Un interessante allestimento di Tosca di Giacomo Puccini ha debuttato al Teatro Coccia di Novara, venerdì 27 maggio, frutto della sinergia tra la Fondazione Teatro Coccia e l’Ente Luglio Musicale Trapanese, dove l’opera andrà in scena a Luglio 2022. Tale allestimento sarà godibile anche oggi, 29 maggio, alle ore 16.00 e consigliamo di non perdere l’opportunità di vederlo. Andando alla recita di venerdì scorso, il primo grande plauso va a Fabrizio Maria Carminati che ha accarezzato la partitura pucciana con leggiadria e precisione, marcando ogni climax con equilibrio e guidando l’Orchestra Filarmonica Italiana nella sua migliore espressione. È stato un importante collante tra la buca e il palco: evidente il suo…
Un interessante allestimento di Tosca di Giacomo Puccini ha debuttato al Teatro Coccia di Novara, venerdì 27 maggio, frutto della sinergia tra la Fondazione Teatro Coccia e l’Ente Luglio Musicale Trapanese, dove l’opera andrà in scena a Luglio 2022. Tale allestimento sarà godibile anche oggi, 29 maggio, alle ore 16.00 e consigliamo di non perdere l’opportunità di vederlo.
Andando alla recita di venerdì scorso, il primo grande plauso va a Fabrizio Maria Carminati che ha accarezzato la partitura pucciana con leggiadria e precisi
one, marcando ogni climax con equilibrio e guidando l’Orchestra Filarmonica Italiana nella sua migliore espressione. È stato un importante collante tra la buca e il palco: evidente il suo incedere sostenitivo nei confronti dei solisti che sono stati messi in condizione di poter confrontarsi serenamente con i propri ruoli.
Quasi m
aniacale la regia di Renato Bonajuto: nulla è stato mai fuori posto. Attenzione millimetrica ad ogni movimento, cura del dettaglio, fine la scelta degli oggetti di scena e perfetto incastro con le scene firmate dal pittore neocaravaggesco Giovanni Gasparro al suo debutto nel mondo dell’opera lirica, e dallo scenografo Danilo Coppola. Ha voluto mettere in scena la naturalezza dei sentimenti, permettendo agli slanci di passione, gelosia, invidia ed entusiasmo di essere i veri protagonisti. In tal senso, minuzioso il suo lavoro sul cast che. in tal senso,
ha risposto in modo superbo, senza mai cadere nell’eccesso e nel caricaturale. Molto belli i costumi firmati da Artemio Cabassi, che ben si amalgamano alle scene e alle scelte registiche, mentre non sempre preciso il disegno luci curato di Ivan Pastrovicchio, da cui ci saremmo aspettati maggiore profondità, a marcare il pathos di quanto si andava svolgendo.
Nel complesso buona la performance del Coro San Gregorio Magno, istruito dal Maestro Mauro Trombetta e del Coro delle voci bianche del Teatro Coccia, guidati dai Maestri Paolo Beretta e Alberto Veggiotti.
Rispetto al cast, tra i tre solisti spicca Luciano Ganci, almeno di due spanne sopra gli altri. Ai nostri occhi è evidente il suo amore per questo personaggio che gli è vicino da tanti punti di vista: è romano, è un artista, è animato da alti valori e passione, e ama amare. A vestire i panni di Mario Cavaradossi Ganci si sente a casa, nonostante la difficoltà della tessitura del ruolo. Circa quaranta volte è già salito sul palco come Mario. Nella prima a Novara l’aggettivo che gli si addice di più è generoso. Si è speso con ardore, rendendo con maestria i moti interni, gli eccessi e i sentimenti di questo magnifico personaggio, e tratteggiando con totale cura le evoluzioni. La sua vocalità è piena, la sua lama argentea, la sua tecnica perfetta, il suo fraseggio adamantino e la sua forte espressività
è la leva che gli consente di creare col pubblico un dialogo unico, un incanto, una magia. E il suo E lucevan le stelle da brividi.
Charlotte-Anne Shipley ha interpretato Floria Tosca, a nostro avviso, con eccesso di zelo. Forse il suo limite è stato il voler strafare perché riteniamo che la voce ci sia e come e che il talento non manchi. Eccessivo è stato, difatti, il ricorso al vibrato che ha minato il fraseggio. A volte estremo il suo incedere nel palco anche se sicuramente non è stato facile gestire la sua imponente altezza in uno spazio non certo enorme. E poi è parso che abbia scelto la strada del canto di testa, in armoniche acute, trascurando il registro medio. Toccante l’esecuzione di Vissi d’arte, vissi d’amore.
Poco energico e poco cinico lo Scarpia di Francesco Landolfi. Nonostante le qualità vocali indiscusse del baritono, non siamo riusciti a ritrovare in lui l’antagonista malvagio ben tratteggiato da Puccini.
Ci è parso consumato, poco strategico, abbattuto dagli anni e privo dello smalto battagliero che lo caratterizza.
Valida l’interpretazione di Stefano Marchisio ha ha vestito i ruoli del Sagrestano e di Sciarrone. Il baritono di Alba è molto cresciuto sia vocalmente sia attorialmente e mostra, in particolare nei panni del Sagrestano, grande spigliatezza e simpatia, oltre che un bel colore di voce e una certa rotondità. Buona anche l’interpretazione di Graziano Dallavalle che è stato Angelotti e un carceriere e, infine, corretta, ben scandita e convincente scenicamente la prova di Saverio Pugliese nei panni di Spoletta.
Vogliamo concludere ricordando un unicum che ha caratterizzato la serata: la presenza della VA della Scuola Primaria Altiero Spinelli di Torino tra il pubblico, una nota di colore e di bellezza al contempo. Hanno espresso con grande attenzione e gusto il proprio punto di vista e sono stati accolti sia prima dello spettacolo sia dopo da tutti gli artisti dell’opera. Un momento intenso che ha portato Luciano Ganci a scrivere sul suo profilo Facebook: Ieri il vero spettacolo siete stati VOI!!! Siete stati e sarete sempre una luce in una notte buia ben organizzata da chi governa l’istruzione in Italia.
Annunziato Gentiluomo
[Foto di scena di Mario Finotti]