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Alda Besso, un percorso d’arte nel Novecento al Teatro San Giuseppe

Alda Besso, un percorso d’arte nel Novecento al Teatro San Giuseppe

Dal 24 gennaio al 16 febbraio 2019, presso il Collegio S.Giuseppe, via S.Francesco da Paola 23, verrà presentata la mostra Alda Besso, Gio’ (1906-1992): un percorso d’arte nel ‘900, a cura di Alfredo Centra, Francesco De Caria, Donatella Taverna, con orario: Lunedì- Venerdì 10.30 – 12.30; 16.00 – 18.00. Ingresso libero.  La mostra – con

alda3Dal 24 gennaio al 16 febbraio 2019, presso il Collegio S.Giuseppe, via S.Francesco da Paola 23, verrà presentata la mostra Alda Besso, Gio’ (1906-1992): un percorso d’arte nel ‘900, a cura di Alfredo Centra, Francesco De Caria, Donatella Taverna, con orario: Lunedì- Venerdì 10.30 – 12.30; 16.00 – 18.00. Ingresso libero.  La mostra – con diversi inediti –  è un omaggio  ad una personalità di rilievo del panorama artistico e culturale del Novecento, in particolare a Torino, in un periodo in cui la capitale subalpina ha rivestito un ruolo primario nell’ ambito nazionale e internazionale come laboratorio di avanguardie e sperimentazioni di grande momento.  Lo sguardo penetrante dell’Artista ha potuto osservare direttamente l’evolversi dell’arte dal tardo Liberty, al Déco, al Futurismo, alle manifestazioni degli anni Trenta con la lezione casoratiana, a quelle di Novecento e poi alle “avanguardie” del secondo dopoguerra, all’interesse per le arti estremorientali, già manifestatosi dalla fine dell’Ottocento e nel Liberty. Allieva dell’Albertina ai tempi di Giacomo Grosso, è stata significativa pittrice di paesaggio e di natura morta, quest’ultima soprattutto elaborata secondo il gusto del secondo futurismo;  si è volta infine ad una pittura più fedele al vero nelle forme, ma carica di significati e presenze particolari. E’ stata sino all’ultimo apprezzata ritrattista.     alda1 Anche l’arte applicata fu tra le sue esperienze, in particolare come figurinista e come allestitrice delle “vetrine” della “Gazzetta del Popolo” gloriosa testata torinese e come autrice di “bambole”,  caricature in panno lenci e altre stoffe di tipi e personalità.    Alla “Gazzetta” conobbe Eugenio Colmo, “Golia”, reduce da esperienze tragiche, la morte della prima moglie Lia Tregnaghi, splendida figura del bel mondo, benefattrice nella scia della fattiva beneficienza torinese, e la distruzione dello studio.  Di Golia la Besso fu seconda moglie, trattata con grande affetto, ma con un senso paternalistico che nelle caricature affiora: fu lui a soprannominarla Gio’. Di Golia fu eccezionale compagna nell’arte: con lui  creò lo studio GoBes, di lui fu interlocutrice con una propria definita autonomia e fu infine amorevole “infermiera”.2 Lo Studio era sede di un corso di perfezionamento: fra gli allievi di Gio’ e di Golia sono stati Marazia e Giorgetto Giugiaro.    Dopo la morte di Eugenio Colmo nel 1967, Gio’ si dedicò a tenere viva la memoria di lui e del fratello Giovanni, illustre pittore, con conferenze, articoli, con la cura del volume “Il mondo di Golia”. E mantenne  l’abitazione-studio di Corso Regina 101. Quando dovette lasciare quel salotto della cultura torinese, si trasferì a Torre Pellice presso Guy e Samy Odin che la assistettero sino alla fine. Ma quando Gio’ morì, gli Odin si trasferirono a Parigi, dove realizzarono il Musée de la poupée, coi materiali che Guy –un artista della fotografia – aveva raccolto. In questo secondo trasloco molto andò scomposto e disperso. Parte dell’archivio e delle opere è confluita nelle “Raccolte De Caria Taverna” che ora doverosamente dedicano questa mostra e il catalogo a Gio’, protagonista ancor da riscoprire e valorizzare compiutamente del mondo dell’arte e della cultura di Torino.        

Redazione ArtInMovimento Magazine                                                                                           

 

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