Oggi i nostri riflettori sono puntati su Sirio Scacchetti. Catanese classe 1996, laureato in Composizione e Direzione d’orchestra, Scacchetti inizia sotto la guida del maestro Renzetti. Spazia dal barocco alla musica contemporanea (S. Colasanti e M. Betta) e accompagna solisti quali M. Mercelli e M. Quarta. È stato per anni assistente del maestro Carminati in
Oggi i nostri riflettori sono puntati su Sirio Scacchetti. Catanese classe 1996, laureato in Composizione e Direzione d’orchestra, Scacchetti inizia sotto la guida del maestro Renzetti. Spazia dal barocco alla musica contemporanea (S. Colasanti e M. Betta) e accompagna solisti quali M. Mercelli e M. Quarta. È stato per anni assistente del maestro Carminati in importanti produzioni italiane ed estere. Ha diretto più volte l’Orchestra del Bellini di Catania e tra le varie produzioni ha recentemente diretto Carmen Tbilisi Opera and Ballet State Theatre.
Siamo riusciti a intervistarlo a poco più di un mese dopo averlo apprezzato nella conduzione de Il trionfo del Tempo e del Disinganno di Hendel ad Asti.


Maestro, è soddisfatto della sua prova del 15 giugno ad Asti e di tutta la messinscena?
Sono molto soddisfatto del lavoro svolto per “Il trionfo del Tempo e del Disinganno” ad Asti e felicissimo della reazione degli spettatori! Avere una reazione così calorosa per un’opera che è sì un capolavoro, ma sicuramente non nota al grande pubblico, è stata una bella sfida vinta. In un mondo come quello di oggi vedere “trionfare” la bellezza sulla fama è una gran bella cosa.
Parliamo del suo percorso artistico. Inizia con la passione per quale strumento?
Eh qui ora la stupisco… facendo il Dj! Mi avvicino alla musica da adolescente grazie alla cultura Hip-Hop, che è una cultura, che non ha nulla a che vedere con la narrazione che ne fanno i “trapper”, prima facendo break dance poi facendo Dj con vinili e giradischi Technics 1210. Detto così oggi può far ridere, ma ho sempre fatto tutto con grande passione e serietà, cosa che mi ha sempre contraddistinto.


E poi la scelta di virare il percorso e dirigerlo verso la composizione e la direzione quando e come è avvenuta?
Poi appunto volendo approfondire il beatmaking, mi feci dare il libro di armonia di Walter Piston da un mio compagno di classe pianista che faceva il conservatorio: ho imparato a leggere la musica così, facendo i bassi di armonia da autodidatta. Da lì la grande passione per la musica così detta colta, il contrappunto e poi l’opera.
Per entrare al Conservatorio in Composizione poi ho studiato eh, sono in regola adesso con tutti gli studi accademici! Alla direzione invece quasi per caso, tramite un mio caro amico che faceva il corso con Renzetti, che mi disse: “senti, ma perché non vieni, ti ci vedo a fare il direttore” e così fu. La Direzione mi ha dato modo di trovare la maniera più congeniale per me di fare musica e di scoprire alcune doti che non pensavo fossero mie, come il saper aggregare e connettere le persone.

Neanche trentenne a chi sente di dover ringraziare per chi è adesso? E chi ha inciso profondamente sul suo modo di intendere la direzione d’orchestra?
In primis “papà” Donato Renzetti con cui abbiamo costruito tutte le basi tecniche. Non da meno l’altro docente storico del famoso corso pescarese Dario Lucantoni con cui abbiamo potuto approfondire tanti aspetti importanti. Poi sicuramente gli anni di assistentato svolto per Carminati hanno rappresentato, in qualche modo, la svolta per poter toccare con mano come veramente si fa il direttore d’orchestra, nei posti veri, nei tempi veri, con le sfide vere. Insomma tutto quello che in una fase di studio non ti mettono in condizione di cogliere. La teoria è una cosa, la prassi è un’altra.


Il suo essere siciliano, ritiene, possa essere un tratto distintivo? In che senso?
Ah beh sicuramente! La mia Catania è una città vivace: a differenza di altre della Sicilia, è molto frenetica. E può arrivare a essere anche cinica: infatti, se non trovi come crearti il tuo spazio, vieni schiacciato. Il fuoco dell’Etna ce l’abbiamo dentro, andiamo a 3.000 e non molliamo un colpo: questo sicuramente fa parte di me e mi aiuta nell’altrettanto cinico e, a volte, spietato mondo della musica. Poi vabbè la passionalità, la teatralità innata che si respira in strada, il senso di appartenenza e quel velo di nostalgia di chi è cresciuto in una terra da cui sa di doversi allontanare per lavorare, influenzano sicuramente la sensibilità musicale.

