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Le favole dell’abbandono: La ruota sola

A Natale, tra i desideri di una ruota di bicicletta abbandonata, c’era quello d’avere una famiglia tutta per sé: una madre telaio, un padre manubrio, una nonna sella, un nonno freno, una sorella ruota, una cugina catena e un paio di amici fraterni, i pedali. Aveva perfino scritto a Babbo Natale una letterina commovente senza chiedere altro di quanto a una ruota di bicicletta, se vogliamo, dovrebbe essere dato di diritto. Anzi no, qualcosa aveva chiesto ma era una cosa piccola, semplice, soprattutto per le possenti braccia di Babbo Natale: tornare libera. Da quel giorno triste in cui aveva perduto…

La ruotaA Natale, tra i desideri di una ruota di bicicletta abbandonata, c’era quello d’avere una famiglia tutta per sé: una madre telaio, un padre manubrio, una nonna sella, un nonno freno, una sorella ruota, una cugina catena e un paio di amici fraterni, i pedali. Aveva perfino scritto a Babbo Natale una letterina commovente senza chiedere altro di quanto a una ruota di bicicletta, se vogliamo, dovrebbe essere dato di diritto. Anzi no, qualcosa aveva chiesto ma era una cosa piccola, semplice, soprattutto per le possenti braccia di Babbo Natale: tornare libera. Da quel giorno triste in cui aveva perduto tutto – nessuno ricorda quando era successo né come né perché – era infatti impossibilitata a fare qualsiasi cosa, persino a rotolare. Era stata legata ad una rastrelliera, per dirla tutta, una rastrelliera nemmeno bella e nemmeno nuova ma abbandonata al suo destino, proprio come lei.

alejandro-lopez-AoSAOV2Vtro-unsplashIl 26 dicembre la ruota di bicicletta abbandonata si accorse che Babbo Natale, ahimè, se era passato l’aveva fatto senza risponderle e senza portare un appropriato tronchese. Fu così che, nei primi giorni dell’anno nuovo, la ruota abbandonata, in cerca d’aiuto, iniziò a rivolgersi col pensiero alla Befana.

daniel-salcius-RRcYcdGY630-unsplashIl primo giorno dell’anno chiese quanto aveva già chiesto al più conosciuto Babbo del pianeta, né più né meno. Le sembrava doveroso, perlomeno. Il secondo, tuttavia, cominciò a ricredersi: ottenere una famiglia in forma di bicicletta, pur senza libertà, sarebbe già stato un ottimo risultato. Il terzo giorno tornò sui suoi passi: se proprio la Befana fosse stata costretta a scegliere avrebbe preferito la libertà ad una famiglia. Una bicicletta poteva trovarsela da sola, rotolando qui o là. Ma la libertà… come poteva? Il quarto giorno, presa dallo sconforto, cambiò ancora idea: sarebbe stata ugualmente contenta se la Befana le avesse portato almeno una ruota di compagnia legata a quella stessa rastrelliera, se non un’intera bicicletta. Come suona il detto? Mal comune mezzo gaudio? Eh sì: la mancanza di libertà era un problema di un certo peso ma la solitudine era un problema ancora più grande. Il quinto giorno, presa dallo sconforto, chiese alla Befana che le consegnasse almeno un paio di forbici, anche usate: se non fosse riuscita a spezzare la catena avrebbe tagliato uno ad uno tutti i suoi raggi.

waldemar-brandt-6pRIXT8EcSI-unsplashLa Befana, così come Babbo Natale, non si fece vedere. Probabilmente la storica coppia, dotata di altri mezzi di locomozione, non era solita fermarsi accanto alle rastrelliere. In compenso la ruota di bicicletta abbandonata fece amicizia con un cane che la elesse a personale latrina. Non era quanto si era aspettata dal suo destino e non aveva lo stesso profumo ma da quel momento avrebbe visto ogni giorno un musetto amico e c’era di che accontentarsi con tutto quello che veniva abbandonato al mondo, ruote comprese.

Gianni Micheli

[fonte immagini: immagine di copertina ispiratrice del racconto di Gianni Micheli, di seguito Photo by Alejandro Lopez on Unsplash – Photo by Daniel Salcius on Unsplash – Photo by Waldemar Brandt on Unsplash]

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