Finalmente un allestimento ben pensato per il Regio Opera Festival. Una piacevole Tosca di Giacomo Puccini che consigliamo di andare di non perdere e le cui prossime repliche saranno giovedì 7 e domenica 10 luglio, alle ore 21.00, presso il Cortile di Palazzo Arsenale, in via dell’Arsenale, 22 a Torino. Vittorio Borrelli, che si definisce, con grande modestia, un artigiano dell’opera, cura
Finalmente un allestimento ben pensato per il Regio Opera Festival. Una piacevole Tosca di Giacomo Puccini che consigliamo di andare di non perdere e le cui prossime repliche saranno giovedì 7 e domenica 10 luglio, alle ore 21.00, presso il Cortile di Palazzo Arsenale, in via dell’Arsenale, 22 a Torino.
Vittorio Borrelli, che si definisce, con grande modestia, un artigiano dell’opera, cura la regia in modo impeccabile. I suoi trent’anni di direzione di scena lo hanno forgiato nell’attenzione al dettaglio e nel rispetto del libretto, e il risultato è evidente. La gestione degli spazi è, difatti, millimetrica e maniacale, e nel Te deum i movimenti delle masse sono pressoché perfetti. La sua è una Tosca di relazione: al centro vi è il desiderio di celebrare la vita emozionale dei protagonisti, di permettere loro di esprimersi realmente per quello che sono, con le caratteristiche che si intravedono tra le righe di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa. I solisti si toccano, si guardano, si abbracciano, amoreggiano, si seducono, giocano: i diversi feelings, dietro cui c’è un lungo lavoro sui personaggi, emergono prorompenti e attivano uno spontaneo senso di immedesimazione. Le passioni violente, i potere e gli inganni, il riscatto femminile e il destino fatale, alla base dell’opera di Puccini, si amalgamo con grazia e sono presenti all’appello con la giusta misura. Molto interessante la resa del personaggio di Scarpia, mefistofelico stratega ed elegante uomo politico mentre la presenza in scena di un suo scagnozzo, dall’arrivo di Angelotti fino alla fucilazione di Mario (di cui è parte attiva) e al suicidio di Floria, offre circolarità alla messinscena e rappresenta, a nostro avviso, l’ombra del fato funesto ineluttabile o del male serpeggiante. Efficaci, snelle e pertinenti le scene di Claudia Boasso che creano il contesto ideale per la messinscena, sottolineando la forte valenza pittorica della musica pucciniana: conducono lo spettatore nella Roma papalina, riproducendo la cupola di Sant’Andrea della Valle, Palazzo Farnese, fino al tragico epilogo a Castel Sant’Angelo, dove lo stemma papale fa da sfondo – letterale e simbolico – alla morte di Tosca. Decisamente meravigliosi sono i costumi di Laura Viglione, allineati alle scelte registiche e valorizzati dalla calda direzione della luci di Christian Zucaro.
La direzione musicale di Stefano Ranzani è appassionata: da elegante nocchiere guida la ben ossortita e prrsente Orchestra, il Coro e il Coro di voci bianche del Regio di Torino, rispettivamente istruiti dal maestro Andrea Secchi e dal maestro Claudio Fenoglio, con maestria e precisione. I suoi movimenti e la sua mimica facciale sono coinvolgenti e spronano gli orchestrali ad accarezzare i propri strumenti per sostenere al meglio i solisti.
Probabilmente è frutto di una nostra interpretazione, ma le due direzioni sono perfettamente amalgamate, vanno verso la stessa direzione: ciò rende tutto fluido e rotondo, e permette ai solisti di poter esprimere agilmente le proprie grandi doti.
Un cast decisamente, forse il migliore di tutta la stagione del Teatro Regio…
Maria Agresta è stata una Floria Tosca raffinata e precisa. La sua limpida vocalità ben si adatta alla complessità della partitura del titolo. La sua tecnica sopraffina e la sua calibratissima emissione le permettono di poter rendere con grazia e naturalezza anche le punte più impervie. Valida la verve teatrale: la gelosia, la devozione, la determinazione e gli slanci emotivi del suo personaggio vengono pennellati con modulazioni notevoli. Buono il suo fraseggio e grandi emozioni ha veicolato nei filati di Vissi d’arte, vissi d’amore.
Giorgio Berrugi ha vestito i panni di Mario Cavaradossi, colorando il personaggio con moderazione ed equilibrio. Al posto della spavalderia e dell’impulsività, ci sono maturità e ardore. Il suo è un Cavaradossi misurato, più mentale che emotivo. La resa vocale è comunque notevole: il caldo suono italiano, la sua eccezionale musicalità e le sue nuances espressive caratterizzano la sua esecuzione. Il fraseggio perfetto e la tecnica su cui base l’emissione è solidissima. Solo un’imprecisione macchia la sua performance: calante La vita mi costasse… L’abbiamo apprezzato nei duetti con la sua amata e le sue due aree – Recondita armonia ed E lucevan le stelle – sono state rese con delicatezza e vigore, accarezzate come l’onda che si infrange sulla battigia.
Vitellio Scarpia è stato interpretato con maestria da Elchin Azizov. Grande carica, potente energia: riempie la scena con naturalezza. Si muove furbescamente, ingegna il misfatto con l’obiettivo di possedere Floria, elimina dai giochi il suo rivale senza il minimo rimorso. Un satiro elegante il suo Scarpia. La vocalità, al contempo pastosa e rotonda, ben si addice al suo modo di intendere il personaggio. Buono il suo fraseggio e imponente la sua tecnica.
I tre protagonisti sono stati supportati da colleghi tutti all’altezza del ruolo. Buona la performance di Donato Di Gioia che rende, con ironia e precisione, il ruolo del sagrestano. Nel complesso anche buona la performance di Enzo Peroni, nei panni di Spoletta, da cui ci saremmo aspettati però una maggiore scansione ritmica della sua partitura. Non sempre scenicamente credibile l’Angelotti di Enrico Di Geronimo (troppo elegante per essere un evaso), nonostante la piacevole vocalità e la buona emissione. Efficace e ben timbrato lo Sciarrone di Lorenzo Battagion e chiaro il carceriere di Riccardo Mattiotto (un carceriere). Il pastorello è stato ben interpretato dalla delicata voce bianca di Viola Contartese.
La prova del Coro e del Coro delle voci bianche è stata compatta e forte: un vero e proprio contributo al magnifico allestimento.
Complimenti a tutti! Uno spettacolo notevole da vedere!
Annunziato Gentiluomo
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