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Un ballo in maschera chiude la stagione d’Opera del Ponchielli di Cremona

L’ultimo appuntamento della stagione operistica del Teatro Ponchielli di Cremona sarà Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi, in scena venerdì 4 alle 20.30 e domenica 6 dicembre alle 15.30. La regia è affidata a Nicola Berloffa mentre la direzione dell’Orchestra I pomeriggi Musicali di Milano è di Pietro Mianiti. In scena, sostenuti dal Coro OPERALOMBARDIA, istruito dal Maestro Antonio Greco, e dal Coro delle Voci Bianche del CIVICO ISTITUTO MUSICALE “F. VITTADINI” di Pavia, diretto da Giuseppe Guglielminotti Valetta, Sergio Escobar nei panni di Riccardo; Angelo Veccia Renato; Daria Masiero Amelia; Annamaria Chiuri Ulrica; Shoushik Barsoumian Oscar; Carlo Checchi…

©alessia-santambrogio_stampa_ballo-2L’ultimo appuntamento della stagione operistica del Teatro Ponchielli di Cremona sarà Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi, in scena venerdì 4 alle 20.30 e domenica 6 dicembre alle 15.30.
La regia è affidata a Nicola Berloffa mentre la direzione dell’Orchestra I pomeriggi Musicali di Milano è di Pietro Mianiti.
In scena, sostenuti dal Coro OPERALOMBARDIA, istruito dal Maestro Antonio Greco, e dal Coro delle Voci Bianche ©alessia-santambrogio_stampa_ballo-5del CIVICO ISTITUTO MUSICALE “F. VITTADINI” di Pavia, diretto da Giuseppe Guglielminotti Valetta, Sergio Escobar nei panni di Riccardo; Angelo Veccia Renato; Daria Masiero Amelia; Annamaria Chiuri Ulrica; Shoushik Barsoumian Oscar; Carlo Checchi Silvano; Mariano Buccino Samuel; Francesco Milanese Tom; e Giuseppe Distefano Un Giudice/un servitore d’Amelia.
Tale allestimento è una coproduzione dei Teatri di OperaLombardia e prevede la Banda del Teatro Fraschini di Pavia, diretta da Jacopo Brusa.
Le scene portano la firma di Fabio Cherstich, i costumi sono curati da Valeria Donata Bettella mentre
le luci da Marco Giusti.
Per inquadrare l’opera, bisogna ricordare che, nell’ambito della storia culturale della Svezia, la figura di re Gustavo III è particolarmente significativa: grazie al sostegno e al mecenatismo di questo raffinato sovrano illuminato, non solo fu possibile dare vita ad un teatro nazionale svedese, ma venne anche fondata l’Accademia di Svezia, quella che ancora oggi assegna il premio Nobel per la letteratura. Lo ©alessia-santambrogio_stampa_ballo-6sviluppo del cosiddetto “teatro gustaviano” subì, tuttavia, una brusca interruzione con l’assassinio del monarca nel 1792, ad opera di una congiura ordita da nobili svedesi durante un ballo in maschera. Questa vicenda storica ispirò Eugène Scribe che scrisse un libretto d’opera sull’argomento (Gustave III, ou Le bal masqué), musicato da Daniel Auber e rappresentato all’Opéra di Parigi nel 1833. Dal medesimo soggetto fu tratto anche il libretto della prima versione de Un ballo in maschera (1859) di Giuseppe Verdi, poi costretto dalla censura borbonica e da q©alessia-santambrogio_stampa_ballo-13uella papale a modificare nomi e ambientazione storico-geografica. All’epoca, infatti, era ritenuto assai oltraggioso mettere in scena un regicidio e Verdi fu così costretto a trasformare Gustavo III di Svezia in Riccardo Governatore di Boston: il dramma storico originale venne così a perdersi, risultandone tuttavia esaltato, anche grazie a una travolgente inventiva melodica, l’approfondimento sulle vicende e sulle passioni dei vari personaggi, in quello che Gabriele D’Annunzio definì «il più melodrammatico dei melodrammi».
Redazione di ArtInMovimento Magazine

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