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Barbera d’Asti 2.0: da un anno di ricerca nasce la prima mappa sensoriale della denominazione

Barbera d’Asti 2.0: da un anno di ricerca nasce la prima mappa sensoriale della denominazione

Si chiama Barbera d’Asti 2.0 ed è un inedito studio scientifico, iniziato un anno fa, per approfondire le conoscenze sul mondo Barbera d’Asti, uno dei vini più rappresentativi del Piemonte. Si tratta di una nuova e ambiziosa attività di ricerca, avviata dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, insieme all’Università di Torino – Disafa

fc805f31-1224-4566-a534-5b76864738d9Si chiama Barbera d’Asti 2.0 ed è un inedito studio scientifico, iniziato un anno fa, per approfondire le conoscenze sul mondo Barbera d’Asti, uno dei vini più rappresentativi del Piemonte. Si tratta di una nuova e ambiziosa attività di ricerca, avviata dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, insieme all’Università di Torino – Disafa e sostenuta dalla Regione Piemonte.
20180720_151324L’obiettivo del nuovo progetto (presentato alla Stampa il 20 luglio scorso) è la realizzazione di una “mappa sensoriale” della Barbera d’Asti docg, studio che si propone di definire il vasto territorio della denominazione  (5300 ettari sulle superfici collinari dei 167 comuni delle province di Asti e Alessandria) collegando in modo puntuale le caratteristiche dei vini Barbera d’Asti alle differenze geologiche e microclimatiche che ne definiscono l’area di produzione. Come abbiamo avuto modo di sottolineare più volte, il vino è uno degli alimenti maggiormente legati al territorio dal quale proviene, ed è proprio tale legame a conferire a ciascun vino le peculiarità e le caratteristiche che lo rendono identificabile e riconoscibile.

Lo studio per la creazione di questa inedita ‘mappa’ è partito nel 2017 e si propone di definire i profili sensoriali e le conoscenze chimico-fisiche, per chiarire e valorizzare i profili identitari di ciascun area di produzione, sia in termini di caratteristiche pedoclimatiche, sia della loro impronta sul profilo organolettico. Tecnici esperti e accademici sono partiti dalle zone di produzione con attività di sperimentazione e monitoraggio su vigneti che per altitudine, età delle viti, esposizione e composizione del suolo sono risultati i più rappresentativi delle rispettive zone di appertenenza. La prima fase della ricerca tecnico-scientifica che ne è derivata è stata incentrata sull’osservazione e l’analisi in vigna di fattori quali l’andamento climatico, la struttura del terreno e l’analisi delle uve (tramite la curva di maturazione, nella quale sono analizzati la componente fenolica, il ph, gli zuccheri, l’acidità). In relazione a questa prima fase sono poi state fatte micro-vendemmie e prove di micro-37425846_1709323412499066_8827859824394895360_nvinificazione, per cui le campionature di uve Barbera d’Asti, prelevate dai vigneti oggetto di analisi, sono state vinificate separatamente secondo il medesimo processo, volto a preservarne l’espressione del varietale e dell’area di provenienza. Questo elemento risulta fondamentale per definire la correlazione tra vigneti e caratteristiche sensoriali, chimiche e fisiche espresse dai vini. La seconda fase della ricerca è stata dedicata invece a test dei vini attualmente in commercio (per l’esattezza 82 vini Barbera d’Asti docg vendemmia 2016, 29 della tipologia ‘Superiore’ vendemmia 2015) prelevati da 97 aziende diverse. Il Consorzio ha raccolto 111 campioni di Barbera d’Asti, con campionatura significativa e rappresentativa delle tipologie attualmente disponibili, sottoposte a una commissione di degustazione composta da tecnici di cantina e ricercatori dell’Università di Torino.

14224703_1038495209581893_4095824746046830067_nSpiega il presidente del Consorzio Filippo Mobrici: “I grandi vini del mondo, le più rinomate denominazioni sono caratterizzate da aree vocate, i cosiddetti ‘cru’. Anche la Barbera d’Asti ha intrapreso questa strada e con l’avvio di questa nuova ricerca scientifica, mai realizzata prima d’ora, puntiamo ad arrivare alla caratterizzazione delle aree produttive. Con questo studio intendiamo far emergere le diverse tipicità produttive di un’area molto vasta, con caratteristiche uniche e distintive, punto di forza della Barbera d’Asti. Se si pensa al Barolo, ad esempio, sono proprio le diversità di zona la vera ricchezza. Ci aspettano anni di lavoro e impegno – prosegue – per portare a termine il nostro ambizioso progetto, che ci impegnerà per i prossimi anni e che porterà a qualificare ancora di più la regina dei rossi del Piemonte. Oggi abbiamo presentato i primi dodici mesi di attività scientifica e di studio avviata dal Consorzio, grazie al Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino e con il contributo fondamentale della Regione”.

Dichiara il professor Vincenzo Gerbi dell’Università degli Studi di Torino, responsabile scientifico del progetto Barberavitigno-barbera-300x169 d’Asti 2.0: “A distanza di 10 anni dal progetto regionale ‘Increase Barbera’ che contribuì alla riqualificazione della Barbera d’Asti docg con questa nuova ricerca finanziata dalla Regione Piemonte si vogliono raggiungere nuovi obbiettivi concreti ed acquisire conoscenze scientifiche utili per tutto il comparto produttivo della Barbera d’Asti. Il lavoro ha due pilastri fondamentali, con il primo, operando su una campionatura di oltre cento vini commerciali, si vuole determinare come le diverse caratteristiche chimico- fisiche del vino, quali i caratteri cromatici e la composizione polifenolica, influenzino la qualità organolettica del vino. Con la seconda attività si vogliono studiare le relazioni tra le caratteristiche delle uve alla raccolta, provenienti da zone diverse, ed i caratteri dei relativi vini prodotti. A tal fine, si sono analizzate in modo approfondito uve provenienti da areali di produzione diversi della Barbera d’Asti, sottoponendole poi ad una vinificazione controllata presso la nostra cantina sperimentale (Centro Bonafous). Valutando i caratteri dei vini sperimentali e le caratteristiche dei vini in commercio, sarà possibile modellizzare le relazioni uve-vino e proporre ai produttori un modello predittivo che, in base alle caratteristiche delle uve, possa decidere il target commerciale a cui destinare il futuro vino”.

wild_wine_02-300x200A proposito del progetto Barbera d’Asti 2.0, l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte dichiara: “L’impegno anche economico della Regione Piemonte nella ricerca sulla Barbera d’Asti docg è un altro segno concreto della volontà di valorizzare al massimo questo vitigno, che tante soddisfazioni sta portando anche ai produttori. E’ una ricerca impegnativa per l’ampiezza dell’area interessata, 167 comuni dell’Alessandrino e dell’Astigiano, e per la necessaria accuratezza con cui deve essere condotta. Del resto anche la Barbera, come ogni grande vino, ha la sua carta di vocazionalità. Le nostre colline hanno caratteristiche diverse e insieme uniche, sulla base della composizione dei terreni e delle condizioni climatiche e ambientali. Lo stesso vale per gli uomini e le donne che coltivano la Barbera, con le loro storie, tradizioni e vocazioni individuali. Sono convinto che caratterizzare tutto questo aiuterà a sviluppare le azioni più adatte per presentare nel modo migliore le grandi qualità della Barbera, che tanto ha ancora da offrire sui mercati internazionali”.

Redazione ArtInMovimento Magazine
[Nell’immagine di copertina, da sinistra: Salvatore Giacoppo, Vincenzo Gerbi, Filippo Mobrici, Giorgio Ferrero, Simone Giacosa]

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