Oggi non ho potuto non accogliere il richiamo di Anima Universale e anche se con qualche minuto di ritardo sono giunto a poter essere inebriato dalla magia del Monastero di Leinì e a essere nutrito dai Divini Insegnamenti veicolati da Swami Roberto. A mio avviso, l’interessante sermone di oggi, in cui Swami ha voluto contrastare
Oggi non ho potuto non accogliere il richiamo di Anima Universale e anche se con qualche minuto di ritardo sono giunto a poter essere inebriato dalla magia del Monastero di Leinì e a essere nutrito dai Divini Insegnamenti veicolati da Swami Roberto.
A mio avviso, l’interessante sermone di oggi, in cui Swami ha voluto contrastare alcune informazioni che il cervello invia ai più, può essere diviso in quattro parti: 1. Dio ci ascolta, 2. Non siamo soli, 3. Bisogna liberarsi delle decodifiche fuorvianti e limitanti del cervello e 4. Come mantenere una fede stabile.


Rispetto al primo punto, si riportano nove Salmi in cui è evidente l’invito dell’essere umano a Dio di essere ascoltato, il suo rivolgersi a Padre perché da Lui ottenga udienza:
Ascolta la voce del mio grido, o mio Re e mio Dio, poiché a te rivolgo la mia preghiera. (Salmo 5:2)
Al mattino ascolta la mia voce; fin dal mattino t’invoco e sto in attesa. (Salmo 5:4)
O Eterno, ascolta la mia voce, quando grido a te; abbi pietà di me e rispondimi. (Salmo 27:7)
Gridano e il Signore li ascolta, li salva da tutte le loro angosce. Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti. (Salmo 34:18-19)
Ascolta la mia preghiera, Signore, porgi l’orecchio al mio grido, non essere sordo alle mie lacrime, poiché io sono un forestiero, uno straniero come tutti i miei padri. (Salmo 39:13)
O Eterno, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera; tendi l’orecchio, o Dio di Giacobbe. (Salmo 84:8)
O Eterno ascolta la mia preghiera e giunga a te il mio grido. (Salmo 102)
Amo il Signore perché ascolta il grido della mia preghiera. Verso di me ha teso l’orecchio nel giorno in cui lo invocavo. (Salmo 116:1-2)
Dal profondo a te grido, o Signore. O Signore, ascolta il mio grido; siano le tue orecchie attente alla voce delle mie suppliche. (Salmo 130:1-2)
Signore, ascolta la mia preghiera, porgi l’orecchio alla mia supplica, Tu che sei fedele, e per la Tua giustizia rispondimi. (Salmo 143:1)
Ricollegandosi a tali magnifici versi, Swami ci invita a pregare il Signore così: Ascolta la nostra preghiera, ascolta il nostro cuore.
Ascolta la nostra verità, Signore, tu che puoi vedere tutto, tu che cammini nel labirinto del nostro inconscio e puoi vedere ciò che anche a noi è oscuro.
Dio conosce la nostra verità, Lui sa di noi più di quanto noi sappiamo perché è in noi, perché in ogni cellula pulsa il Suo spirito, e nonostante conosca anche la nostra miseria, ci ama smisuratamente ed è sempre pronto ad ascoltarci, non è mai distratto ogni nostro richiamo.
A tal proposito arriva a chiarire tale ragionamento il Salmo 138:
Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo.
Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra.
Se dico: «Almeno l’oscurità mi copra e intorno a me sia la notte»; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce.
Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo.
Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio; se li conto sono più della sabbia, se li credo finiti, con te sono ancora.
[…]
Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri: vedi se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita.


Il fatto che Dio ci conosca e nonostante tutto ci ami è una grande rivelazione che non deve certo farci dormire sugli allori, ma deve anzi spronarci a essere sempre più degni di quest’Amore grande, deve stimolarci a lavorare su di noi, sapendo che Lui c’è. La Sua pazienza è infinita e come un Padre amorevole ci accoglierà sempre a braccia aperte: siamo noi, suoi figli, a dover crescere in linea con i Suoi grandi insegnamenti, legittimano con pensieri, atti e parole il nostro status divino.
Proprio questa è la grande leva a cui oggi Swami Roberto ricorre per contrastare alcune informazioni che il cervello invia a tanta gente. In particolare oggi si sofferma su una: davanti al dolore, alle delusioni e alle paure del futuro e dell’ignoto, il cervello ci fa credere di essere soli. Nonostante la vicinanza delle persone, nonostante le nostre convinzioni di fede, quando la sofferenza è grande si credi di essere soli, gli unici a sapere veramente ciò che si sta sperimentando. Tale solitudine può portare a stati depressivi da cui è difficile venir fuori o addirittura all’estrema scelta di lasciare questo mondo prematuramente. Questa menzogna diabolica crea un vuoto incolmabile, un abisso che ti risucchia. Nega inoltre la presenza di Dio costante nella nostra vita e nega il fatto che, come il Maestro di Leinì chiarì il 24 settembre 2023 spiegando il versetto di Giovanni non siete del mondo (Gv, 15, 19), la nostra vera appartenenza sia la dimensione dell’eternità, concetto difficilmente afferrabile dal cervello umano materiale.
Bisogna contrastare questa falsa credenza con questo mantra, da ripetere quando si è in difficoltà, ma anche tutte le volte che si vuole come imprinting, come mind-set positivo: Io non sono solo perché Dio esiste e agisce per il mio bene, se scelgo di essere in comunione con Lui. Ci lascia liberi di sceglierLo a testimonianza del Suo infinito amore. Dio ribadisce questo concetto a chiare lettere: Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia. (Isaia 41:10). Quindi non siamo soli (punto 2): la Sua mano è sempre con noi. Ci guida con estremo rispetto, rispondendo a ogni nostro appello con amorevolezza.