“S’angelo o demone che importa a te”… dove si colloca artisticamente Sirio Scacchetti rispetto a questo verso?
In entrambe le facce della madaglia: l’importante è che funzioni! Il pubblico va fatto innamorare, sempre. Che sia un amore di testa, che sia di pancia, l’importante è creare una connessione e delle emozioni, renderlo vivo, partecipe, portarlo dentro la storia che stiamo raccontando in quel momento. Ovviamente sempre nel rispetto del repertorio e dalle tante scelte che, di volta in volta, esso comporta, però appunto l’obbiettivo è questo.
Per portare in scena un’opera come Tosca di Puccini, quali sono gli step che, come direttore, deve seguire e richiedere al cast e agli orchestrali?
Sicuramente entrare nelle varie personalità che danno vita al dramma, dalle tre principali dal quale scaturisce l’azione a quelle “minori” che aggiungono colore e completezza al dramma (che Tosca sarebbe senza la simpatia a cui ci muove il Sagrestano!). Da questo scolpire i personaggi sia dal punto di vista canoro si da quello orchestrale, dando forma, struttura e colore ai vari leitmotiv che serpeggiano in orchestra.
Al contempo dare sfogo al lirismo e al sinfonismo orchestrale che spesso è richiesto dal Maestro nei punti cruciali. Reazioni, senso del teatro ed emozioni forti sono per me alla base di quest’opera ed è compito del direttore tirarle fuori.


Come succede nelle piccole realtà e soprattutto nei circuiti estivi, a volte, per problemi di budget il dover essere da Lei ben descritto, non può essere seguito alla lettera. A quel punto cosa bisogna assolutamente salvaguardare?
Beh è proprio in queste situazioni in realtà che esce il direttore d’orchestra. Comunicatività, chiarezza di idee, intenti e una buona tecnica per esprimerle sono essenziali per destreggiarsi in poco tempo e portare a casa un risultato il più curato possibile. Inoltre, non meno importante, mai perdere il sorriso: lavorare sempre con gioia e coinvolgimento. Un direttore è un leader, deve unire le persone per portarle alla meta, mai dividerle.
Se il direttore d’orchestra è il grande nocchiere per l’allestimento di un’opera, che ruolo svolge, a Suo avviso, il regista, e come deve essere la collaborazione tra i due?
Dato che per me il lavoro espressivo e teatrale con i cantanti è centrale, la collaborazione col regista deve essere vitale, di scambio continuo e collaborazione. Inoltre un buon coordinamento nelle prove di regia consente ai cantanti di imparare bene l’opera e di sviluppare le varie idee musicali, nonché assicurare solidità allo spettacolo mettendo i cantanti a proprio agio con la memorizzazione della produzione.


Ha già pubblicato qualche sua opera?
Non ho delle pubblicazioni, ma ho firmato diverse versioni ritmiche italiane al Teatro Massimo Bellini tra cui le due opere di tradizione georgiana (Daisi e Abesalom da Eteri) e il Peer Gynt, integrando le parti musicali a quelle recitate tradotte da Sergio Sablich. Ho lavorato a manoscritti (La mia trascrizione della Messa di Requiem di G. Pacini è stata eseguita nel Festival BIC del 2022 e 2023) e firmato delle riduzioni orchestrali. Sono particolarmente fiero della riduzione de la Voix Humaine di Poulenc per quintetto d’archi, pianoforte e clarinetto scritta per VAO e la Suor Angelica per quartetto di fiati e pianoforte scritta per Opera Promotion.
I Suoi prossimi impegni?
Sono reduce dal prestigiosissimo Festival Puccini di Torre del Lago, dove ho diretto Suor Angelica appena menzionata. La “Nostra” Suor Angelica, come dico sempre perché, a proposito di sinergia con i registi, in quanto è uno spettacolo ideato a quattro mani con il regista Davide Garattini, ha debuttato il 15 marzo a Lodi. Averla portarla negli spazi vissuti dal Maestro è stato veramente emozionante! Oltre tutto è stata molto apprezzata. Scaramanticamente non pronuncio, ma sono in trattativa per delle proposte molto allettanti.


Annunziato Gentiluomo

















Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *