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Pratt e Pretti semplicemente divini al Regio di Torino

Pratt e Pretti semplicemente divini al Regio di Torino

La prima di Lucia di Lammermoor al Teatro Regio di Torino, diretta da Gianandrea Noseda per la regia attenta di Damiano Michieletto, è stata vocalmente veramente pregnante. Chiudevi gli occhi e sembrava di poter ascoltare la voce di due angeli. Ci riferiamo a Jessica Pratt e Piero Pretti. Sono riusciti a rendere i loro ruoli

LuciaLammermoor_Pratt 1268La prima di Lucia di Lammermoor al Teatro Regio di Torino, diretta da Gianandrea Noseda per la regia attenta di Damiano Michieletto, è stata vocalmente veramente pregnante. Chiudevi gli occhi e sembrava di poter ascoltare la voce di due angeli. Ci riferiamo a Jessica Pratt e Piero Pretti. Sono riusciti a rendere i loro ruoli con grande maestria e cuore.
Il soprano australiano, destinato a lasciare un segno nell’attuale panorama lirico mondiale, è una Lucia straordinaria. Con una voce pulita, appassionata, leggiadra si muove con agilità nell’impervio ruolo donizettiano rendendone, con sapienza, tutte le sfumature. Un fraseggio perfetto, un controllo di voce tale da potersi muovere con classe e naturalezza nei sovracuti della partitura. Si è immersa totalmente nellLuciaLammermoor_ Pratt 1263a pazzia di Lucia e tale immedesimazione raggiunge il suo apice nel duetto con la glassa-armonica, dove il suo canto si è amalgamato perfettamente allo strumento, in una fusione che ha generato un’atmosfera surreale e atemporale. La sua Lucia, il ruolo che le è valso l’unanime consenso della critica, è una ragazza con un forte senso di indipendenza. Questa indipendenza è in contrasto con una società e un periodo in cui le donne non avevano ancora controllo sulle loro scelte. La sua incapacità di piegare la propria volontà al volere degli uomini della sua famiglia la porta alla follia, come dichiara in un’intervista a Televisionario2. Accanto a questa indipendenza, si è rintracciato anche il suo cedere totale all’amore per Edgardo, sentimento che è più forte di lei – Il dolce suono mi colpì di sua voce!… Ah! quella voce m’è qui nel cor discesa!… Edgardo! Io ti son resa: fuggita io son da’ tuoi nemici. Queste due forze hanno danzato insieme e hanno contribuito a rendere molto interessante il personaggio.

Lucia di Lammermoor 704Accanto a lei un luminoso Piero Pretti che rende ottimamente il ruolo di Edgardo. La sua voce ben proiettata, il timbro chiaro, il buon fraseggio e il notevole controllo del proprio strumento, gli hanno permesso di muoversi con grazia e precisione nella partitura donizettiana. Veramente impressionante nella scena finale e nell’interpretazione dell’aria Tombe degli avi miei dove ha potuto esprimere tutta la sua eleganza e il suo stile.
Scenicamente non sempre sono stati sempre convincenti, come abbiamo già avuto modo di dire, ma questa mancanza passa in secondo ordine, oscurata dal valido contributo che hanno dato all’arte con una performance vocale che ci ha regalato forti emozioni e che ha mosso un pubblico generoso che ha risposto ai suoi amati cantanti con numerosi e fragorosi applausi.

LuciaLammermoor_Casalin, Viviani1016Sono stati affiancati da Gabriele Viviani nei panni di Enrico Ashton e da Aleksandr Vinogradov in quelli di Raimondo Bidebent. Mentre il primo, nonostante la buona voce, non è stato capace di rendere l’anima strategica del suo personaggio, risultando a volte gretto e incarnando troppo il soldato impulsivo, il secondo ha ben curato la parte dell’educatore e confidente di Lucia. Grazie alla sua voce, una delle più importanti degli ultimi anni, piena, rotonda, potente, può raggiungere registri impensabili e quindi rendere ruoli, come quello di Raimondo, assolutamente perfettamente. Un maggiore controllo di tale strumento e una più attenta cura dell’interazione scenica lo renderebbero sicuramente un basso conteso da tutti i più importanti teatri.

Completano il cast: i tenori Francesco Marsiglia (Lord Arturo Bucklaw) e Luca Casalin (Normanno), il mezzosoprano Daniela Valdenassi (Alisa) che si sono mossi con diLuciaLammermoor_1165sinvoltura, ben rendendo il proprio ruolo. Anche il Coro del Teatro Regio si è distinto per una buona performance, seguendo e partecipando con attenzione a quanto si sviluppava in scena.

Rispetto alla direzione musicale, è fortemente emerso un cambio di “marcia” tra la prima e la seconda parte. Un incipit vigoroso quello di Noseda, partecipato, appassionato, ai limiti dell’eccessivo. Pareva un nocchiere che sfidava la tempesta, incitando i suoi a dare il massimo, conscio che alla fine avrebbero avuto la meglio, come è realmente stato. Dal secondo atto in poi, infatti, l’eleganza, la messa in evidenza dei cromatismi e il servizio ai cantanti sono stati impeccabili. Quindi un inizio in cui la compattezza di suono si esprimeva per sé e una seconda parte dove la stessa compattezza sosteneva perfettamente gli interpreti. Al di là dei colori, l’Orchestra del Regio ha dato prova di grande presenza e competenza.
Proprio un bello spettacolo.
Annunziato Gentiluomo

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