Per passare al punto tre, Swami Roberto narra quanto in molti vivono entrando nel tempio di Anima Universale, dove è tangibile la presenza di Dio e il conseguente senso di profonda grande pace, manifestazione dell’energia dello Spirito di Dio. Toccare con mano la straordinarietà del Divino non lascia certo indifferenti e in tanti avverto immediatamente una maggiore sicurezza interiore, una grande fiducia nel Signore e ne sentono la vicinanza. Queste impressioni entusiastiche iniziali però si sbiadiscono col passare dei giorni quando la quotidianità ci assorbe e ci distrae dalla relazione col Padre: si affacciano l’ansia, la preoccupazione, la paura. Il Maestro di Leinì spiega con grande chiarezza tale processo: quando si prega, la nostra aura viene influenzata dall’energia dello Spirito di Dio. In quei momenti di grazia, il cervello, abituato alle altre forme di energia più materiche, come quella di gravità, non può fare altro che decodificare questo contatto spirituale che viene da Dio, che è un fenomeno soprannaturale, in manifestazioni emozionali. Il cervello non è capace di afferrare pienamente l’esperienza e quindi la traduce come riesce. Infatti a qualcuno arriverà una gioia immensa; ad altri una forza al di là dei propri problemi; altri si sentiranno un po’ più ricchi di fede; altri avvertiranno maggiore pace nel cuore o commozione; o ancora arriveranno a vivere l’esperienza liberatoria della purificazione mediante le lacrime. Questi sono i risultati dalla traduzione di tali momenti sublimi del cervello, condizionato dalla materia che lui stesso è: sono emozioni differenti in base ai diversi soggetti che sperimentano le esperienze soprannaturali.
Lo Spirito di Dio, però, non è solo vento che scuote per un attimo le emozioni dei singoli: essendo una realtà eterna, quelle emozioni che vengono comunque da Dio, sono foriere di messaggi di risveglio. Difatti, attraverso quelle, Dio ci ricorda che non siamo soli, che siamo uno con Lui, che è sempre al nostro fianco se lo desideriamo. Per crescere e mantenerci stabili in Lui, dobbiamo discernere la vera fede dalle informazioni fallaci del cervello che limitato fa quel che può. E passando al punto 4, Swami ci illustra come si fa ad avere una fede stabile e non ricadere ai messaggi menzogneri della mente. Bisogna tenere a mente che la presenza di Dio non dipende dal nostro umore che è una conseguenza della chimica del nostro corpo e che ha il potere di renderti insensibile, asettico, apatico e di farti credere che Dio si è dimenticato di no. Dio non va in vacanza. Dio è ovunque, è nell’aria che respiriamo. Dio non ha luogo per nascondersi perché è tutto ed è in tutto. È ovunque, ma il nostro umore ti fa credere che non sia così.
Quando si è impegnati nelle faccende quotidiane, bisognerebbe discernere le emozioni che sono frutto dello Spirito di Dio da quelle umorali. Il monitoraggio di ciò che percepiamo e viviamo è fondamentale. L’ascolto profondo di ciò che avviene in noi è alla base dell’introspezione necessaria per evolvere. La nostra chimica non equilibrata può arrivare toglierci il diritto di avere la presenza di Dio nella nostra mente e nel cuore. Gli umori ballerini ci separano da Dio, precisa Swami che ci dà due strumenti da poter utilizzare: la ripetizione del mantra L’umore cambia, l’amore di Dio resta per sempre e la richiesta a Dio della luce per il nostro intelletto, affinché veniamo liberati da tali emozioni che offuscano la nostra bellezza, ci bloccano e ci fanno credere che siamo soli. Lo stesso pessimismo è un prodotto della chimica non equilibrata.


Si può ricorrere a questa invocazione: Signore, liberami dalle false emozioni, da quelle emozioni che mi fanno sentire solo e senza Dio, da quelle emozioni che mi impediscono di vedere le soluzioni, da quelle emozioni che mi impediscono di vedere nuove opportunità e occasioni. Signore, ti prego, rendi limpida e sveglia la mia mente.
Quando la mente è libera e limpida, siamo in grado di distinguere la Sua realtà nella realtà e andare incontro ai figli della Luce ed essere Suoi ambasciatori. Siamo allora in sintonia con la Divina Provvidenza che è sempre pronta a illuminare la nostra mente, a fornire creatività e a risvegliare i nostri talenti per realizzare grandi cose. Allontaniamo da noi la confusione prodotta dalla chimica corporea non equilibrata, manteniamoci integri, consapevoli che il Padre è sempre con noi e desiderosi di essere uno con Lui.



Grazie, Swami, per ricordarci la grandezza di Dio, grazie per la Tua grande accoglienza e per il lungo abbraccio profumato di oggi: è un balsamo che mi nutrirà per tutta la settimana.
Annunziato Gentiluomo
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