26 settembre 1835 al Teatro San Carlo di Napoli vs 26 settembre 2014 Teatro Donizetti di Bergamo. 179 anni separano la prima napoletana di Lucia di Lammermoor, titolo inaugurale della IX edizione del Bergamo Musica Festival, titolo con cui la manifestazione torna alle origini, a quel 2006 che ne segnò gli esordi con accoglienza trionfale da
26 settembre 1835 al Teatro San Carlo di Napoli vs 26 settembre 2014 Teatro Donizetti di Bergamo.
179 anni separano la prima napoletana di Lucia di Lammermoor, titolo inaugurale della IX edizione del Bergamo Musica Festival, titolo con cui la manifestazione torna alle origini, a quel 2006 che ne segnò gli esordi con accoglienza trionfale da parte di pubblico e critica in Città, in Italia e nel mondo.
Alle 20.30 sarà in scena un cast formato da Bianca Tognocchi nel ruolo di Lucia; da Raffaele Abete come Sir Edgardo di Ravenswood; da Christian Senn nei panni di Lord Enrico Ashton; da Gabriele Sagona nel personaggio di Raimondo Bidebent; da Riccardo Gatto che interpreta Lord Arturo Bucklaw; da Francesco Cortinovis nel ruolo di Normanno; e da Elisa Maffi come Alisa.
La regia è firmata da Francesco Bellotto mentre l’Orchestra del Bergamo Musica Festival è diretta da Roberto Tolomelli. Le scene sono di Angelo Sala, i costumi di Alfredo Corno e cura le luci Claudio Schmid.
Completa il team dell’allestimento Fabio Tartari che dirige il Coro del Bergamo Musica Festival.
«Ascolteremo una Lucia in edizione critica – racconta il Direttore artistico Francesco Bellotto e regista del presente allestimento. Tutti i numeri saranno riportati alle tonalità originali, più acute rispetto a quelle della lezione tradizionale. Diverso lo strumentario: corni naturali e tromboni a pistoni, oltre all’armonico a bicchieri, che, proprio come nel 2006 in occasione della Lucia di Lammermoor del primo Bergamo Musica Festival, sarà affidato alle cure di Gianfranco Grisi. Verrà eseguita una nuova cadenza, più breve di quella tradizionale, appositamente preparata su materiali originali e senza accompagnamento strumentale».
Le scelte organologiche, che caratterizzeranno la Lucia del Festival 2014, non potranno non avere ricadute sulla tipologia di spettacolo che Francesco Bellotto andrà a costruire. Inevitabili le ricadute anche sulla scelta di interpreti che rispondano alle esigenze musicali della partitura in edizione critica: «Conseguenza immediata dell’utilizzo in tutti i numeri delle tonalità originali – prosegue Bellotto – la scelta di un’interprete femminile giovane, Bianca Tognocchi, nello sforzo di sfruttarne la caratterizzazione vocale come elemento drammaturgico: idea di base quella di descrivere Lucia con tratti adolescenziali, come fosse una sorta di Gilda ante litteram. Anche il ruolo di Edgardo sarà ricoperto da un giovane interprete selezionato durante le audizioni. Diversamente per il ruolo di Enrico: a debuttarlo il celebre baritono Christian Senn. Anche il ruolo di Raimondo sarà affidato a un cantante, Gabriele Sagona, che ha seguito un articolato percorso all’interno del Festival bergamasco, avviando proprio al Teatro Donizetti un’importante carriera internazionale».
Venendo al côté visuale dell’allestimento, è ancora Francesco Bellotto a chiarire quali elementi si siano voluti sottolineare dal punto di vista della connotazione iconografica e come si sia scelto di tratteggiare i singoli personaggi, di cui si è teso ad esaltare il carattere di universalità. Come se i protagonisti di Lucia fossero tutti tipi psicologici riconoscibili in ogni tempo, capaci di superare le barriere del momento storico proprio della vicenda che li vede coinvolti. «Dal punto di vista della connotazione iconografica –prosegue quindi Francesco Bellotto – si sono voluti sottolineare essenzialmente due elementi. Il primo mira a evidenziare la situazione “bellica” dell’ambiente: Lucia è la sola figura femminile che si muove in una società a tratti primordiale, sicuramente tribale, composta di maschi guerrieri. Il secondo tende invece a mettere in risalto l’aspetto “climatico” di quello stesso ambiente, a cui Lucia pare estranea; un ambiente caratterizzato da ghiaccio, neve, freddo, clima quindi rigido; un ambiente dominato da un lato dall’assenza artificiosa di spazi chiusi e protetti, dall’altro dalla presenza altrettanto artificiosa di elementi architettonici feriti dal conflitto. Non dobbiamo dimenticare che i protagonisti si muovono sullo sfondo di una guerra, meglio di una faida, che dura da almeno cinquant’anni. In questo ambiente si dipana il percorso registico, che fondando narrativamente sulla circolarità della trama, parte dall’evocazione di un fantasma e si chiude in mezzo alle tombe dei Ravenswood. In questo stesso ambiente si muovono i protagonisti della vicenda, intesi come archetipi psicologici, capaci di esistere al di là di qualsiasi barriera temporale. Di qui l’ulteriore scelta – continua Francesco Bellotto – di mescolare nel disegno dei costumi che i singoli personaggi indosseranno diverse epoche storiche. Accade così che Raimondo si muove in palcoscenico indossando un saio trecentesco; Enrico indossa una veste rinascimentale con elementi militari; il coro ed Edgardo portano i segni delle lunghe battaglie e raccontano la loro tribalità con citazioni di Tartan; Lucia, vestita con abiti chiari, appartiene alle corti gotiche del Nord; Arturo, sposo “estraneo” alla composita società a cui appartengono gli altri personaggi, è uomo del Rinascimento italiano col suo corteggio di pugnali e intrighi “alla Capuleti”».
Volutamente pensato per allontanare la vicenda dal momento storico su cui si fonda, ma anche dal momento storico vissuto dall’ascoltatore, «questo rimescolamento di epoche non disdegna un affondo nella modernità, che – conclude Francesco Bellotto – connota la scena, una sorta di ambiente post bellico sfatto, rovinato, come sfatti e rovinati sono i personaggi che vi si muovono».
Non ci resta che aspettare venerdì 26 settembre per poter godere di questa Lucia di Lamermoor che si preannuncia assolutamente interessante e che replicherà domenica 28 settembre nella pomeridiana delle ore 15.30.
Annunziato Gentiluomo
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