di una persona: essere alla meravigliosa presenza di un Maestro, ascoltare la sua voce che insegna e sussurra parole di conforto, ricevere quel sorriso che scioglie la tristezza, l’abbraccio che rigenera, la delicata carezza sul viso, le lacrime di liberazione… ricordi custoditi in migliaia di cuori… Ogni Darshan è un’esperienza nuova, perché Roberto non si ripete mai nella sua spontaneità. Lui ascolta le nostre parole pronunciate e quelle silenziose. Si ferma e col suo sguardo che legge nell’anima aiuta a guardarsi dentro. La sua presenza infonde la pace nei cuori.
Le testimonianze di guarigione, di fede ritrovata e di grazie ricevute sono innumerevoli tra coloro che hanno sperimentato il suo aiuto spirituale e beneficiato del suo illuminante consiglio.
La mia percezione positiva e queste informazioni però non mi avevano spinto ad andare una domenica da lui a Leinì fino alla scorsa, il 26 novembre. Scelgo, nonostante ancora non fossi nel pieno delle mie forze, di andarlo a conoscere. Sento che sia giunto il momento di incontrare questa persona, che per qualcuno è l’Avatara del Millennio, un messia venuto a portare messaggi e grande cambiamento, a rispondere ai bisogni di un oggi così martoriato e straziato. Giovedì 22 provo a sentire l’organizzazione per un personale incontro con lui in qualità di giornalista, ma non ottengo risposta. Capisco in seguito che non sarebbe stato necessario mettere davanti il mio ruolo, sarebbe stato sufficiente il mio essere Nunzio. Il mio desiderio di vederlo da vicino, di avere un’interazione con lui erano già nei disegni. Vado per passi però. Accompagnato da due amici che lo seguono da anni, entro nella grande casa di Anima Universale, sita in via E. Mattei, 58 a Leini (TO), dopo che alcuni volontari stavano organizzando l’area di parcheggio per una migliore ubicazione delle auto. La statua in bronzo di un grande Cristo con le mani dischiuse e il cuore in evidenza ci accoglie. Tanti i segni a cui sono socializzato. Sembra un convento, con foresteria, bar, ristorante, piccole salette, il luogo per i ministri, una chiesetta, la parte più antica della struttura, e poi il luogo della predicazione. Un’organizzazione sapiente, gran gusto, tutto pulito e anche ben raccolto. Inizia la cerimonia. Subito mi colpiscono l’amplificazione e tutto il set audio: sincrono, perfetto nei tempi e nella qualità del suono. Canti loro e mantra anche potentissimi, come il Brahma Gayatri e l’Om Namo Bhagavate Vasudevaya, accompagnano la cerimonia della domenica. Un rituale che è durato quasi 90 minuti, molto di più rispetto alla solita ora, dalle 10.00 alle 11.00. Altro segno che prendo come espressione della sua accoglienza.
Arriva il Maestro accolto da un fragoroso applauso, dagli occhi lucidi di chi cerca di incrociare quegli occhi di una purezza disarmante, così penetranti che ti leggono dentro, ti infondono qualcosa di magico, di unico.
Ha inizio subito il Darshan. Lascia l’altare e viene in mezzo ai suoi “amici/fedeli” e inizia a imporre a tutti le mani. Qualcuno lo tocca, qualcuno lo guarda. Sono attimi nutrienti. Scopro che le persone giungono nel tempio al mattino presto per prendere le prime file o i posti adiacenti alla navata centrale, quelli che probabilmente il Swami riesce a “sfiorare” meglio. Io non sono tra quelli, anzi ben otto sedie mi separano da quel posto privilegiato. Ma cosa succede? Entra nella mia fila, mi guarda, va avanti e poi subito torna indietro e per moltissimo tempo impone la sua mano sulla mia fronte. Sì, moltissimo tempo. Sono inebriato dal suo odore, accarezzato dalla sua aura, nutrito dalla sua energia. La mia amica mi dice subito dopo: Hai ricevuto un regalo immenso, Nunzio. Gente aspetta mesi per avere un incontro così diretto con lui.
Intanto continuo a osservarlo, a seguire il suo incedere amorevole. Magnifico sorriso. Invita a sorridere.
Poi inizia la sua predica e punta sulle abitudini e sul non identificarsi con queste, sulle mille auto-giustificazioni che ci troviamo per non cambiare e sulle paure, grandi deterrenti all’azione. Ha un modo scherzoso, quasi birichino, di portare i massaggi, tutti condivisibili, ma io mi aspettavo altro. Volevo che mi portasse a toccare il Divino, Divino che ho la sensazione conosca bene. Poi penso: Il messaggio deve arrivare a tutti e non ogni presente avrebbe potuto ricevere quanto il mio cuore e la mia anima sentivano. Per questo si era fermato da me così a lungo. Aveva capito che avevo bisogno di maggiore intimità.
Ripercorro, analizzando, quanto ho visto e sentito.
La simbologia a cui si ricorre ricorda il Cristianesimo (Cristo, Vergine Maria, lo Spirito Santo, la consacrazione del pane e del vino, Amen, E così sia) con aggiunte in sanscrito di matrice vedica (chakra, darshan, mantra) e in ebraico di matrice cabalistica (nel nome del Padre, del Cristo e di Ruach Kodesh). La ricerca di un sintesi trans-culturale, trans-religiosa, eclettica, universale. Ho molto apprezzato il suo voler essere interattivo con la platea, chiedendo spesso di ripetere più volte alcune formule che realizzava, proprio come se fossero mantra, affinché ben si incarnassero nei presenti. Tra questi ricordo: Elimino ora la mie auto-giustificazioni per la mia dignità divina e la mia libertà; Invoco l’energia cristica per diradare le ombre dell’incoscio; La fede è il più potente strumento che possiedo. In sintesi, quindi, un invito a essere liberi, a riconoscersi come esseri divini e ad avere fede, l’unica capace di spostare le montagne, di consentire tutte le trasformazioni. E su questo aspetto ha sottolineato la grandezza di Dio che ci chiede il permesso di entrare, di fargli spazio nella nostra vita. Lui che tutto può, aspetta un nostro permesso. Inoltre molte volte Swami Roberto ha invitato ad applaudirci, a onorarci, e qualche volte è ricorso al simpatico termine Urrà!, capace anch’esso di genere identificazione e arrivare ai presenti.
Finita la cerimonia, lo aspettiamo fuori per un fugace saluto. Mi prende la mano, mi guarda ancora negli occhi e mi sorride. Rimango con un fortissimo odore di rosa, il suo.
Un incontro intenso che sta lavorando in me… sento ci sarà una continuazione, un incontro personale, un momento di grande comunione. Quindi alla prossima puntata…
Annunziato Gentiluomo
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