Dal cortile dell’Azienda Agricola La Masera, in Strada San Pietro a Piverone, a ben guardare nelle giornate più limpide si scorge in lontananza il lago di Viverone, e più in là il castello di Masino, residenza FAI, protetto dalle Alpi. Davvero un paesaggio affascinante. Siamo sulla Serra, collina morenica e terra da vino, con un
Dal cortile dell’Azienda Agricola La Masera, in Strada San Pietro a Piverone, a ben guardare nelle giornate più limpide si scorge in lontananza il lago di Viverone, e più in là il castello di Masino, residenza FAI, protetto dalle Alpi. Davvero un paesaggio affascinante.
Siamo sulla Serra, collina morenica e terra da vino, con un vitigno autoctono che intreccia la sua storia con quella dei luoghi e degli abitanti. È l’Erbaluce, da cui nasce l’Erbaluce di Caluso, un DOCG prodotto solo in questa parte di Piemonte, il Canavese, fin dove la provincia di Torino lambisce il biellese e la provincia di Vercelli, in un’area geografica chiaramente identificata dall’anfiteatro morenico e costellata di laghi che sono i residui del ritrarsi dell’antico ghiacciaio.
Dall’insieme delle condizioni climatiche, e di terroirs soprattutto, l’Erbaluce trae le sue specificità, che lo rendono inconfondibile e irrinunciabile per i suoi estimatori.
La grande versatilità del vitigno fa si che lo si possa utilizzare in ben tre vinificazioni: fermo, spumante e passito, la terza delle quali è stata in realtà la prima in ordine di tempo ed è ancora oggi quella a cui l’Erbaluce lega la sua notorietà. L’elevata acidità permette a questo bianco di prestarsi all’invecchiamento e all’evoluzione, anche in due modi differenti. Lo spumante, vinificato con il metodo classico, mantiene ed esalta i sentori erbacei tipici dell’Erbaluce, la struttura consente di sostenere i lieviti per raggiungere un perlage fine e omogeneo, e il risultato è un brut che non ha nulla da invidiare ad altri spumanti più noti e blasonati. Vi sono documenti risalenti al 1500 che attestano la presenza del vitigno nella zona, e fino a buona parte del secolo scorso l’uva Erbaluce è stata utilizzata in queste aree unicamente per produrre il vino dolce.
Questo passito si distingue per il grado di acidità, che ne limita la dolcezza e la gradazione alcolica, avvicinandolo più a un vino invecchiato che a un liquore. Questa specificità lo rende abbinabile, oltre che alla pasticceria secca, come le tipiche paste di meliga, anche a un fine pasto di formaggi erborinati, dei quali la produzione locale è altrettanto ricca.
Tempo fa abbiamo fatto visita alla Masera, l’azienda nata nel 2005 per volontà di un gruppo di amici, Alessandro, Gian Carlo, Davide, Sergio, Marco e Barbara ed è proprio Alessandro che, in sala degustazione, ci racconta una storia di terra, vino e vita. A cominciare dal nome stesso dell’azienda, significativo del forte legame con il territorio, poiché masere è il termine utilizzato per indicare i muri di pietra che delimitano i campi, come quello che sostiene il terrazzamento del primo terreno acquistato a Settimo Rottaro per avviare l’attività. La prima produzione è stata quella del passito (insieme al bianco fermo e a un rosso a base barbera affinati in legno). L’etichetta del passito La Masera ha il simbolo celtico del triskelt, articolato in modo da ricordare il grappolo d’uva e scelto anche perché queste aree sono state segnate dal passaggio delle popolazioni celtiche, sottolineando ancora una volta il legame stretto con la storia del territorio, storia della quale l’Erbaluce è testimone illustre e portatore come ogni grande vino.
Il nome del bianco fermo, il più classico dei vini prodotti da La Masera, è apparentemente più impegnativo, “Anima“. Racconta ancora Alessandro “abbiamo scelto questo nome perché di anima in questo progetto ne abbiamo messa e ne mettiamo tanta“. La scelta di iniziare questa attività è stata una scommessa dettata da una grande passione comune, una passione che fino ad ora sta dando ottimi risultati. I vini La Masera sono già messi a fianco di quelli di produttori dalla storia assai più antica e cominciano a comparire con regolarità, sulle guide di settore, inoltre l’Azienda è entrata a far parte dei Maestri del Gusto. Accanto al passito, allo spumante e all’Erbaluce classico, troviamo inoltre una versione affinata in botte.
Sebbene rimanga una produzione di nicchia, vista l’area abbastanza circoscritta, l’Erbaluce si sta facendo conoscere anche al di fuori dei confini regionali e nazionali, grazie soprattutto all’aspetto qualitativo su cui i produttori del Consorzio hanno deciso di puntare. Le caratteristiche intrinseche del vitigno, sviluppate nella vinificazione, non hanno bisogno di molti preamboli: sono riconoscibili e dirette, anche se non ostentate, come i canavesani d’altronde. L’Erbaluce è un vino che certamente riesce a dare il suo meglio accompagnando i cibi del territorio, formaggi come si è detto, antipasti di verdura (una ricetta la trovate qui) e pesce di lago, in una reciproca esaltazione di profumi e sapori, riuscendo a rendere anche un pasto semplice e frugale un evento degno di essere ricordato, legandosi alla memoria anche visiva dei luoghi dai quali proviene.
Chiara Trompetto
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