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Dal 6 all’8 febbraio al TEA “Servo per due”: come fu che Pierfrancesco diventò Arlecchino

Dal 6 all’8 febbraio al TEA “Servo per due”: come fu che Pierfrancesco diventò Arlecchino

Dopo il grande trionfo della scorsa stagione torna a Bologna Servo per due, rappresentato dai tredici attori del Gruppo Danny Rose e da Pierfrancesco Favino. Reduce del successo ottenuto con il premio Le Maschere del Teatro Italiano ed. 2014 nella categoria miglior attore protagonista, il poliedrico artista romano arriva al Teatro EuropAuditorium. Dal 6 all’8

Dopo il grandeunnamedd trionfo della scorsa stagione torna a Bologna Servo per due, rappresentato dai tredici attori del Gruppo Danny Rose e da Pierfrancesco Favino. Reduce del successo ottenuto con il premio Le Maschere del Teatro Italiano ed. 2014 nella categoria miglior attore protagonista, il poliedrico artista romano arriva al Teatro EuropAuditorium. Dal 6 all’8 febbraio fa tappa a Bologna una pièce unica, con attori che cadono dalle scale, che sbattono le porte, che interagiscono con il pubblico. Una perfetta combinazione di comicità fisica e verbale che dà vita a uno spettacolo memorabile.

La rappresentazione nasce da un viaggio nel tempo. Da Venezia con Il servitore di due padroni, il canovaccio scritto da Carlo Goldoni nel 1745, giunge a Londra, dove pochi anni fa Richard Bean lounnamed trasforma in One man, two Guvnors. Infine, torna nel Bel Paese dove Pierfrancesco Favino, Paolo Sassanelli, con Marit Nissen e Simonetta Solder, lo riportano nella Rimini degli anni ‘30.
Goldoni e il suo Truffaldino-Arlecchino – quest’ultima la celebre maschera di Tristano Martinelli, comico dell’Arte e caposaldo del teatro mondiale – diventano contemporanei. Gli ingredienti del teatro dell’Arte vanno in scena uniti allo spirito del cabaret. Geniale l’interpretazione dei Danny Rose e del gruppo Musica da Ripostiglio che, composto da quattro elementi, ha curato gli arrangiamenti delle più note canzoni dell’epoca ed eseguirà le musiche dal vivo.

Sulla scia del celeberrimo allestimento di Giorgio Strehler che, tassello imprescindibile dell’italiano teatro di regia, riscoprirà il mito della Commedia dell’Arte per la stagione inaugurale del Piccolo Teatro di Milano (1947), come Marcello Moretti e Ferruccio Soleri prima di lui Favino diventa Arlecchino. Come loro, il romano risale alla fiat della tradizione teatrale italiana. Riscopre il mito di una tradizione vivente.

Ho fatto una gran fadiga, ho fatto anca dei mancamenti, ma spero che, per rason della stravaganza, tutti si siori me perdonerà.
-Truffaldino, dal canovaccio goldoniano, 1745.
Giuseppe Parasporo

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